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”Tutti a Macerata”, le minacce di Minniti non fermano gli antifascisti [comunicati+info pullman]

Centinaia di persone si preparano a partire da Bologna per partecipare alla manifestazione di domani nella città marchigiana, confermata nonostante i divieti di sindaco e governo.

09 Febbraio 2018 - 11:20

Sono noti a tutti i fatti di Macerata, dove sabato scorso un ex candidato leghista alle amministrative, convinto neonazista, ha voluto vendicare un femminicidio sparando dalla sua automobile sui migranti per strada, ferendone otto. Per questo sabato, domani, è stata tempestivamente convocata una manifestazione antirazzista nella città marchigiana. Tuttavia, sindaco e governo hanno deciso che le piazze devono restare vuote, mettendo sullo stesso piano la mobilitazione antifascista alle provocazioni di Casapound, Forza Nuova e affini. Anpi, Cgil, Arci e Libera hanno ordinatamente ingranato la retromarcia ritirando la loro partecipazione, mentre nonostante i divieti formali annunciati da Prefettura e Viminale resta confermata la chiamata di centri sociali e realtà autorganizzate, e numerosi pullman sono in organizzazione da tutta Italia. Qui di seguito tutti i contatti per partire da Bologna.


 

> I comunicati di collettivi e spazi sociali bolognesi con le info sui pullman:

Murales realizzato in via Zamboni 38 durante una serata di autofinanziamento della trasferta a Macerata (foto Facebook Cua)

Sabato scorso a Macerata un militante leghista ha dato vita ad un tour di “caccia al nero” cercando, sparando e ferendo 6 ragazzi inermi. Un’azione che necessità di una reazione immediata e determinata.
Da Bologna ci muoveremo in bus per raggiungere e partecipare al corteo nazionale antifascista e antirazzista a Macerata, per dare una risposta immediata al terrorismo leghista.
La partenza del corteo a Macerata è prevista per le 14 30.

Partenza ore 9.30 dall’Autostazione

 

 

> Per info e prenotazioni scrivi alle pagine del Collettivo Universitario Autonomo Bologna, del Laboratorio Crash, del Collettivo Autonomo Studentesco Bologna o di Social Log Bologna

oppure

scrivi o chiama al 3313534536

Laboratorio Crash, Cua Bologna, Cas Bologna, Social Log

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Sabato 10 febbraio aderiamo alla manifestazione nazionale contro fascismo e razzismo lanciata dal CSA Sisma, dai Centri Sociali delle Marche e dall’Ambasciata dei Diritti in risposta all’attentato razzista che ha scosso la città di Macerata e il paese intero.

Il sentimento che abbiamo provato osservando e pensando al raid di sabato scorso è lo stesso che si è sollevato in numerose occasioni durante questi anni di crisi in cui la violenza si è presentata anche sotto forma di violenza fascista e terrorista. Il sentimento che si prova nel vedere delle persone venire sparate da un fascista perché il loro colore della pelle è diverso, sottomesso, sbagliato, è lo stesso sentimento che abbiamo provato quando abbiamo immaginato di poter esserci noi la sera del 13 novembre 2015 al Bataclan, o che al posto del Bataclan ci potesse essere il TPO, Làbas, l’AQ16 o Casa Madiba, ed è lo stesso sentimento che proviamo quando un governo autoritario come quello Turco bombarda un’esperienza di autonomia e libertà come quella del Rojava che ogni giorno politicamente continua a guidarci in questo mondo grigio.

Lo stesso sentimento lo proviamo in queste ore quando vediamo minimizzare, giustificare, se non addirittura elogiare, quanto messo in opera dal fascio-leghista Luca Traini, ed è lo stesso sentimento che ci provocano Salvini e la sua boria quando ci rendiamo conto che ciò che dice è recepito da molti, con leggerezza e banalità, che sono le stesse, leggerezza e banalità, con cui il dito indice può premere, o non premere, il grilletto di una pistola per uccidere.

Questo sentimento è lo stesso che proviamo, ancora, quando vediamo la reale impotenza di chi crede di dirigere e manovrare la scena pubblica e politica attuale invitando a “moderare i toni” e a calmare i sentimenti, rivelando la totale sottomissione ad un ordine del discorso che, da destra a sinistra, condivide lo stesso orizzonte politico ed immagina il futuro con gli stessi canoni: più Nazione, più muri, più lager, più decoro, più espulsioni.

Questo sentimento potremmo allora chiamarlo paura, spaesamento, disperazione, e su questo sentimento loro ci cavalcano. Ma noi, ogni volta che ci mettiamo in cammino con i nostri fratelli e sorelle migranti, rompendo un muro in una città o il confine di una Nazione, ogni volta che reagiamo agli autoritarismi dello Stato e alle violenze fasciste, sappiamo che questo sentimento può avere un altro nome: rabbia, speranza, potenza. Per questo sabato a Macerata è giusto esserci per costruire quel sentimento che si prova quando insieme non si ha più paura!

> Info pullman partenze da Bologna: pagine Facebook Tpo Làbas

Tpo
Làbas

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Sabato 10 febbraio, aderiamo allo spezzone NonUnaDiMeno Marche della manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata, in solidarietà con tutte le persone che vogliono vivere le strade, le piazze, gli spazi delle città, senza paura e senza violenze. Non ci fermeranno gli inviti alla mansuetudine del sindaco di Macerata e dell’associazionismo di sinistra, e nemmeno i divieti fascisti di Minniti. Non saranno i loro calcoli elettorali a fermare la nostra rabbia. Scenderemo in piazza favolose e determinate, per decostruire le narrazioni razziste della violenza di genere e del genere, per distruggere il fascismo, per sovvertire il presente e trasformarlo in gioiosa insurrezione frocia.

> biglietti e info presso Il Barattolo, via del Borgo di San Pietro 26/a
partenza ore 09 e ritorno ore 19.30 presso Autostazione di Bologna

Non una di meno Bologna
Laboratorio Smaschieramenti
Consultoria transfemminista queer
Il Barattolo

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L’Usb aderisce e partecipa alla manifestazione nazionale convocata per sabato 10 a Macerata come prima risposta alla tentata strage nazifascista di giovani immigrati da parte di un attivista neofascista, legato alla Lega di Salvini, e rivendicata pubblicamente da Forza Nuova.

> Prenotazioni pullman da Bologna 3283422875

Usb Bologna

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Sopravvivere è esistenza. Opporsi ad ogni autoritarismo è l’inizio della Resistenza

Da anni una politica in crisi gioca con la pelle degli esseri umani. Ma in questo febbraio 2018 assistiamo ad una campagna elettorale idiota quanto feroce, come mai in decenni di pantomima democratica. Una campagna in cui si gioca con le parole ma all’ammasso si mandano le vite di persone reali; ed a rischio sono i concetti stessi di società e di vita per come li abbiamo pensati. Pare superflua l’ennesima descrizione di quanto accaduto il 3 febbraio scorso a Macerata, ma serve a ribadire con chiarezza i motivi per cui, ad una settimana esatta, sabato prossimo sarà importante essere in strada. Ecco perchè:

perchè è fascista chi spara nel mucchio scegliendo i bersagli per il colore della pelle;
è fascista chi ancora strumentalizza e abusa del corpo morto di una donna,  per evocare una supposta “purezza italica” che andrebbe difesa;
è fascista chi fa dichiarazioni su “espulsioni di massa” evocando, perfino davanti allo stragismo, inesistenti invasioni;
è fascista chi non dedica una riga di giornale a nomi e vite dei colpiti di sabato scorso: esseri umani, responsabili di nulla;
è fascista chi associa migranti e delinquenti, come fossero sinonimi, ed è fascista chi scrive, vota, impone leggi nemiche della libertà di tutti, che aggravano l’ingiustizia sociale preesistente in offensive condizioni materiali. Responsabili del degrado dell’opinione pubblica sono gli autori di quel “diritto” d’emergenza che ha reso di fatto i migranti in Italia primo e continuo bersaglio di controlli polizieschi, muniti di nulla se non del rischio di perdita dei “permessi”, a muoversi e vivere, di ogni tipo;
è fascista chi fa accordi con Libia, Turchia ed ogni regime mafioso per fermare con bande armate masse in fuga da guerra e fame;
è fascista chi continua ad addossare sulla pelle di pochi la responsabilità della crisi sociale che capitale, liberaldemocrazie ed “amministratori dei disastri” ci stanno facendo attraversare: lo stesso sistema che produce esodi e migrazioni. Un sistema che vive di crisi, cresce grazie a guerre e devastazioni, un complesso ormai mondiale di cui le migrazioni sono solo uno dei prodotti inesorabili, per nulla imprevedibili;
è fascista chi si nasconde dietro il “non sono razzista, ma” ed oltre una virgola legittima la discriminazione di fatto tra esseri umani, così come la diffusa violenza istituzionale e sociale;
è fascista chi continua dopo anni di evidenza a NON CHIAMARE LE COSE COL PROPRIO NOME ostinandosi, dietro ipotetiche “follie” di singoli chiamati “isolati”, a perseguire un vittimismo classista, al contempo infangando altre parti dette “buoniste” e prepara insieme il linciaggio politico e razzista.
Il fascismo non è un fenomeno naturale, non entra un giorno per caso dalla finestra degli edifici di stato e società. Il fascismo è storicamente protetto da una precisa declinazione del sistema democratico, in Italia; dalle scelte strategiche di sistemi nazionali e dalle spinte degli interessi del profitto capitalistico. L’attitudine nazifascista di una società in via di degradazione si è solo inerpicata attraverso tutti i gesti omicidi sempre più frequenti, tornando sfacciatamente a rivendicare le violenze che ne sono la pura essenza. Atti ormai quotidiani ma che vengono avvicinati a possibili atti di “giustizieri”, al “buon senso comune” che molti esaltano nei bar come negli editoriali di liberali benpensanti, fino a mediatici “confronti elettorali”, tanto tolleranti verso gli intolleranti.

Il fascismo è sancito da leggi – ultimo di una lunga serie il decreto Minniti, che segue pacchetti sicurezza prodotti della logica che originò per prima la legge Turco-Napolitano: la scelta di una classe “dirigente” da cui prese avvio la reinvenzione dei lager in versione democratica, con “la detenzione amministrativa” prima ed il reato di “clandestinità” poi. Infine della triste attualità del diritto di asilo definitivamente svuotato del suo statuto giuridico, lasciando la gente a morire in mare. Chi pensa così è nostro nemico.

Fascista è quel modo di pensare, vedere ed assoggettare la realtà, massimamente la vita. Fascista è il vittimismo che crede sempre possibile la vendetta e necessaria una espiazione ai nostri problemi con rinnovati “sacrifici”, anche umani; ma il fascismo è poi anche fondatissima, irrazionale e continua aggressione. Non la violenza di chi si ribella al Dominio, ma la sopraffazione di chi vuole riaffermare ed imporre esattamente il Dominio. La violenza sadica dell’uomo contro l’uomo, rinnovata lungo la storia e capace di riproporre lo stesso schema: soppressione della libertà, dell’esistenza, della diversità, della vita altrui. Fascista è un intero complesso che noi diciamo responsabile: un conglomerato mediatico, sociale e politico che a questi atti si affianca e che non combatte sulla strada, per puro opportunismo se non per consustanziale connivenza. Di tutti quelli che “comprensivi” descrivono gesti omicidi come “prodotti delle circostanze”.

Davanti a tutto questo ci stringiamo alle persone che sono state colpite sabato scorso a Macerata; e sempre ed ovunque a tutti i migranti in questo paese, che oggi si riscoprono bersagli non di un “pazzo isolato” ma di un uomo che ha scelto di pensare male, vivere peggio, militare e quasi uccidere: atti che a scala maggiore sono legittimati come “guerre” di stato. Non crediamo affatto che i colpiti siano vittime: sono esseri umani con propria dignità a cui questo apparato regala rinnovata violenza dopo il terrore. Ma siamo accanto anche a tutte le altre persone che in italia in questi giorni stanno subendo minacce ed intimidazioni da parte di vari esponenti e militanti di compagini neofasciste, sempre più legittimati da questa crescente banalizzazione dei loro gesti violenti e delle loro retoriche. Un nostro compagno accoltellato a gennaio a Genova, sedi di Casapound e Forza Nuova in apertura in ogni provincia e sempre accompagnate da intimidazioni, minacce, ferimenti.

Il fascismo non arriva in un giorno: e non sarà solo sabato il giorno in cui potremo fermarlo. Ma per certo sabato sarà una giornata importante in cui opporci attivamente a tutto questo, in cui ricordare a noi e a tutti l’importanza di un antifascismo vivo nel quotidiano, strada dopo strada, che non lasci spazio ad infiltrazioni fintamente democratiche, che non sono altro che liberticide. Non basta una parola nella Costituzione, nè una delibera da consigli comunali; non bastano parole al vento perché viva l’antifascismo. Antifascismo deve essere la produzione del comune nelle lotte, nelle strade, nella solidarietà tra esseri umani, nella libertà di movimento e di circolazione, nell’eguaglianza tra uomo e donna, nell’autodeterminazione della donna, nella lotta partecipe senza colori né frontiere contro un sistema che dà valore solo all’accumulo di ricchezza e alla difesa di un ordine costituito privo di ogni etica. Un sistema che da sempre costruisce sulla violenza, provocando distruzione e morte.
Antifascismo è ritornare a credere nella libertà solidale: tornare ad agire riconoscendo il valore non mercantile della complessità della vita.

Per questo invitiamo tutti a scendere in strada questo sabato, a Macerata, a Piacenza ed in ogni città, paese, provincia.
Perché il fascismo va combattutto ogni giorno, in ogni gesto, in ogni minima manifestazione; dentro e fuori di noi.

Spazio Pubblico Autogestito Xm24

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 Mentre andiamo “in stampa” leggiamo le ultime dichiarazione del viminale, i racconti della città di macerata dove i fascisti di casapound occupano le strade protetti dalle forze dell’ordine, mentre viene vietata la manifestazione antifascista prevista per sabato. In messun modo potremo lasciare le strade libere per il fascismo.

 

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Antifascist* sempre, sabato tutti e tutte a Macerata!

Dopo l’attacco fascista a colpi d’arma da fuoco contro migranti a Macerata, è necessario dare una risposta forte e chiara. L’antifascismo è una pratica quotidiana che tutte e tutti dobbiamo portare avanti nei territori, contrastando quei fenomeni razzisti e xenofobi che si manifestano sia nelle aggressioni, sia nelle politiche discriminatorie del governo e delle amministrazioni comunali. C’è chi soffia sul fuoco della paura e chi invece vorrebbe rispondere con il silenzio, lasciando però mano libera ai neofascisti di fare passerelle proprio in quelle strade dove si è sfiorata una strage in nome dell’intolleranza. Di fronte a tutto questo non si può indietreggiare o rimanere indifferenti.

Per questo saremo sabato a Macerata, a fianco delle vittime dell’attacco fascista e contro ogni rigurgito razzista e xenofobo, a Macerata e ovunque!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Respingere in piazza la strategia del terrore

È confermata la manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata del 10 febbraio. Nonostante la Prefettura abbia vietato «tutte le manifestazioni» mettendo così sullo stesso piano gli apologeti della violenza e i movimenti antirazzisti, di fatto CasaPound l’ha già fatta e Forza Nuova ha annunciato che l’8 febbraio «ci sarà comunque». Intanto, il ministro Minniti ringrazia ANPI, CGIL, Libera e ARCI per aver ritirato all’ultimo momento la loro adesione, dichiarando che «ci penserà il ministero dell’Interno a impedire che si faccia la manifestazione». Nella storia italiana, la strategia del terrore e del golpe è sempre stata respinta dalla gente nelle piazze. Così fu dopo la
strage di Piazza Fontana, dopo il colpo di Stato neofascista del generale Borghese, dopo le stragi di Brescia e di Bologna…

Siamo convinti che sia importante manifestare in solidarietà con le persone colpite dall’odio assassino dei neofascisti. Anche a Bologna ci sono stati neofascisti che hanno minacciato ed esploso colpi contro giovani migranti. È ora di dire basta alla caccia allo straniero di leghisti e neofascisti. È ora di dire basta alla strumentalizzazione di
alcuni casi di femminicidio per giustificare squadrismo, razzismo e «sicurezza»!

Nodo sociale antifascista

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Neri e migranti: bersagli democratici del fascista di turno

Hanno sparato a sei migranti, cinque uomini e una donna. Gli hanno sparato perché erano neri, dato che questo era il solo segno distintivo che li ha fatti diventare dei bersagli. È stato un maschio bianco a premere il grilletto. Ci basta questo.

Non ci interessa andare dietro alla psicologia d’occasione che già sta facendo di chi ha sparato uno squilibrato, mosso dalla paura, dalla rabbia o addirittura dall’amore. Ci interessa invece chiamare le cose con il loro nome. Sparare ai neri è razzismo nella sua forma più brutale. È la coerente messa in pratica della difesa della «razza bianca a rischio» di cui parlava qualche settimana fa Attilio Fontana, candidato leghista alla presidenza della Regione Lombardia. Con questa coerenza, poiché un nero è stato accusato dell’omicidio di una donna bianca, i difensori della patria suggeriscono che è comprensibile che un maschio bianco tenti di ammazzare i neri in quanto razza, uomini o donne che siano. La logica è tanto violenta quanto banale. È la logica di Forza Nuova che, in nome del politicamente scorretto, si schiera con chi ha sparato. Ed è quella di Salvini che in nome della sicurezza scarica le responsabilità sui migranti, colpevoli di «invadere» e colorare in maniera poco decorosa un paesaggio urbano da sbiancare.

Non è un caso che chi ha sparato si sia candidato l’anno scorso con la Lega e frequenti da tempo ambienti dell’estrema destra maceratese. Mentre il governo pensava di evitare «l’invasione» e salvare il tessuto democratico del paese con i campi di detenzione in Libia e lasciando mano libera agli schiavisti, il razzismo si nutriva di parole sporche di sangue e poi passa ai fatti. C’è allora un filo rosso sangue che lega il razzismo esplicito e violento al razzismo democratico, che si rivela nei suoi lapsus e si camuffa con le vesti rispettabili e le argomentazioni del buonsenso. La paura che il Ministro degli interni ama ascoltare e quindi fomentare si è mostrata nei suoi esiti più violenti. Solo che, diversamente da quanto sostiene Gentiloni, chi ha sparato non «ha colpito cittadini inermi». Ha colpito quegli stessi migranti che lo Stato italiano vuole respingere, espellere e rimpatriare. Gli inviti alla calma di Renzi vogliono solo coprire questa realtà. La calma viene buona quando si tratta di banalizzare il terrore contro i migranti, in modo da nascondere la propria complicità politica con il bianco che ha premuto il grilletto. La parola d’ordine è: non inquietate il votante bianco. Il razzismo democratico sta tutto qui. Nell’invito ad abbassare i toni, che per i migranti suona come un abbassate la voce, non mettete in piazza la condizione di ricatto a cui noi democratici abbiamo lavorato così bene e che vi rende i bersagli più facili di una rabbia che altrimenti finirebbe per colpire noi e i nostri amici precarizzatori.

Che Salvini abbia lanciato la sua campagna nazionale arruolando la destra più violenta è noto da tempo. Sarebbe però troppo facile addossare al barbaro leghista la responsabilità esclusiva del terrore razzista scatenato contro i migranti. La campana suona oggi per il razzismo democratico, che per anni ha utilizzato il leghismo come foglia di fico per portare il razzismo istituzionale oltre ogni limite. D’altra parte, c’è chi nel partito democratico asserisce candidamente che aprire nuovi CIE per espellere i migranti «delinquenti» permetterà non solo di fare felice Minniti, ma anche di ridurre il numero degli stupri. La stessa cosa pensata e dichiarata, con lo stesso bianco candore, da chi ha sparato e dai suoi sostenitori. Quando qualsiasi cosa diventa lecita per poter sbandierare una diminuzione degli sbarchi, quando l’unica novità che si è capaci di proporre è un’accoglienza fondata sullo sfruttamento, quando si continuano a dividere gli uomini e le donne in base alla loro utilità economica, quando un permesso di soggiorno diventa lo stigma per affermare gerarchie sociali e nei luoghi di lavoro, quando si giustifica il razzismo più sfacciato e lo si alimenta immaginando nuovi centri di detenzione ed espulsione, quando il razzismo serve a nascondere la violenza patriarcale contro le donne, quando nel nome di una campagna elettorale permanente nessuno osa rovesciare i termini del discorso, può capitare – e non è la prima volta – che qualcuno decida di fare un passo in avanti e sparare. La campana suona però anche per noi, perché non è più il momento di mostrarsi buoni per piccoli calcoli di bottega, ma di costruire percorsi al fianco e dalla parte delle migranti e dei migranti.

Coordinamento migranti

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In piazza con il coraggio e la rabbia dei migranti. Con Jennifer, Mahamadou, Gideon, Wilson, Festus e Omar.

Stiamo con chi scenderà in piazza sabato 10 febbraio a Macerata, a Milano e in altre città d’Italia.

Con chi sfida il divieto di turbare le larghe intese sociali, cementate dal razzismo democratico, leghista o fascista. Con chi non si tira indietro per squallidi calcoli di bottega, perché ritiene che in fondo c’è sempre tempo per continuare a rinviare le lotte dei migranti, per parlare a nome loro senza dargli voce. Con chi non pensa alle bandiere infangate, dimenticando che ogni giorno l’Italia e l’Europa si macchiano del sangue dei migranti. Con chi si tiene lontano dai buffet della retorica elettorale, dove si possono scegliere le argomentazioni migliori per condannare e poi giustificare la difesa a mano armata della «razza bianca». Con chi non ascolta le profezie di morte del ministro dell’Interno, che le vende direttamente al migliore offerente, quello che con logica brutale è pronto a cacciare 600mila migranti per scongiurare la caccia al nero.

Per questo, stiamo con chiunque intenda aprire percorsi di lotta affinché essere nero o migrante non significhi essere bersagli democratici del fascista di turno, non comporti dover sottostare a ricatti e minacce da parte di razzisti, sfruttatori e istituzioni. Stiamo prima di tutto con Jennifer, Mahamadou, Gideon, Wilson, Festus e Omar. Con il loro coraggio e la loro rabbia, che è il coraggio e la rabbia delle e dei migranti che ogni giorno lottano per essere liberi dalla gabbia dell’accoglienza, dello sfruttamento e del razzismo istituzionale.

Coordinamento migranti

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Ancora odio fascista. È di poche ore fa la notizia di quanto accaduto questa mattina a Macerata. Luca Traini, già noto per essersi candidato al consiglio comunale di Corridonia tra le file della Lega, partito che negli ultimi anni ha cavalcato l’onda della crisi per alimentare la guerra tra poveri, è stato fermato intorno alle 12 dopo aver esploso diversi colpi di pistola dalla sua auto, ferendo anche in modo grave diversi passanti extracomunitari. Sguardo fermo, tricolore in bella vista e braccio teso da buon nostalgico del ventennio. Non dobbiamo quindi cadere nella trappola di chi vorrebbe farlo passare come un raptus, il gesto di un pazzo. La mano non è quella di un folle, ma di chi, mosso da odio e intolleranza, ha deciso di colpire, lasciando un segno.
E non hanno tardato a venir fuori anche i soliti paladini della giustizia, che vorrebbero far passare il caro camerata come un guerriero che si erge in “difesa della razza bianca”. Da pochi giorni infatti, in quelle stesse zone, Pamela, una giovane ragazza, è stata brutalmente uccisa. Ma noi sappiamo bene come sessismo, razzismo, xenofobia e intolleranza siano tutti il frutto dello stesso albero marcio, e non permetteremo a nessuno di fare campagna elettorale sui nostri corpi e sulle nostre vite.
Quanto successo oggi ci dice che finché esisterà il germe dell’odio fascista, ci sarà sempre bisogno di resistenza antifascista. Finché non avremo sradicato le profonde radici che tengono in vita questa feccia non potremo dormire sonni tranquilli.
A quelle forze istituzionali che utilizzeranno questa vicenda per forgiarsi ancora una volta della bandiera dell’antifascismo, vogliamo ribadire che non dimentichiamo chi concede spazio ai fascisti per potersi ergere come ultima alternativa alla calata nera. Sappiamo bene da che parte stare, e sappiamo bene che il nemico ha tanti nomi, tanti colori, tanti slogan e tanti volti. Il nostro silenzio non lo avranno mai, la nostra rabbia sempre!
#antifa

Hobo

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I segnali inquietanti che abbiamo troppe volte evidenziato nei mesi scorsi di rigurgiti fascisti e razzisti, in città e nel nostro paese, hanno gravemente superato il livello di guardia. Un atto terroristico incredibilmente violento a Macerata ci impone di reagire.

Le sconcertanti polemiche di queste ore rendono necessario tirare una netta riga tra chi pratica veramente l’antifascismo e chi si limita ad evocarlo e con incredibile pavidità rifugge la responsabilità di testimoniarlo con forza.

Non è possibile tollerare ancora questa ambiguità.

Non legittimiamo col nostro silenzio la violenza fascista e razzista e la indegna propaganda politica che la sostiene.

Non ascoltiamo il richiamo elettorale alla moderazione e denunciamo gli opportunismi politici che piegano ai propri interessi anche queste inaudite violenze fino a cercare di impedire una necessaria, pacifica e libera manifestazione nella città luogo dell’attacco e residenza delle vittime a cui vogliamo manifestare tutta il nostro sostegno.

Non è più il tempo di riflettere ma quello di unirsi a tutte le forze antirazziste e antifasciste per difendere con orgoglio i valori che i nostri Partigiani ci hanno consegnato e che Venti Pietre pratica ogni giorno.

Saremo domani a Macerata.

Venti Pietre

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Verso lo sciopero de #lottomarzo, anche a Macerata!

Contro il razzismo che nasconde il patriarcato, contro il patriarcato che sostiene il razzismo!

Il fascista che ha sparato a Macerata ha sparato a bersagli dalla pelle nera. Per giustificarsi ha detto di voler vendicare l’omicidio di una donna bianca, Pamela, nel quale parrebbe coinvolto un uomo nero. Che il gesto di vendetta e le pallottole abbiano colpito anche una donna migrante e nera, Jennifer Otioto, non sembra rilevante per nessuno. Così, il delirio patriarcale giustifica il razzismo più feroce, mentre il razzismo nasconde la violenza patriarcale contro le donne. Nelle tante prese di parola di questi giorni, le donne scompaiono o compaiono solo come vittime, le migranti non esistono. Esistono maschi bianchi che provano a “farsi giustizia da soli” quando qualcuno tocca le “loro donne”, come ripetono non solo i militanti di estrema destra che difendono l’attentatore fascista, ma anche gli psicologi di turno, i magistrati e il Ministro degli interni. Esistono maschi bianchi, appoggiati da partiti di destra e sostenuti dai gruppetti neofascisti, che se ne vanno in giro con le svastiche tatuate in faccia per sparare al uomo nero. Quello della favola, né più, né meno. Quello che è riconosciuto come migrante, o nero, solo se si macchia di un crimine contro la «razza italica» , se stupra e minaccia «le nostre donne», ma viene improvvisamente «sbiancato» se un fascista gli spara addosso. In ospedale infatti ci sono «cittadini stranieri», oppure «malcapitati».
La brutale unione tra il razzismo e la violenza sessista del patriarcato, però, non si è esplicitata soltanto a Macerata. Solo pochi giorni fa il segretario del PD di Bologna, Francesco Critelli, ha accolto con entusiasmo la proposta del sindaco Merola di aprire “CIE per delinquenti”, dichiarando che grazie a queste strutture si ridurrebbe il numero degli stupri. Il razzismo democratico invoca la violenza patriarcale per giustificare ulteriori restrizioni alla libertà di movimento ed espulsioni. Ancora una volta scompaiono le donne migranti, che a causa di quelle restrizioni incontrano quotidianamente lo stupro nei campi di detenzione in Libia, le violenze più brutali sui confini, e poi ancora le molestie sui posti di lavoro, che sono costrette ad accettare perché il lavoro è l’unica condizione per rinnovare il permesso di soggiorno. Così, i razzismi istituzionali riducono le donne a vittime e oggetti di protezione e lavoro da sfruttare, ma sapientemente tacciono sulla lotta per la libertà che le migranti praticano ogni giorno contro la violenza del patriarcato. Una violenza che si alimenta proprio dei confini che i razzismi democratici vogliono rafforzare. La violenza patriarcale è ciò che unisce razzismo fascista e razzismo democratico. Entrambi sostengono un sistema che si alimenta di gerarchie tra donne migranti e donne bianche, donne migranti e maschi neri, donne e maschi bianchi. Entrambi legittimano la violenza sessuale sistemica e la subordinazione contro cui, in tutto il mondo, donne, uomini, lesbiche, froce, trans* e alleate di ogni genere si sono sollevate.
Per questo sabato 10 febbraio saremo dappertutto! In piazza a Macerata per dire che siamo stanche del razzismo violento e squadrista, istituzionale e democratico, ma anche dell’antifascismo democratico di facciata e di tutte le culture politiche che relegano le donne nell’angolo delle vittime invisibili. E a Bologna, dove saremo impegnate in un laboratorio regionale per la preparazione dello sciopero femminista dell’8 marzo. Perché lo sciopero sarà la nostra risposta anche ai fatti di Macerata e ai fatti di Bologna, dove qualche mese fa si è sparato di fronte all’hub di via Mattei. La nostra risposta ai femminicidi, alla violenza sessista contro lesbiche, trans e soggettività queer, così come al regime dei confini e dei permessi che ammazza tutti i giorni donne e uomini migranti: uno sciopero contro la violenza maschile e di genere è uno sciopero contro il razzismo patriarcale, contro l’invisibilizzazione delle donne e la vittimizzazione e lo sfruttamento delle migranti.

Non vogliamo essere protette, vogliamo essere libere. L’antifascismo o è femminista o non è. A fianco delle migranti, contro il razzismo, contro la violenza maschile e patriarcale, l’8 marzo noi scioperiamo!

#NonUnaDiMeno #WeToogether #8M

Non Una di Meno Bologna