Attualità

Vancouver: «Perchè attacchiamo le olimpiadi»

La settimana scorsa contestazione anti-olimpiadi nella città canadese, colpite pubblicità e vetrine degli sponsor olimpici. Due attivisti spiegano le loro motivazioni in un comunicato stampa, la cui traduzione pubblichiamo in esclusiva

20 Febbraio 2010 - 18:06

> Questa la cronaca di Infoaut:

Scontri nel centro di Vancouver, la città canadese che ospita i Giochi olimpici invernali. Diverse centinaia di persone hanno marciato contro il carrozzone olimpico proprio nel giorno della sua inaugurazione…

I manifestanti hanno quindi attraversato le strade del centro cittadino in opposizione ai Giochi olimpici canadesi, con un corteo molto eterogeneo che ricomprendeva il blocco nero come i pink. Sono stati colpite le pubblicità e le vetrine dei negozi ufficiali dei Giochi, azioni che hanno scaturito il duro intervento della polizia in tenuta antisommossa che ha caricato ed arrestato 7 persone.

Diverse automobili sono state ribaltate, tanti distributori di quotidiani sono stati lanciati in strada. La Hudson bay company, la compagnia di negozi ufficiali che sponsorizza i Giochi olimpici, è stato l’obiettivo principale dei manifestanti, che così hanno voluto palesare il dissenso nei confronti di un evento mondiale emblema della riproduzione degli interessi dominanti e della miseria – di ogni natura; nell’esprosprio di diritti e di dignità, nella spirale della guerra e del disastro climatico, etc – che attornia “il fuori”…


> Due organizzatori della manifestazione hanno difeso le loro azioni e hanno spiegato le loro motivazioni in un comunicato stampa volto a denunciare i Giochi Olimpici Invernali 2010, pubblicato lunedì 15 dal web magazine Vancouver Observer. Due nostri collaboratori hanno tradotto il testo, che ci pare interessante, al di là di ogni giudizio di merito, poiché fornisce un punto di vista “interno” a dinamiche di piazza spesso travisate dai media mainstream.


Il 12 e 13 Febbraio 2010 migliaia di individui coraggiosi si sono riuniti per resistere allo stato di polizia durante le Olimpiadi 2010 e per attaccare le multinazionali che saccheggiano la terra e accrescono la povertà. Scriviamo questo comunicato in quanto partecipanti e organizzatori della presenza del black bloc a queste manifestazioni, note come “Take Back Our City” (riprendere la nostra città) e “2010 Heart Attack”.

Il 12 febbraio, il Dipartimento di Polizia di Vancouver ci ha “pacificato” con le forze di polizia a cavallo. Il giorno successivo, nel corso del 2010 Heart Attack, hanno schierato la polizia in tenuta antisommossa, armati di M4, fucili e carabine d’assalto. Sostengono che questo è necessario al fine di arrestare (fermare) la marcia di “mettere in pericolo la sicurezza pubblica” – ma le uniche minacce alla sicurezza pubblica erano nelle loro mani. I partecipanti alla manifestazione erano impegnati solamente in attacchi strategici contro le società promotrici e gli sponsor delle Olimpiadi e non a ferire o attaccare i presenti.

I media sono ora impegnati a denunciare la violenza politica della proprietà di distruzione, come ad esempio una finestra rotta della Hudson’s Bay Company, come se fosse stato l’unico atto di violenza avvenuto in questa città. Dimenticano che la violenza economica va avanti ogni giorno a Vancouver. Le persone soffrono e muoiono per cause prevenibili, perchè il Welfare non fornisce abbastanza per permettersi un affitto, cibo o medicine, e perché le autorità ignorano abitualmente le emergenze mediche degli individui poveri e senza fissa dimora. Questa violenza economica è andata peggiorando da quando abbiamo perso alloggi e servizi sociali a causa dei Giochi Olimpici 2010.

In risposta a questa aggressione, in migliaia sono scesi in piazza, centinaia partecipando a ciò che è noto come un “black bloc”.

Il black bloc non è un’organizzazione formale, non ha una leadership, un’appartenenza o una sede. Al contrario, il black bloc è una tattica: si tratta di qualcosa che le persone fanno per realizzare uno scopo specifico. Indossando abiti neri e coprendo i volti, il blocco nero consente una maggiore protezione a coloro che scelgono l’autodifesa attiva. La maggior parte delle persone coinvolte nel black bloc non hanno partecipato alla distruzione di proprietà. Tuttavia, con i volti coperti esprimono (la loro) solidarietà a coloro che scelgono di adottare un’azione diretta autonoma contro le multinazionali, le autorità e i politici che muovono guerra alle nostre comunità.

La partecipazione al black bloc è un atto di coraggio. Siamo scesi in piazza contro la forza di polizia canadese più ingente di sempre in “tempo di pace” soltanto con le magliette sulle spalle e i volti nascosti. Protetti solo da stoffa nera e il sostegno dei nostri compagni, ci siamo trovati di fronte a poliziotti in antisommossa armati di fucili d’assalto, pistole e manganelli. Abbiamo dimostrato che 1 miliardo di dollari di “sicurezza” non possono impedirci di bloccare il cuore del centro di Vancouver e irrompere in un gruppo di 100 000 persone, facendola franca.

Voi non potrete mai sapere chi è stato nel black bloc questo fine settimana, ma ci conoscete. Noi siamo la gente che organizza i community potlucks (pranzi dove ognuno porta qualcosa), che danza durante le feste di strada, che fa arte, che difende la terra, che crea cooperative, biciclette e orti comunitari. Quando ci vestiamo di nero, non diventiamo una minaccia per voi, ma per le elites.

Chiunque voi siate, un giorno vi unirete a noi. Finchè il governo e le corporations attaccheranno le nostre comunità, noi le difenderemo – e questo significa attaccare.

Firmato

due organizzatori e partecipanti alla presenza anarchica della dimostrazione “take Back Our City” e al corteo “2010 Heart Attack”, Febbraio 2010, Costa Salish Territory

traduzione di jackisdead e Smirne