Acabnews Bologna

Un 25 aprile di ”autogestione e resistenza”

Lunedì corteo antifascista da piazza dell’Unità, poi per tutta la giornata il ricco programma di Pratello R’Esiste, al tramonto camminata fino al Sacrario dei partigiani e festa finale in piazza VIII Agosto.

23 Aprile 2017 - 15:50

A Bologna si prepara una festa della Liberazione ricca di manifestazioni dal basso. A partire dall’appuntamento con Pratello R’Esiste, confermato nonostante sia stata sfiorata la rottura con il Comune. Nella contrada del centro storico la giornata inizierà alle 10.30 con la posa della corona ai Caduti del Pratello, all’incrocio con via Petralata, con Mario Nanni, partigiano della Brigata Stella Rossa. A seguire, Coro R’Esistente in piazza San Francesco e poi un corteo da porta Sant’Isaia a porta Saragozza, per un omaggio alle vittime omosessuali e transessuali del nazifascismo, con il Coro R’Esistente. Dalle 13, reading e musica di nuovo in piazza San Francesco per finire con il concerto dei Balotta Continua previsto alle 18. Musica anche in piazza San Rocco e in via Santa Croce (con Marco Rovelli) e iniziative culturali, artistiche e teatrali in tutti i locali e gli spazi aggregativi del Pratello.

Lunghissima la lista di adesioni, tra le quali quella di questo giornale, alla manifestazione che si concluderà con una camminata “da piazza San Francesco – si legge sul profilo Facebook della manifestazione – alla volta del Sacrario dei Caduti in piazza Nettuno per rendere omaggio ai partigiani della città; proseguiremo verso piazza VIII Agosto dove la festa si concluderà con dj set di Internazionale Trash Ribelle (dj Topo), mentre in Montagnola si esibirà il Laboratorio sociale afrobeat. Chi vuole può portare un fiore da lasciare al sacrario”.

Ci sarà anche, per il terzo anno consecutivo, il corteo in partenza alle 10 del mattino da piazza dell’Unità per poi confluire al Pratello, promosso dalle realtà antifasciste bolognesi e dalla rete regionale Emilia Antifascista. Così l’appello: “Che il fascismo non solo non sia mai completamente scomparso dopo la Liberazione, ma che abbia ripreso forza e stia puntando in maniera famelica anche le nostre città, è un dato di fatto a cui nessuno e nessuna può sottrarsi. L’apertura di Terra dei Padri a Modena, l’intensificarsi di attività destrorse a Reggio Emilia e Imola, la sequela di maldestri quanto inquietanti tentativi di aggressioni e provocazioni a Bologna, hanno reso evidente come la lotta antifascista sia ancora oggi una necessità da cui non si può derogare. Se da un lato ci si confronta con uno spettro reazionario che passa per razzismo diffuso, neo-nazionalismi identitari e cultura securitaria, l’altro lato della medaglia è quello del blocco di potere che detiene il governo nazionale e locale: il «partito della nazione» riesce contemporaneamente a riabilitare i criminali repubblichini e a fare picchetti ai sacrari partigiani, a sgomberare spazi antifascisti e a dichiararsi erede della Resistenza, a imprigionare i/le migranti e a definirsi contro il razzismo”.

Prosegue il testo: “Il decreto Minniti, emanato in queste settimane, aggrava ulteriormente l’attuale tendenza alla criminalizzazione diffusa della povertà e della protesta sociale. Sempre maggiore sorveglianza, controllo e repressione si concretizzano attraverso consolidati strumenti autoritari come il foglio di via e l’attribuzione di poteri di polizia ai sindaci. Poteri che verranno utilizzati ancora una volta per reprime le insorgenze sociali come d’altronde abbiamo già visto accadere in questi ultimi mesi: sgomberi di occupazioni abitative e di realtà autogestite – non ultimo quello minacciato di Xm24 – hanno costituito la cifra non solo del governo cittadino locale ma anche a livello nazionale. Questura, Procura e Comune agiscono di concerto al fine di garantire le condizioni di un sempre maggiore e incondizionato sfruttamento: questo agire classista fa sì che da un lato le geografie urbane sono ridisegnate in favore di un modello basato sul consumo e l’esclusione sociale, e dall’altro vengono smantellati e privatizzati diritti e servizi essenziali (sanità, casa, scuola, trasporti, cultura, etc.) aumentando le disuguaglianze. Uno sfruttamento che si manifesta nella frammentazione e parcellizzazione del lavoro e nella sua oramai piena precarizzazione. Questa ulteriore recrudescenza e rafforzamento di discorsi e dispositivi securitari colpisce più duramente chi vuole attraversare le frontiere: antifascismo deve voler dire quindi oggi anche antirazzismo, nella costruzione quotidiana di società meticce e solidali”.

Concludono gli antifascisti: “A fronte di tutto ciò è nostro compito opporre una resistenza plurale e unitaria che sappia porre le condizioni necessarie per rafforzare le pratiche diffuse di autogestione e conflitto sociale e quindi ribaltare completamente tale scenario. L’antifascismo è una pratica concreta per la costruzione di un mondo diverso, basato sui principi di libertà e uguaglianza, realizzabile facendo riferimento a quei percorsi che in maniera orizzontale e trasversale mettono in discussione le dinamiche patriarcali di dominio e oppressione. Il 25 aprile saremo in piazza dietro lo striscione ‘Autogestione e Resistenza’ e daremo corpo in maniera visibile assieme a tutte le realtà antifasciste e resistenti dei territori bolognesi e regionali”.

Un elenco non esaustivo delle realtà che hanno annunciato che saranno in piazza dell’Unità comprende le reti antifasciste di Reggio Emilia, Modena e Imola, Nodo sociale antifascista, circolo anarchico Berneri, Vag61, Hobo, Usb, Palestra Popolare Stevenson, La Casona di Ponticelli, Consultoria TransFemminista Queer, Mujeres Libres, Atlantide, Lab. Smaschieramenti.

Queste ultimi quattro collettivi hanno annunciato una  “serpentona femminista e transfemminista queer” per ribadire “che una politica antifascista efficace non può che essere una politica che mette in discussione il maschile egemone e rifiuta i meccanismi dell’onore e della competizione, la retorica securitaria del ‘proteggiamo le nostre donne’, per rafforzare un movimento antisessista che combatte la violenza maschile e di genere sulle donne e sulle soggettività LGBTQI e non binarie. Insieme attraverseremo il corteo con la serpentona Transfemminista queer per portare nello spazio pubblico le pratiche del partire da sé, dell’autogestione dei propri bisogni, dell’autorganizzazione che quotidianamente portiamo avanti contro ogni tentativo di arruolare donne, gay, lesbiche e trans in modo differenziale nelle politiche nazionaliste e razziste del pinkwashing istituzionale”.

Un altro spezzone è quello “di skinheads, punx e straight edge, per ribadire che la liberazione, l’antifascismo, la lotta contro l’oppressione, è ogni giorno e non si ferma di fronte a nulla. Provano a infiltrarsi ovunque: nelle istituzioni, nella vita cittadina, nella socialità, e ovunque ci troveranno, perchè da qui non si passa, oggi come 72 anni fa. Un fascismo che non è solo quello delle camicie nere, dei manganelli e del folklore degli stornelli da camerata, ma che è nello strisciante grigiore della mediocrità della movida cittadina, nella droga che imperversa, in chi stupra e chi protegge gli stupratori. Siamo davvero incompatibili con una realtà di sfruttamento e sottomissione. Rifiutamo la delega istituzionale che crede che la lotta passi attraverso il voto e il compromesso”. Così su facebook a firma “Potere nelle strade”.