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Università, «Dionigi commissariato!» [+comunicato+foto]

Blitz del “Laboratorio per l’autoriforma” all’assemblea indetta dal Rettore sull’applicazione della riforma Gelmini.

17 Febbraio 2011 - 13:59

Dionigi Commissariato2.
«Era un’assemblea farsa – spiega Loris, studente di Filosofia – era già stato deciso tutto in commissione statuto, serviva solo a legittimare la road map di Dionigi». Hanno fatto irruzione in rettorato, decine di studenti e precari del “Laboratorio di Autoriforma”, all’assemblea convocata in Santa Lucia sulla riscrittura dello statuto dell’Ateneo, disponendo una sedia a mo’ di trono con tanto di corona per dileggiare la governance dell’ateneo e circondando la riunione con un nastro bianco e rosso che recitava: «Dionigi commissariato», che era anche il testo dello striscione portato dagli attivisti.

Il riferimento è a una recente dichiarazione del rettore, secondo cui la mancata applicazione della riforma avrebbe appunto portato al commissariamento dell’Alma Mater.

> Il comunicato del Laboratorio Autoriforma:

Come studenti e precari del laboratorio dell’autoriforma questa mattina abbiamo partecipato all’Assemblea d’Ateneo convocata dal rettore nell’aula magna di Santa Lucia. Fin dall’intervento d’apertura tutte le nostre criticità circa questo appuntamento sono state confermate. Il tentativo era evidente: camuffare alcune decisioni prese in modo autoritario in altre sedi, dietro una parvenza di confronto democratico.

Tutte le figure che, in modi radicali e differenti, nell’autunno scorso si sono espresse contro la applicazione della riforma Gelmini, hanno animato l’assemblea di oggi, esprimendo in maniera forte il proprio dissenso, la propria contrarietà alla totale dismissione di un università da anni in crisi.
Numerosi interventi di studenti, ricercatori precari e strutturati e docenti, personale tecnico amministrativo, hanno sottolineato inoltre la necessità dello scioglimento immediato della Commissione Statuto, organo preposto all’applicazione della riforma, nominato in maniera feudale dal Magnifico più di un anno fa.

Ancora una volta le domande e le istanze poste da tutti quei soggetti che più duramente vengono colpiti dal ddl, sono state ignorate. Ancora una volta si è apertamente palesata la volontà monarchica del Rettore di perseguire in modo unilaterale i propri obiettivi. Quell’assemblea non aveva nessuno spazio di confronto, nessuna possibilità di mettere in discussione scelte già prese altrove, quell’assemblea non aveva nulla di democratico. Dionigi anche oggi,come già in altre occasioni, si è schierato dalla parte della CRUI, dalla parte di chi taglia l’80% delle borse di studio, di chi precarizza, attraverso il lavoro nero, migliaia di ricercatori, di chi ha agitato il ricatto del commissariamento, nel caso in cui l’applicazione della riforma non venga attuata nei singoli atenei.

Difronte a tutto questo la nostra risposta è stata unanime:COMMISSARIAMO IL RETTORE!

Commissariamo chi si arroga il diritto di decidere in un’assemblea farsa, gestita in modo a dir poco autoritario, i destini dell’Università.
Commissariamo chi dovrebbe battersi per i diritti degli studenti, dei ricercatori, dei docenti dei lavoratori di questo ateneo, di tutte quelle figure che producono la vera ricchezza di questa Università, e invece, nascondendosi dietro responsabilità tecniche, ne sancisce la totale distruzione.

COMMISSARIAMO DIONIGI!

LABORATORIO PER L’ AUTORIFORMA di BOLOGNA

> L’intervento del laboratorio:

Facciamo notare che a conclusione dell’intervento è stato fatto notare al rettore quando lui parla di giovani in formazione”, si sta in realtà parlando di precari. “Non scherziamo con le parole” abbiamo detto dal palco. Ci sentiamo di ribadirlo.

Il laboratorio di autoriforma sta cercando da tempo, relazionandosi ai vari soggetti dell’università, di pensare la costruzione di un cambiamento dell’università, che riteniamo necessario, in un modo partecipato e vivo.
E’ dal movimento dell’Onda che gli studenti hanno espresso la loro voglia di protagonismo nella trasformazione dell’università. Ponendoci sempre con un’attitudine propositiva e mai solo distruttiva, posto il nostro netto no alle proposte di riforma arrivate dal ministero, i nostri punti qualificanti sono sempre stati: l’autogestione del percorso formativo; l’autoformazione come pratica di condivisione di saperi dentro l’università tra docenti, ricercatori e studenti; ricerca libera e indipendente; un welfare adeguato all’essere studenti oggi, che è direttamente essere anche lavoratori; e un no netto al lavoro gratuito dentro l’università, che coinvolge studenti e ricercatori con stage e tirocini gratuiti e assegnazione di insegnamenti a titolo gratuito. Crediamo che in un momento di crisi economica di questo tipo sia inaccettabile che la nostra vita di precari e di sfruttati inizi e prosegua dentro l’istituzione universitaria.

Il movimento studentesco ha espresso una forza incredibile in questo autunno e ha posto a tutto il paese il problema di un’intera generazione senza futuro, questione che pensiamo tutti i soggetti che hanno un ruolo nella nostra società non possano più far finta di non vedere e sulla quale debbano prendere delle posizioni.

Per noi una posizione dalla quale non si può tornare indietro è il rifiuto della legge Gelmini, che per quanto riguarda gli studenti significa prima di tutto un taglio netto e inaccettabile delle borse di studio, attacco vero e proprio alla libertà di scegliere del proprio futuro. Mentre nel resto d’Europa le tasse universitarie sono molto più basse (anche se vediamo il caso dell’Inghilterra che ci dice che la questione dell’accesso all’università è una questione centrale dentro la crisi attuale) e gli ammortizzatori sociali riescono ancora a mantenere una rete di salvezza per gli studenti e i precari, il nostro paese si distingue per le altissime tasse universitarie e la mancanza di ogni ammortizzatore sugli affitti, sulle borse di studio ecc. Se a questo aggiungiamo la mancanza di prospettive una volta usciti dall’università, allora capiamo tutti che per noi l’unica prospettiva di vita soddisfacente si può disegnare solo fuori dai confini di questo paese. E sono i nostri professori che per primi ci dicono di andarcene.

Però noi non intendiamo subire passivamente quello che ci sta accadendo, non intendiamo scappare. Vogliamo invece continuare a parlare, a lottare, a cercare con tutte le nostre forze di far capire che qua c’è in ballo tutto il nostro futuro e che non è possibile che il rettore Dionigi continui a prenderci in giro, ponendosi pubblicamente come attento alle istanze dei ricercatori e dei docenti e costruendo momenti come questo, e allo stesso tempo continuando a stare attivamente dentro alla CRUI, complice e promotrice prima della riforma Gelmini. Non accettiamo le forme autoritarie che il rettore ha usato nel tentativo di spengere il movimento, ricattando i ricercatori quando questi hanno dichiarato la loro indisponibilità all’insegnamento, dunque dimostrando di avere una idea di democrazia molto simile a quella dei referendum/ricatto di marchionne.

E anche oggi noi pensiamo che questo incontro pubblico sia solo una vetrina mediatica per il rettore, dal quale vorremmo invece delle risposte vere alle questioni che studenti, ricercatori e docenti, e i tecnici amministrativi stanno ponendo. Pensiamo che sia tempo di prendere delle posizioni nette, perché qua non ne va solo del futuro delle carriere di qualcuno o dell’università di Bologna, qua c’è in gioco qualcosa di molto più grande.
Non consideriamo democratico questo incontro perchè sappiamo che la road map per l’approvazione dello statuto è già stata disegnata. La commissione statuto istituita con modalità autoritarie deve essere sciolta, condizione irrinunciabile per poter iniziare a discutere in maniera vera di riforma dell’università.

Vogliamo delle risposte alle nostre proposte che tendono a costruire dalle nostre vite un’università diversa. Siamo convinti che l’università come è oggi, fatta di rapporti di subordinazione, di ricerca ingabbiata, di saperi dequalificati, di lavoro nero, non è l’università che vogliamo.
Noi studenti chiediamo di avviare un vero percorso di autoriforma, di democrazia vera e partecipata, che per noi non significa poter votare un referendum ma poter decidere in modo collettivo della nostra vita. Un percorso di autoriforma che coinvolga tutti coloro che in questi mesi e in questi anni hanno preso parola sulla riforma e che hanno espresso delle richieste ben precise: libertà nel percorso formativo e nella ricerca; autoformazione, che significa condivisione e creazione di saperi in modo partecipato e condiviso tra studenti, ricercatori, docenti; servizi necessari alla vita degli studenti (affitti, borse di studio, mense, biblioteche); un investimento reale nella cultura e nella formazione.

Delle risposte da parte dell’istituzione sono necessarie e non più rimandabili! Se la paura del rettore è il commissariamento dell’università da parte del ministero, noi diciamo che oggi, la mancanza di risposte da parte del rettore determinerà un commissariamento da parte degli studenti.