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Una legge regionale per il reddito sociale

La disoccupazione generale che, negli anni passati, si aggirava tra il 2 e il 4%, nei prossimi 6 mesi raggiungerà l’8%. In Emilia-Romagna, l’86% delle nuove assunzioni viene effettuato con contratti precari.

07 Febbraio 2011 - 15:25

Questa mattina, presso la sede dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, i consiglieri regionali Gian Guido Naldi e Gabrilella Meo, a nome del Gruppo Sinistra Ecologia e Libertà e Verdi, hanno presentato una proposta di Legge Regionale sul “Reddito Sociale”.
La ratio della legge, secondo i due relatori, sta nel preoccupante livello di disoccupazione e precarietà che è stato raggiunto anche in Emilia-Romagna. Nella nostra regione si è raggiunto un tasso di disoccupazione giovanile del 20%. La disoccupazione generale che, negli anni passati, si aggirava tra il 2 e il 4%, nei prossimi 6 mesi raggiungerà l’8%. In Emilia-Romagna solo il 14% delle nuove assunzioni viene effettuato a tempo indeterminato, l’86% sono relazioni di lavoro precarie.
La precarietà diventa una costante della condizione lavorativa e si protrae per moltissimi anni.
Rispetto a questa situazione, il disegno di Legge cerca di proporre un prospetto di diritti nell’ambito del mercato del lavoro, senza che questo sia visto in alternativa ai diritti sui luoghi di lavoro.
I benificiari della proposta di legge sono diversi soggetti che hanno la residenza in Emilia-Romagna almeno da 2 anni e che, complessivamente, potrebbero superare le centomila unità sul territorio regionale. Si tratta di inoccupati, disoccupati, occupati non a tempo pieno e indeterminato che non percepiscono 8.500 euro lordi all’anno. Il reddito sociale verrebbe corrisposto, per un anno, anche ai neo-laureati degli atenei della Regione.
Nella legge, per gli inoccupati e i disoccupati, la possibilità di beneficiare delle misure previste è condizionata allo svolgimento di corsi di formazione o di aggiornamento professionale, la cui partecipazione può essere anche auto-certificata.

I canali di eassegnazione del reddito sociale sono due:
– erogazione di un reddito diretto, conferendo una somma che va dai 500 agli 800 euro menisli lordi, per un tetto massimo di 7.200 euro lori all’anno;
– corresponsione di un reddito indiretto, attraverso un “carta dei servizi”, consistente in un insieme di interventi di integrazione sociale (agevolazioni per locazioni di immobili, accesso agevolato ai servizi pubblici e culturali).

I fondi per l’erogazione del reddito sociale, dovranno essere in parte stanziati dalla Regione Emilia-Romagna e in parte, attraverso contributi delle aziende che operano nel territorio (definendo l’ammontare della contribuzione in via negoziale).

Secondo Naldi e Meo, la Legge potrebbe essere approvata in tempi brevi, in quanto l’Assemblea Legislativa, durante la discussione del Bilancio preventivo 2011, aveva approvato una risoluzione che impegnava la Giunta regionale a reperire le risorse per avviare una sperimentazione del reddito sociale.

I proponenti hanno dichiarato di essersi ispirati a due leggi regionali già in vigore sullo stesso argomento e, specificatamente, a quella della Campania e a quella del Lazio. I due consiglieri, a differenza di un’idea espressa qualche mese fa dall’esponente del PD Richetti, hanno detto che il reddito sociale non viene proposto in alternativa agli ammortizzatori sociali già esistenti: “La solidarietà non può essere vista come suddivisione in parti uguali della miseria”.
L’auspicio è che la legge serva anche a bucare la ritrosia tutta italiana contro questa misura di tutela del reddito. Infatti, in Europa, solo Italia e Grecia non hanno misure di sostegno al reddito per disoccupati e precari.

In un futuro prossimo Naldi e Meo apriranno una consultazione con movimenti, sindacati e organizzazioni di base.