Attualità

Una primavera contro austerity e grandi opere, “si aprono le danze”

Dopo la prossima settimana no-sfratti, assemblea nazionale il 9/2 a Roma, giornate di confronto il 15/2 a Bologna e il 21/2 a Milano, manifestazione NoTav a Roma il 15/3. Poi vertici europei su disoccupazione e migrazioni.

15 Gennaio 2014 - 12:10

Il 12 gennaio nell’occupazione fiorentina di via Aldini 4, la rete Abitare nella crisi è tornata ad incontrarsi dopo la due giorni di Torino e Cosenza dello scorso dicembre. Dieci le città presenti: Torino, Milano, Bologna, Viareggio, Pisa, Modena, Roma, Napoli, Palermo e ovviamente Firenze. Altre città non presenti fisicamente quali Brescia, Cremona, Bergamo, Cosenza, Benevento, Cassino, Salerno si mantengono fortemente in connessione. Il confronto come sempre è stato molto ricco e si è incardinato su numerose questioni.

Al centro della discussione la settimana di mobilitazione dal 15 al 22 gennaio, con la ripresa degli sfratti dopo le festività natalizie e l’inconsistenza dei provvedimenti governativi che rendono necessario un aumento della conflittualità in ogni città, attraverso pratiche di riappropriazione e di generalizzazione del conflitto. In questo senso viene indicata, per il 20 gennaio prossimo, una giornata nazionale dislocata di blocco delle strade e dei flussi produttivi.
Questa mobilitazione urgente non tocca solo il tema del diritto alla casa, ma intende declinare l’abitare degno riprendendosi le città e rivendicando libertà di movimento. La rabbia dei diritti negati deve esprimersi con forza e deve farlo subito per fronteggiare un’offensiva fatta di sfratti, distacchi delle utenze, pignoramenti e sgomberi. La logica delle privatizzazioni e delle dismissioni del patrimonio pubblico sta lasciando nella precarietà più assoluta milioni di persone, soprattutto coloro che vivono nelle periferie o vengono espulsi dai centri delle città attraverso processi sempre più decisi di gentrification o di deportazione se preferite. In Italia come nel resto dell’Europa e del bacino del Mediterraneo.

Con questa settimana di mobilitazione si aprono le danze. La sollevazione partita ad ottobre 2013 è divenuta permanente e si prepara all’esondazione di primavera in occasione del vertice europeo sulla disoccupazione giovanile annunciato da Letta sul finire dell’anno scorso. Per dare gambe e curare l’accumulazione di forze necessarie bisogna liberare tante energie e proseguire nelle pratiche di confronto larghe e includenti, mantenendo nello stesso tempo obiettivi chiari e pratiche ricompositive. Un primo momento di riconnessione sarà sicuramente l’assemblea nazionale convocata per il 9 febbraio a Roma, dove le diverse realtà di movimento e del sindacalismo conflittuale che hanno sostenuto l’assedio e l’acampada di Porta Pia del 19-20 ottobre torneranno ad incontrarsi. La rete abitare nella crisi con le iniziative in programma intende dare ancora una volta un importante contributo a questo appuntamento, mantenendo il profilo e la forma che ha consentito il dispiegarsi della sollevazione che ha portato a Roma oltre 70mila persone a manifestare per una sola grande opera: “casa e reddito per tutti/e”.

Proprio sul tema dell’uso delle risorse nell’incontro di Firenze si è assunta la proposta di Bologna di un approfondimento delle questioni collegate ad esso e sulle vertenze che stanno sostenendo questa necessità. Per sabato 15 febbraio quindi viene confermato un confronto pubblico nella città di Bologna al quale parteciperanno diverse realtà nazionali.

Nella stessa logica Milano propone invece un momento di riflessione su carovita, morosità e distacchi delle utenze, con l’idea di produrre una sinergia e una complicità tra abitanti/utenti ed i lavoratori e le lavoratrici delle aziende che erogano servizi pubblici come il gas, l’acqua e la luce. Il 21 febbraio è la data proposta per questo secondo momento di approfondimento. Chiaramente in entrambe le date sarà importante sviluppare un confronto aperto che tenga insieme, nella ricerca di complicità a pratiche comuni fra soggetti sociali diversi, le sperimentazioni e le lotte dei movimenti territoriali e quelle dei lavoratori e del sindacalismo conflittuale e di base.

Questi diversi e interessanti appuntamenti possono essere considerati tappe di avvicinamento al nuovo incontro nazionale di “Abitare nella crisi” previsto per il 1 e 2 marzo a Napoli. In questo incontro c’è l’idea di aprire un confronto serrato tra gli sportelli territoriali di lotta, gli spazi occupati sia sociali che abitativi, i comitati e le realtà impegnate in difesa dei diritti di cittadinanza e in difesa dei cosiddetti beni comuni. La necessità sorge dalla trasformazione che soprattutto gli sportelli organizzati per il diritto alla casa stanno avendo. La crisi che approfondisce il disagio sociale e lo allarga a settori sempre più ampi sta producendo un disastro enorme e milioni di persone diventano insolventi, morose, subiscono distacchi delle utenze, perdono il lavoro e si devono accontentare di miseri sussidi e “social card”, perdono l’alloggio che viene pignorato a causa di un mutuo non pagato, faticano a sostenere le spese per il mangiare, per la salute, per lo studio. Molti si arrangiano come possono quando fanno la spesa o quando devono prendere un mezzo pubblico, rischiando multe e controlli.
Gli sportelli stanno incontrando tutto questo e stanno provando ad attrezzarsi per sperimentare nuove forme di riappropriazione e di (auto) organizzazione sociale; quindi il momento di confronto proposto a Napoli ha un grande valore e potrebbe essere anche un bel trampolino di lancio per preparare al meglio le mobilitazioni di primavera.

Un’altra questione che è stata sollevata e che attraversa molti spazi abitativi occupati e non solo, vedi le lotte nella logistica, è quella dei migranti. La battaglia per la chiusura dei Cie e dei Cara, il tema dell’accoglienza e dei diritti, della cancellazione della Bossi/Fini senza il ritorno alla Turco/Napolitano, si intrecciano con la quotidianità meticcia che il nostro percorso ha reso clamoroso con la sollevazione del 19 ottobre: per questo la rete abitare nella crisi non può sottrarsi dalla necessità di capire cosa sta accadendo in Italia e di agire. È necessario quindi mobilitarsi per la chiusura dei centri di detenzione chiamati Cie e Cara (e non per una loro “umanizzazione”), interrogare il paese sull’uso delle risorse e sulla loro gestione, sulla funzione del terzo settore e il ruolo delle cooperative che gestiscono fondi destinati ai rifugiati e all’accoglienza; porre con forza la questione della rotture di qualsiasi legame fra il permesso di soggiorno ed il contratto di lavoro. Il ragionamento sulle mobilitazioni necessarie e sul previsto vertice europeo sull’immigrazione di giugno 2014, all’inizio del semestre italiano UE, non va rinviato. Dopo l’iniziativa sotto al sede del PD dei movimenti romani e le varie iniziative contro Cie/Cara bisogna capire come andare avanti anche in forma nazionale condivisa.

Si è affrontato, provando a non farlo da specialisti, anche del tema repressione. Più che altro ci si è soffermati sul paradigma legalità/legittimità, in quanto nell’affermare sovranità e diritti spesso la soglia giudiziaria sopportabile viene necessariamente oltrepassata. Proprio dentro questa disponibilità sociale a violare la legge per garantirsi un tetto, per difendere una valle, per reclamare reddito e dignità, per opporsi ad uno sfratto, per rifiutare di soccombere sotto tariffe e ticket, per non subire il ricatto del lavoro precario o in nero, per avere diritti di cittadinanza incondizionati, si profila un percorso di riflessione comune sul tema delle repressione e del controllo sociale che non sviluppa solo con la solidarietà agli indagati, imputati, condannati. Si immagina una pressione forte nei confronti di chi giudica e di chi scrive le leggi, sia per impedire rappresaglie giudiziarie su chi si ribella e lotta rivendicando il diritto alla resistenza, sia per affermare la legittimità di un blocco stradale o di un’occupazione, di un rifiuto attraverso forme di riappropriazione e di interdizione forte del saccheggio dei territori e delle nostre vite, per difendere, in sostanza la possibilità di sviluppo di un movimento in grado di mettere in discussione questo presente di sfruttamento e miseria. Si è cominciato a parlarne e bisogna proseguire. Per questo la proposta lanciata per il 22 febbraio di una giornata di lotta e solidarietà con gli indagati No Tav viene assunta dall’assemblea fiorentina di Abitare nella crisi e rilanciata con forza dentro la prospettiva ed il percorso che ci porterà alla costruzione di una due giorni di dibattito e manifestazione nazionale che proponiamo a Roma per il 14 e 15 marzo.

In ultimo, si è ragionato sulla prospettiva europea di sviluppo dei movimenti. Molte, fra l’altro, sono le esperienze di lotta sul terreno del diritto all’abitare che stanno prendendo corpo in diverse città e paesi d’Europa. L’assemblea di Abitare nella crisi assume come centrale la dimensione dell’intreccio europeo delle esperienze di lotta e di movimento. Per questo, oltre a ricercare sinergie che possano portare ad una mobilitazione europea diffusa in occasione del vertice UE sulla disoccupazione giovanile, ha preso corpo l’idea di costruire un momento di incontro e di confronto fra le realtà e le reti europee. Anche su questo il cantiere è aperto.

Abitare nella crisi