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Val di Susa, Tpo: “Libertà per Fabiano e gli altri fermati”

Tra i fermati durante la giornata di lotta contro l’Alta velocità c’è anche Fabiano, attivista del Tpo di Bologna, seriamente ferito così come altri manifestanti. Il centro sociale: “In Val di Susa violenze e torture”.

03 Luglio 2011 - 23:54

Fermare i violenti in divisa

Libertà immediata per gli attivisti fermati

Chi ha guardato il telegiornali (tutti, nessuno escluso) della straordinaria giornata di lotta in val Susa non ha potuto sapere nulla. Se non la versione dei comandi dei carabinieri, della finanza, della polizia.
Chi ha visto i tiggi non ha saputo che tre nostri fratelli sono stati aggrediti, picchiati, feriti gravemente e sottoposti a torture.

Jacopo, giovane studente veneziano di 19 anni, è tuttora in ospedale con traumi gravissimi ed in condizioni molto serie. Il poliziotto che gli ha sparato con una granata lacrimogena da guerra sparata ad alzo zero ha sparato volontariamente e sapendo di poter uccidere.
Fabiano, del Centro sociale TPO ed attivista per la giustizia ambientale e sociale -non “un pregiudicato” come riportati dai lanci di agenzia- è stato ferito gravemente riportando traumi lacero-contusi al capo, il setto nasale fratturato ed ha una mano fratturata.
Agli arrestati è stato riservato un trattamento violento con botte e con privazione delle cure mediche. Chi lo ha fatto è un torturatore in concorso con altri, che vestono la stessa divisa.
Gianluca, attivista del Centro sociale Rivolta è stato fermato e trasportato in ospedale per le botte ricevute.

A distanza di 10 anni da Bolzaneto, le pratiche dei reparti mobili italiani non sono cambiate per nulla.
Noi stiamo con Fabiano, con Iacopo, con Gianluca e staremo con loro per denunciare quello che hanno subito, per ottenere giustizia e facciamo appello ai giornalisti che non hanno smesso di pensare affinchè diano spazio e visibilità alle denunce che presenteremo.
Chi si dissocia da “comportamenti violenti” si rivolga al Ministro Maroni e reclami le sue dimissioni, invece di confondersi nel gioco di distinzione tra manifestanti buoni e cattivi.

Ribellarsi ha significato costruire una giornata di indignazione generale, enorme e non ignorabile con un assedio di massa di decine di migliaia di persone che hanno bloccato i cantieri accogliendo l’appello dei comitati No Tav.
Noi eravamo a Chiomonte ed in Val Susa. E siamo felici di esserci stati. Perchè, né Cota né Fassino possono fermare il vento che è cambiato.

Tutti liberi! Liberi tutti!

Centro sociale TPO (Bologna)
Centro sociale Rivolta (Venezia)
Il desk di globalproject.info