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Verso l’1 marzo: “A Bologna le lotte più avanzate dei migranti” [comunicati in aggiornamento]

In piazza sabato nella città del caso Granarolo: contro lo sfruttamento, la Bossi-Fini, i Cie, la ghettizzazione per le scuole. Il nuovo governo? “Non poteva andare peggio”.

24 Febbraio 2014 - 19:17

La città “negli ultimi mesi è stata teatro delle lotte più avanzate dei migranti, a partire da quella dei lavoratori della Granarolo fino agli scioperi della logistica contro il sistema di sfruttamento delle cooperative”. Così il primo marzo, da quattro anni data di mobilitazione contro il razzismo istituzionale e non, sotto le due Torri assume un rilievo del tutto particolare.

Stamattina le diverse realtà promotrici sono intervenute in conferenza stampa e sono stati molteplici i punti portati in primo piano.  C’è l’opposizione alla legge Bossi-Fini, che legando permesso di soggiorno e contratto di lavoro condanna all’irregolarità anche chi si trova disoccupato per effetto della crisi: “E lo Stato cosa fa? Lo mette nei Cie, come se fosse la soluzione”. E c’è appunto il rifiuto dei Centri di identificazione ed espulsione: a maggior ragione dopo Lampedusa e Ponte Galeria, è necessario che quelli chiusi “provvisoriamente”, come quello bolognese di via Mattei, non riaprano più e che quelli ancora aperti cessino le attività. Occorre poi “modificare gli accordi di Schengen, per promuovere la libera circolazione anche di migranti e rifugiati politici, soprattutto dopo il recente affermarsi di movimenti nazionalisti. Vogliamo parlare del referendum svizzero anti-immigrati?”.

“Parleremo anche delle condizioni dei bambini a scuola, discriminati e ghettizzati – aggiungono i promotori della manifestazione- e lo faremo a partire da quanto accaduto alle scuole Besta, perché non esiste alcuna giustificazione didattica nella formazione di classi di stranieri di età e culture diverse messi insieme con la scusa della lingua. Per questo, l’1 marzo con noi ci saranno anche gli insegnanti”.

Netta la bocciatura del nuovo Governo: “Tutte le questioni riguardanti i migranti saranno demandate agli Interni e al Lavoro: Angelino Alfano, confermato al Viminale”, cioè colui che, “a suo tempo disse che il rapporto lavoro-permesso di soggiorno non avrebbe potuto, per nessun motivo, essere messo in discussione. Al Lavoro c’è Giuliano Poletti, gia’ presidente di Legacoop nazionale, madre di quelle cooperative in prima linea nella sperimentazione delle già citate nuove forme di sfruttamento”. Forse “non poteva andare peggio: ma non abbasseremo la testa”.

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> Vai al comunicato condiviso con le adesioni in aggiornamento

> I successivi comunicati di adesione:

Primo marzo, da Bologna all’Europa per una cittadinanza senza confini
Our Europe is without borders!

Con tante e tanti saremo in piazza il primo marzo, per affermare la necessaria abrogazione della legge Bossi Fini e per proseguire un percorso di lotte diffuse che ha nello spazio Europeo la ricaduta necessaria per cancellare le politiche di controllo della mobilità delle persone.
L’Unione Europea si definisce attraverso frontiere militarizzate che estendono i propri divieti e poteri all’esterno del suo territorio, ristabilendo la sovranità degli stati limitrofi e bloccando la circolazione delle persone ben prima delle proprie porte; al contempo queste stesse frontiere proiettano la propria funzione selettiva all’interno dello spazio che tentano di delimitare, moltiplicando confini e barriere alla piena cittadinanza e alla libertà.
Una riflessione su tutte ci ha infatti condotto nella scrittura collettiva della Carta di Lampedusa: dai luoghi di confine al cuore dell’Europa, vige un sistema di differenziazione ed esclusione che rende i diritti, ma anche le vite stesse, precari ed incerti. Se i migranti sono respinti nel mare Mediterraneo, a Ceuta-Melilla, nelle isole greche e in mille altre zone di frontiera, è altrettanto vero che nelle scuole pubbliche, nelle anagrafi, nelle questure, nelle ASL e negli ospedali si manifestano quotidianamente altre forme di respingimento, in cui tutti diventano vittime, non solo i migranti a cui sono rifiutati documenti e tessere, ma una gerarchia di uomini e donne che vedono trasformare la salute, l’istruzione, l’assistenza e la provvidenza sociale in un privilegio irraggiungibile.

Questo territorio ha sempre manifestato la propria indisponibilità a divenire laboratorio di esclusione e disuguaglianza. La protesta contro la vergognosa proposta del Comune di segnalare i genitori senza documenti dei minori al nido, le più recenti battaglie dei facchini, la continua opposizione al lager etnico di via Mattei dove il 18 dicembre scorso ad associazioni e movimenti con cariche violente è stato impedito di manifestare, la lotta dei rifugiati dell’Emergenza Nord Africa contro l’accoglienza respingente praticata dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa, le occupazioni di ex caserme e condomini contro la speculazione e la rendita indicano un’altra idea di città, che rifiuta la chiusura identitaria, la politica della paura, la criminalizzazione di pratiche di lotta definite “illegali”.

Allo stesso modo sono tante le battaglie dei movimenti che in altri paesi reclamano un’altra Europa, dalla rete Blockupy contro le politiche della Troika per una cittadinanza includente (una settimana di mobilitazioni europee a maggio), a quelle dei rifugiati di Amburgo e Berlino che pretendono residenza e libertà di movimento, al progetto di Carovana verso Bruxelles a fine giugno. E molte altre che speriamo di conoscere.

E’ in questo solco che si inserisce il Primo Marzo bolognese. La chiusura definitiva del CIE di via Mattei, la dignità dei lavoratori della logistica, l’abolizione di leggi come la Bossi-Fini, un sistema di accoglienza degna che parta dalle persone, un reddito di cittadinanza per tutt*, l’accesso alla casa, all’istruzione, alla salute sono quello che vogliamo per un’Europa diversa.
Our Europe is without borders!

Manifestazione sabato 1 marzo 2014, ore 15
Piazza dell’Unità, Bologna

Centro sociale TPO
Labas Occupato

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Il primo marzo torneremo in piazza. Noi, GENERAZIONE IN MOVIMENTO, nati o cresciuti in Italia, figli di migranti e di italiani, cittadini di questo paese e non, saremo in piazza per ribadire ancora una volta la nostra presenza al fianco di quei migranti e italiani che lottano quotidianamente contro il razzismo e lo sfruttamento. Lo faremo con le nostre parole e con la nostra musica. E useremo l’hip-hop per animare nuovamente la giornata dei migranti.

Una giornata in cui torneremo a dire BASTA RAZZISMO ISTITUZIONALE e BASTA BOSSI-FINI, perché sappiamo che a causa di queste leggi chi perde il lavoro perde il permesso di soggiorno e la possibilità di restare in Italia, e che questa condizione coinvolge sempre più persone. Sappiamo, allora, che in realtà queste leggi vogliono obbligare tutti ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori solo per ottenere un permesso e restare qui. Il chiaro intento di queste leggi, allora, è quello di dividerci, ma noi, nella vita di ogni giorno, siamo uniti, perché ci unisce la voglia di stare insieme e lottare per un futuro migliore: ci sentiamo uguali e vogliamo vivere così.

Una giornata in cui torneremo ad urlare CITTADINANZA ORA e MEGLIO IUS SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI, perché, pur consapevoli che la cittadinanza non risolverà tutti i nostri problemi da un momento all’altro, e che anche chi è cittadino vive una realtà fatta di precarietà e sfruttamento, sappiamo che ottenerla è un passaggio necessario per migliorare la nostra condizione. Non è possibile, infatti, che a 18 anni un ragazzo che non trova un lavoro, che sia nato o cresciuto in Italia, corra il pericolo di venire rinchiuso in un Cie e di essere rimandato nel Paese d’origine solo perché non riesce ad ottenere un permesso di soggiorno.

Un momento in cui chiedere una ISTRUZIONE uguale per tutte e tutti, senza classi ponte, ghettizzazione, o discriminazione di razza o di classe. Vogliamo, invece, una formazione che non ci prepari ad un futuro fatto di sfruttamento e precarietà.

Il primo marzo saremo in piazza, non per odio ma per amore della nostra città, per chiedere e cominciare a costruire una città e una società diversa e migliore, per tutti.

Laboratorio On The Move

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Precari, migranti, operaie: il Primo Marzo una lotta di tutti

Il primo marzo precarie e operai scenderanno in piazza insieme ai migranti per dire basta allo sfruttamento e alla legge Bossi-Fini, al ricatto del permesso di soggiorno e della precarietà per lottare insieme contro un sistema che vorrebbe toglierci ogni spazio di organizzazione.

Sappiamo che la crisi economica ha intensificato la precarietà e il razzismo istituzionale, ci ha reso ricattabili e ci ha divisi. Ma in questi anni abbiamo anche capito che se vogliamo dare forza alle nostre lotte, se vogliamo che non siano solamente vittorie isolate, dobbiamo lottare insieme a partire dalle diverse condizioni in cui ci troviamo ogni giorno come lavoratori e lavoratrici migranti e non. La frammentazione che la precarietà ha imposto al lavoro ci ha messo di fronte a una sfida e a un’opportunità, quella di rispondere all’attacco dei padroni e dell’austerity, di uscire dal silenzio dello sfruttamento e organizzarci. Per fare questo non basta uno slogan.

Già il 16 dicembre davanti all’Inps, insieme al Coordinamento Migranti, abbiamo denunciato un sistema, quello del furto dei contributi, che ruba a precari e migranti ogni possibilità di futuro mentre rende il presente sempre più incerto. Ma soprattutto abbiamo affermato che non siamo più disposti a contribuire al nostro sfruttamento, che non staremo a guardare chi usa la crisi per guadagnare sulla pelle dei precari. Per fare questo non basta uno slogan, bisogna lottare. Per fare questo scendiamo in piazza il Primo Marzo con i migranti, per mostrare di nuovo la nostra forza, perché questa è una lotta di tutti.

Lavoro Insubordinato

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Primo marzo di lotta, contro lo schiavismo e la criminalizzazione dei migranti

Gli effetti della crisi si sentono sempre di più e tra i più colpiti ci sono i migranti, che sotto il ricatto quotidiano del razzismo istituzionale rischiano di perdere il permesso di soggiorno a causa della Legge Bossi-Fini. Una legge che con la pretesa di legare il permesso di soggiorno ad un regolare contratto di lavoro si rivela cinica e ipocrita: producendo clandestinità, favorendo il lavoro nero e la continua ricattabilità dei migranti.

Quest’anno la giornata del primo Marzo si accompagna anche alla lotta dei facchini che in questi mesi hanno bloccato i magazzini della Granarolo, denunciando non solo un accordo sindacale mai rispettato ma anche e soprattutto la condizione di sfruttamento che si vive in quel luogo come negli altri magazzini della logistica.

Questa lotta non parla solo ai migranti, ma a tutti noi migranti e italiani: la condizione di sfruttamento e di ricatto si è estesa a tutti, con la cancellazione dei diritti alla tutela del lavoro e del reddito, tra cassaintegrazioni, contratti di “solidarietà”, fino ai licenziamenti di massa.

La stessa costituzione reale dell’Unione Europea sta poggiando sul ricatto di milioni di persone, richiedendo crescenti “sacrifici” solo per salvaguardare i profitti e le rendite di un capitalismo rapace. E’ questa l’Unione Europea, fortezza e prigione, dei trattati Schengen e del programma di Stoccolma, dalla sorveglianza armata Frontex al nuovo Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR).

Il primo Marzo non deve essere la solita manifestazione solidale ma deve rappresentare un passo avanti contro lo sfruttamento, la precarietà della vita e del lavoro, contro il continuo smantellamento dei diritti che ci viene imposto da questa Unione Europea e dai suoi trattati capestro.

Ribellarsi non solo è giusto ma è anche possibile e necessario.

Ross@ Bologna

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Dopo il caso del ragazzo bengalese respinto al momento di iscriversi a scuola, nasce a Bologna l’Osservatorio contro i respingimenti scolastici, di cui riportiamo il volantino di presentazione. L’osservatorio mette a disposizione un numero di telefono al quale inviare segnalazioni e notizie utili per monitorare la situazione relativa ai respingimenti scolastici.

L’osservatorio scenderà in piazza il prossimo Primo Marzo alla manifestazione dei e delle migranti per dare visibilità alla questione dei respingimenti. Questa é infatti un’altra espressione del razzismo istituzionale di cui sono vittime i migranti in questo Paese e contro cui prenderanno parola il Primo Marzo.

VI OSSERVIAMO! NO AI RESPINGIMENTI SCOLASTICI

A dicembre il caso di un ragazzo bengalese che è stato rifiutato dalla scuola alla quale aveva chiesto di iscriversi ha attirato l’attenzione dei media. In seguito alla denuncia della Scuola di Italiano con Migranti di XM24 è stato subito trovato un posto per lo studente, che per ben otto mesi ha subito una grave lesione del suo diritto all’istruzione, pur sancito dalla Costituzione. Il 3 febbraio, giorno dell’apertura delle prescrizioni, abbiamo convocato una conferenza stampa affermando che quello denunciato non è un caso isolato, ma una situazione sempre più diffusa ed allarmante: siamo davanti ad un altro esempio di razzismo istituzionale che colpisce i migranti in questo Paese.

Abbiamo deciso perciò di aprire un Osservatorio contro i respingimenti scolastici, per raccogliere tutti i casi di respingimenti scolastici e denunciarli pubblicamente. La lesione del diritto all’istruzione, che ormai troppo spesso coinvolge i figli dei migranti, è una pratica chiaramente discriminatoria: i responsabili sono perseguibili legalmente e chi subisce un danno può esigere un risarcimento.

La scuola destinataria dell’iscrizione è infatti tenuta a procedere all’accettazione della stessa ovvero smistare la domanda ad altro istituto laddove non abbia modo di accogliere la domanda, ma sempre nel rispetto delle preferenze indicate dalla famiglia al momento di iscrizione del proprio figlio. In ogni caso le scuole e l’ufficio scolastico devono formalmente farsi carico di tutti gli alunni in egual modo e provvedere efficacemente al loro inserimento scolastico.

Nel caso capiti anche a tuo figlio di essere respinto dalla scuola, fai una segnalazione e rivolgiti agli avvocati dell’osservatorio contro i respingimenti scolastici di Bologna.

Come studenti, genitori, insegnanti e personale amministrativo delle scuole vigileremo sui casi di respingimento scolastico, e sulle prassi che vedono la creazione di classi ghetto.

Per noi si tratta di evidente razzismo istituzionale che, sommato alle carenze strutturali di risorse destinate alla scuola pubblica, impone di attivarsi e denunciare i responsabili!

Osservatorio contro i respingimenti scolastici

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Sabato 1 marzo ore 15.00 Bologna, piazza dell’Unità

Per:

– il riconoscimento della cittadinanza a tutti gli alunni nati in italia
– il potenziamento delle risorse per l’integrazione degli studenti stranieri
– la certezza del diritto di inserimento ed integrazione nelle scuole per coloro che ottengono il ricongiungimento con le famiglie in corso d’anno
– l’assegnazione di insegnanti specializzati per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda contro la dequalificazione prodotta dall’utilizzo di volontari nelle scuole la sperimentazione di classi di soli alunni stranieri

Sfiliamo nella manifestazione dei migranti contro la precarietà e il razzismo istituzionale, per la difesa della scuola pubblica come luogo di pluralità, mescolanza, integrazione

Cobas scuola Bologna

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Parteciperemo allo sciopero della logistica per sostenere la piattaforma sindacale messa in campo con lo sciopero del 15 marzo 2013 qui riassunta in sintesi:

– Aumenti salariali uguali per tutti i livelli di 150€ mensili

– Pagamento al 100% di tutti gli istituti contrattuali sulla base delle 168 ore mensili previste dal CCNL di categoria

– Introduzione di garanzie, vincolanti per le committenti, in merito alla conservazione del posto di lavoro e dei livelli salariali maturati, in caso di cambio appalto

– Riconoscimento del diritto alla piena retribuzione in caso di malattia e/o infortunio

– Introduzione di un buono mensa giornaliero di 5,29 € giornalieri

– Riconoscimento dei diritti sindacali dei lavoratori di scegliere liberamente la propria rappresentanza

– Recupero delle differenze retributive pregresse maturate a seguito della violazione del CCNL di categoria.

Per il reintegro dei lavoratori licenziati dalla Granarolo che ancora una volta lunedì 24 febbraio hanno avuto una risposta deludente dal Prefetto di Bologna e dalla Legacoop : il piano delle assunzioni protratto fino al mese di dicembre 2014 e che per il momento coinvolge sulla carta SOLO 29 dei 51 lavoratori licenziati.

La sera stessa i rappresentanti della Lista cub cobas Comune di Bologna hanno consegnato ai facchini licenziati dalla Granarolo 930 euro in buoni mensa raccolti fra le lavoratrici e lavoratori del Comune di Bologna, a significare che la solidarietà è un’arma potente di unione del mondo del lavoro.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta alla Artoni di Padova che per difendere il posto di lavoro il 25 febbraio sono stati caricati dalla polizia, da dicembre 2013 chiedono il reintegro dei licenziati e migliori condizioni di lavoro.

INVITIAMO TUTTE E TUTTI A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE

SABATO PRIMO MARZO 2014 – ORE 15.00, Piazza dell’Unità – Bologna

in occasione della giornata di lotta internazionale degli immigrati, contro la legge BOSSI-FINI, per il superamento del ricatto del permesso di soggiorno, a sostegno della chiusura dei CIE, per chiedere la cittadinanza per i figli di migranti nati e cresciuti in Italia, contro le classi ghetto per stranieri.

Cobas Bologna

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All Coop are bastards

Venerdì 28 febbraio e sabato 1 marzo, due nuovi appuntamenti di lotta insieme ai lavoratori della logistica. Due appuntamenti di lotta vera, fuori dagli schemi dello sciopero simbolico che i sindacati confederali propongono ai lavoratori, fuori dalla ritualità di appuntamenti di movimento fine a se stessi.

Per noi lottare al fianco dei lavoratori della logistica ha sempre e solo voluto dire interrompere i processi di valorizzazione del capitale: bloccare la circolazione delle merci, denunciare lo sfruttamento e chi lo perpetua. Granarolo e Legacoop, in primis, insieme alla Cgil e ai poteri costituiti della città, già apertamente schierati contro le lotte, a sostegno di chi sfrutta il lavoro.

Oggi questa lotta assume però una valenza nuova. Lo avevamo largamente intuito, per questo come studenti e precari siamo da mesi in lotta insieme ai lavoratori della logistica. Qui si gioca una battaglia più complessiva da cui dipende la riorganizzazione del lavoro al settimo anno della crisi. E la nomina di Giuliano Poletti al ministero del lavoro nel governo Renzi lo conferma. Poletti è una vecchia conoscenza. N. 1 di Legacoop, è nella vertenza Granarolo la controparte diretta, quella che nel mese di luglio 2013 si è seduta a un tavolo di trattativa in prefettura, firmando per il reintegro dei lavoratori licenziati per aver scioperato a sostegno dei propri diritti, e che poi ha disatteso gli accordi. Lo stesso Poletti aveva poi, nelle scorse settimane, preso parola contro i lavoratori a sostegno delle aziende. Una premessa tutt’altro che rassicurante per le innumerevoli vertenze di lavoro aperte nel paese.

Poletti al lavoro dà un’unica garanzia: il sistema di organizzazione e sfruttamento del lavoro attraverso le cooperative, che abbiamo largamente visto all’opera nei magazzini di distribuzione della logistica, si fa modello per l’intero paese. Ovvero “garanzie crescenti” per le aziende (allentamento dei vincoli di spesa e riduzione del costo del lavoro), flessibilità regolata, sacrifici condivisi (come il 35% di taglio in busta paga per motivi di crisi da cui è partita la lotta a Granarolo), connivenza con sindacati asserviti (che nel modello cooperativo costituiscono un ganglio del blocco di potere dominante). Chi non si adegua, resta fuori. E ne abbiamo avuto prova diretta lo scorso lunedì. Convocati in prefettura per riprendere le fila di una vertenza aperta da ormai dieci mesi, i lavoratori di Granarolo e Cogefrin (l’altro marchio interessato dalla vertenza) si sono visti proporre solo vaghe promesse e la richiesta, inaccettabile, di sospendere la lotta. Un muro di gomma insomma che, siamo tutte e tutti d’accordo, occorre bucare a suon di blocchi e picchetti.

La lotta, che non si è mai fermata, riparte dunque in grande stile: sciopero nazionale del settore il 28 febbraio e poi partecipazione al 1° marzo dei migranti, consapevoli come siamo che l’unica lotta possibile contro lo sfruttamento e il razzismo dilagante, è quella che mette al centro la condizioni di lavoro e rovescia i dispositivi della paura e del ricatto, della stigmatizzazione e gerarchizzazione di presunte differenze razziali, come la lotta nei magazzini della logistica ha ampiamente mostrato.

Ma c’è anche un’altra consapevolezza che ci porta in piazza. Se Poletti al ministero del lavoro vuol dire ulteriore deregolamentazione del lavoro, flessibilità spinta e riduzione di tutele e garanzie, l’unica risposta possibile è prendere in mano la nostra vita e generalizzare la lotta. Fino alla vittoria! All Coop are bastards.

– Venerdì 28 febbraio blocchiamo i magazzini della logistica, interrompiamo la circolazione delle merci

– Sabato 1° marzo appuntamento h.15 in P.za dell’unità contro razzismo e sfruttamento

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

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La Federazione bolognese del Partito della Rifondazione Comunista e i/le Giovani Comuniste/i aderiscono, sostengono e partecipano al PRIMO MARZO 2014, la manifestazione nazionale che anche anche quest’anno vedrà migranti e nativi scendere in piazza per rivendicare insieme diritti e dignità.

A Bologna, la manifestazione avrà luogo SABATO 1° MARZO alle 15.00 in piazza dell’Unità, per chiedere la rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, la chiusura definitiva di tutti i centri di identificazione ed espulsione (CIE),la cittadinanza per tutti i figli e le figlie dei migranti nati e cresciuti in Italia, una legge sul diritto d’asilo che tuteli realmente richiedenti e rifugiati e un accesso universale alle cure sanitarie e all’istruzione. Il che significa, anche, abrogare la legge Bossi-Fini, un vero abominio giuridico oltre che essere portatrice di ingiustizie sociali.

Noi saremo là, fianco a fianco delle nostre sorelle e fratelli migranti, perché sappiamo bene che se qualcuno non ha diritti, presto o tardi nessuno avrà più diritti. Così come sappiamo che la crisi colpisce duro ed il gioco dei potenti è quello di separare le persone e gli individui, innescando pericolose e distruttive “guerre fra poveri”.

Per questo, le parole d’ordine e le rivendicazioni che in questo 1° marzo li leveranno dalle piazze d’Italia, Bologna compresa, devono essere anche le nostre.

Ecco perché non bisogna lasciare da sole/i le/i migranti che con coraggio e determinazione riempiranno le piazze e gli spazi pubblici per fare sentire la loro voce. Invitiamo tutte e tutti a partecipare.

Prc Bologna
Gc Bologna