Acabnews Bologna

Via Libia, prima manifestazione contro il supermarket

Resistenze in Cirenaica: “Un progetto di dubbia utilità, destinato ad aumentare il consumo di suolo, il traffico nell’area e l’inquinamento”.

26 Giugno 2017 - 13:17

Partecipato presidio informativo nel pomeriggio di ieri in via Libia, davanti al cancello del terreno recentemente venduto dal Comune a una società che intende realizzarvi un supermercato. Un grosso striscione è stato affisso sul muro perimetrale: “Si scrive green, si legge cemento e supermercati”.

Un’iniziativa che ha chiuso la tre giorni del festival di quartiere “AAA – Autoproduzione, Autogestione, Autorganizzazione”, a cui ha preso parte anche Zeroincondotta con la presentazione di “Chiedi (ancora) alla polvere”.

“Molti abitanti del quartiere hanno potuto sentire il racconto di come si è arrivati all’attuale progetto e la storia di quel lotto di terreno dal 1945 a oggi”, racconta in un comunicato la rete Resistenze in Cirenaica, che ha promosso l’iniziativa. Continua Ric: “Un progetto di dubbia utilità, perché Bologna est è già satura di supermercati, outlet e centri commerciali. Un progetto destinato ad aumentare il consumo di suolo, il traffico nell’area e l’inquinamento, oltre a mettere in crisi la rete di piccoli commercianti del quartiere e a repentaglio un ponte tutelato dai beni culturali”.

“Il presidio in via Libia è stato solo la prima tappa di un nuovo lavoro di inchiesta e informazione che Resistenze In Cirenaica proseguirà nel quartiere, collegandosi al lavoro di altri gruppi e comitati che a Bologna contestano la cementificazione, il consumo di suolo e i progetti urbanistici e infrastrutturali dell’attuale giunta. Il potere locale, fresco di accoglienza al G7 sull’ambiente, si riempie la bocca della parola green, ma prepara la città a ulteriori colate di cemento: nuovi outlet e centri commerciali,  raddoppio della tangenziale, gentrificazione della Bolognina, Fico, nuovo stadio, ecc”.

Questo l’approfondimento prodotto e realizzato da Resistenze in Cirenaica per l’occasione. Il primo capitolo copre il periodo 1943-1945: “Chissà se i partigiani della 5^ Brigata Bonvicini, quando parteciparono alla liberazione di Bologna dal nazifascismo, avrebbero mai immaginato che la città a decenni di distanza, sarebbe stata invasa dai supermercati, trasformandosi in un bagordo di carrelli della spesa, cibo spazzatura e merendine di plastica. La nostra storia comincia qua, nelle vicinanze del ponte di via Libia, siamo a metà di aprile del ’45. In una struttura religiosa vengono sistemati i gappisti della provincia che arrivano da Medicina e Molinella. La Brigata Bonvicini era stata costituita nel 1943/44 con il nome di 2^ Brigata Matteotti di Pianura, pochi giorni prima della Liberazione venne intestata a Otello Bonvicini ‘Giorgio’, il comandante della ‘Matteotti Città’ fucilato dai fascisti il 18 aprile 1945. Il primo comandante era stato Giuseppe Bentivogli, al quale era subentrato nell’estate del 1944 Alfredo Calzolari ‘Falco’. Dopo la morte di Calzolari, ucciso il 16 aprile dai tedeschi, il comando era passato a Bruno Marchesi ‘Delfus’. Nella marcia di avvicinamento a Bologna ‘Delfus’, nel corso di un bombardamento aereo, venne gravemente ferito al braccio sinistro e lo perse. Al comando del reparto passò quindi Werther Verri, che guidò la Brigata nell’epica giornata del 21 aprile 1945”.

Sul periodo 1952-2003: “Dopo la Liberazione, nel 1952, La Provincia di Bologna, al suo primo mandato, vara un piano straordinario di opere pubbliche, che prevede la sistemazione delle strade montane e delle ferrovie locali. Nel quadro del potenziamento delle autolinee si costruisce a Bologna la grande autorimessa dell’Azienda Trasporti Consorziali di via Libia 69. Per diversi decenni, da quel deposito, dopo essere state riparate e messe a punto, partiranno le corriere per i paesi della pianura e della montagna bolognese. Il boom dell’auto privata prima, la privatizzazione di diverse reti poi, farà diminuire drasticamente il numero di pullman pubblici facendo venire meno la funzione del grande garage dell’Atc. Per diversi anni i capannoni di via Libia rimangono vuoti, fino a quando, nel febbraio del 2002, gli immobili vengono concessi in convenzione all’Associazione Amici di Piazza Grande, dando il via a un importante momento di rifondazione di tutte le iniziative che si erano raccolte attorno al giornale dei senza dimora, dopo la sua nascita nel 1993. Nei capannoni sotto il ponte nascono le Officine di Piazza Grande, il loro obiettivo è di promuovere iniziative concrete per contrastare l’esclusione sociale e varie forme di marginalità, per affermare i diritti dei senza tetto. Nel vecchio opificio vengono ospitati la redazione del giornale di strada Piazza Grande, il gruppo teatrale Fraternal Compagnia, un’officina di biciclette, una sartoria, un’unità mobile di sostegno, e trovano sede cooperativa sociale che effettua sgomberi e traslochi, un laboratorio di restauro di mobili e un mercato dell’usato. Viene aperto anche lo sportello di ‘Avvocato di strada’ che ha come obiettivo la tutela dei diritti dei senza fissa dimora ed è costituito prevalentemente da avvocati e laureati in giurisprudenza che forniscono gratis consulenza e assistenza legale, patrocinando senza compenso persone in difficoltà. Nei mesi successivi, insieme a queste attività, in uno dei capannoni, viene aperto uno spazio dove si tengono rassegne musicali e spettacoli teatrali. A giugno e luglio del 2003, nello spiazzo all’aperto, si svolge una rassegna di concerti jazz”.

Segue il capitolo relativo al 2004-2008: “‘Mangiafuoco è ancora vivo!’. Chissà se l’oscuro piromane che appicca l’incedio il 23 luglio 2004 si è ispirato al titolo di una rassegna musicale del novembre prima. Il rogo è doloso, i suoi effetti sono disastrosi, le fiamme trovano fertile alimento nel molto legno contenuto nell’Officina. Un intero capannone è inutilizzabile. Nel 2006 si comincia a parlare dello spostamento di Piazza Grande in una struttura da costruire in via Stalingrado.Nell’inverno del 2008 la Provincia fa uscire il primo bando per la vendita dell’area che comprende due numeri civici di via Libia: il 69 con i capannoni dell’ex autorimessa Atc e il 67 con la palazzina in cui aveva sede la polizia municipale del quartiere San Vitale. La base d’asta è di 2.550.000 euro, a cui si devono aggiungere 700 mila euro per Piazza Grande e la costruzione della nuova sede della polizia Municipale. L’asta, però, va deserta. Nel secondo bando la base d’asta viene abbassata a 2.100.000, ma anche in questo caso non si presenta nessuno.  Nel terzo bando la base scende ancora: 1.900.000 euro più il contributo per Piazza Grande di 400.000 euro. Ma l’offerta della Provincia viene bloccata dai revisori di Palazzo Malvezzi per problemi legati alla scelta di accollare all’eventuale acquirente l’onere di dare il contributo a Piazza Grande”.

Rispetto al periodo 2010-2012, l’approfondimento di Resistenze in Cirenaica riporta: “Il 23 settembre 2010 la Provincia decide di non attendere i pareri della Corte dei Conti e dell’Agenzia delle entrate e di procedere al quarto tentativo di asta pubblica: base a 2.300.000 euro. Sarà poi Palazzo Malvezzi a versarne 400 mila (non più 700 mila) a Piazza Grande. Nel nuovo bando si prevede la realizzazione di alloggi, negozi, verde pubblico, pista ciclabile e la nuova sede della Polizia municipale del Quartiere. Per l’ennesima volta il bando va deserto, è il 26 novembre del 2010, la Provincia prende in esame la trattativa diretta con possibili acquirenti o abbassando ancora la base d’asta. Il 2 aprile 2011 l’Amministrazione Provinciale decide che, prima di rimettere all’asta l’area di via Libia, farà controllarne il terreno. ‘È emersa l’opportunità di esaminare l’eventuale sussistenza di forme di inquinamento’. Sempre in quel periodo, mentre si aspetta il nuovo centro, l’officina per le biciclette di Piazza Grande continua a operare in uno dei cannoni non distrutti dall’incendio del 2004. Al suo interno lavorano 4 persone senza fissa dimora con contratti di borsa-lavoro. Ad aprile 2011 il BiciCentro di Piazza Grande inizia la raccolta primaverile di biciclette usate. L’officina artigianale ripara, assembla riporta in vita biciclette, raccoglie vecchie due ruote usate, distrutte o semi-utilizzabili da poter riparare e far tornare in pista. Il 27 giugno 2011 la Provincia annuncia che un nuovo tentativo di asta verrà messo in piedi per l’autunno. Nel frattempo l’amministrazione ‘ritiene opportuno approfondire le analisi chimiche volte ad accertare la presenza di inquinanti nel sottosuolo, allo scopo di definire gli oneri necessari per eventuali opere di bonifica’. La sera del 13 aprile 2012, ragazzi che si definiscono ‘solidali con i No Tav’ occupano l’ex palazzina dei vigili di via Libia 67. Nel comunicato dicono di voler ‘condividere con tutto il quartiere questo spazio, per farne un luogo aperto e non un fortino (come dicono i giornali), per creare un luogo di socialità autentica e non quella che ci impone chi non sa far altro che costruire centri commerciali, per condividere ciò che ciascuno di noi conosce e sa fare, per sviluppare legami diversi da quelli che ci impongono il lavoro, la velocità del denaro, la paura di non saper cos’altro cercare’. Cinque giorni dopo (il 18 aprile) polizia, carabinieri e vigili del fuoco impiegano quattro ore per sgomberare lo stabile”.

Per finire, il paragrafo sul 2013-2017: “L’11 febbraio 2013, la Provincia riprende la parola per annunciare che ‘viste le difficoltà ad alienare l’area di via Libia, si sta valutando l’ipotesi di modificare il progetto originario così da alleggerire gli oneri di urbanizzazione’. Potrebbe saltare la realizzazione di una nuova sede per i vigili di quartiere e potrebbero subire una riduzione di metrature sia il parco pubblico sia la pista ciclabile. Il parco verrebbe rimodulato a ‘fascia verde di rispetto’ a ridosso della ferrovia. E la pista ciclabile verrebbe tagliata verso san Donato. Il 30 agosto 2013, la Provincia concede in affidamento fino al 31 agosto 2014 una parte dell’ex palazzina dei vigili all’Associazione Europea Operatori della Polizia. In cambio l’associazione ‘tutelerà il territorio e favorirà la coesione sociale’. I due obiettivi del patto sono: da un lato ‘non lasciare in stato di abbandono, con il pericolo di nuove illecite occupazioni, un bene pubblico’ e dall’altro ‘consentire a cittadini attivi che collaborano e lavorano da anni sul territorio di porsi al servizio della comunità attraverso l’esecuzione di attività per la tutela del territorio e per favorire la coesione sociale fra i residenti del rione’. Il 31 agosto 2013 un altro annuncio choc: l’inquinamento da idrocarburi scoperto nel sottosuolo dell’area, se non ha intaccato le falde acquifere, necessiterà di un intervento di bonifica del costo di 300 mila euro che verranno decurtati dalla base d’asta. Nel frattempo, la Provincia sta lavorando a un accordo col Comune di Bologna per rendere più appetibile il comparto. L’idea è di passare da un Piano Urbanistico Attuativo a un intervento edilizio diretto per superare i vincoli della zonizzazione acustica. Sulla base di queste modifica si pensa che la base d’asta possa essere fissata sotto il milione e mezzo di euro. Il 1° settembre 2013 provincia e associazione Fucine Vulcaniche sottoscrivono un contratto di uso temporaneo della durata di un anno (rinnovabile alla scadenza) dell’altra parte della palazzina, con l’obiettivo, fissato nella convenzione, di ‘ridare vivibilità a questa parte di territorio… per offrire opportunità di formazione e lavoro ai giovani del quartiere’. Lo spazio rimesso a posto viene inaugurato il 14 febbraio 2014. Nelle attività delle ‘Fucine vulcaniche’ ci sono laboratori, mercatini e una programmazione di eventi nella stagione estiva. Il 21 gennaio 2015 il Circo Paniko, ospite delle Fucine Vulcaniche, piazza il suo tendone nell’area sotto il ponte di Via Libia. Doveva andare al parco della Montagnola, ma la Sovrintendenza aveva valutato le roulotte degli artisti uno spettacolo degradante. Il 30 ottobre 2015, completate le verifiche di legge previste, la Città metropolitana di Bologna, subentrata alla Provincia, ha definitivamente aggiudicato alla ditta Tassone costruzioni di Lumezzane (Brescia) la vendita dell’area di via Libia 67/69/71, che si estende per 8.601 metri quadrati, per un importo di un milione e 405 mila euro più Iva. Questo il prezzo che è emerso dall’asta pubblica del precedente mese luglio, quando la ditta lombarda si era provvisoriamente aggiudicata il comparto come unico partecipante alla gara. Il 5 dicembre 2015, la presidente del quartiere San Vitale Milena Naldi annuncia, senza troppi complimenti, che Gigi Bonometti, uno dei volti più noti di Piazza Grande, fin dalle sue origini, se ne deve andare con la sua roulotte al più presto dall’area di via Libia, perché il cantiere della ditta Tassone Costruzioni che ha acquistato il terreno deve partire. Gigi è un ex clochard di origini bergamasche che diventò famoso per il ballo con Alba Parietti in piazza la notte di capodanno del ’94. Quell’episodio diede voce ai molti che avevano l’aria in bocca. Ne parlarono come una delle tante ‘occasioni uniche’ che Bologna dava anche agli ultimi dei suoi cittadini. Il barbone ’emancipato’ che stringeva la soubrette del momento dimostrava come l’emancipazione sociale, sotto le due torri, era qualcosa da toccare con mano. Finita la falsa sbornia solidaristica, il welfare municipale relegato agli ultimi posti delle gerarchie amministrative, ognuno tornava nei suo stracci. E un senza dimora che dormiva in container non poteva certo fermare il cammino del progresso. Il 5 marzo 2016, arriva lo sfratto e Gigi è di nuovo buttato in mezzo a una strada. Lo prevedeva l’accordo tra Città metropolitana e Tassone Costruzioni, infatti, prima di firmare il rogito il compratore bresciano aveva chiesto che l’area fosse effettivamente libera: la presenza di uno dei simboli di Piazza Grande era troppo ingombrante e per nulla rassicurante. Ma il cerchio non era ancora chiuso, al momento della firma dell’accordo l’azienda annunciò anche la sua intenzione di cambiare la destinazione d’uso prevista. Al posto di un insediamento misto che prevedeva la creazione di alloggi, di cui 15% delle unità destinato a edilizia residenziale sociale e di spazi per piccole attività economiche e amministrative, l’azienda voleva insediare nel comparto un nuovo supermercato. L’11 aprile 2016 un altro incendio scoppia in uno degli stabili dell’area. È lo stesso dove si era sviluppato il progetto ‘Fucine 69’ dell’associazione Fucine Vulcaniche. Siamo così arrivati ai giorni nostri. La Tassone ha chiesto ufficialmente al Comune di Bologna una valutazione per una destinazione commerciale dell’area. avendo già un operatore pronto a iniziare i lavori. E il Comune, per bocca dell’assessore all’urbanistica Orioli, ha risposto: «Dal punto di vista tecnico sono già state eseguite tutte le verifiche sulle matrici ambientali che un uso commerciale richiede. L’approvazione di questa valutazione è attualmente in fase di rilascio da parte del settore Piani e Progetti Urbanistici. L’insediamento di una struttura commerciale, continua costituisce un buon presidio per tutta la zona in cui è inserito, ed è utile per l’attività di sorveglianza che generalmente questo tipo di esercizi svolgono anche fuori dall’orario di apertura, per esempio attraverso il sistema di videosorveglianza». Viva il cemento, viva la paura”.