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Tunisia / Si riaccende Sidi Bouzid

Ucciso un ragazzo di 14 anni nella città dove ebbe inizio la rivolta contro Ben Ali e che diede fuoco alle polveri della «primavera araba». Nove gli arrestati.

19 Luglio 2011 - 11:00

(da Nena News)

Si chiamava Thabet Belkacem il ragazzo 14enne ucciso da un proiettile di rimbalzo sparato dalle forze di sicurezza tunisine durante i violenti scontri divampati ieri a Sidi Bouzid, la città dove ebbe inizio la rivolta con il dittatore Zine El Abidine Ben Ali e che diede fuoco alle polveri della «primavera araba» in Nordafrica e nel Vicino Oriente.
Gli scontri più violenti sono avvenuti intorno alla mezzanotte e sono andati avanti per quasi tutta la notte. La polizia sostiene di aver aperto il fuoco solo dopo il lancio da parte dei manifestanti di sassi e bottiglie incendiarie. La reazione delle forze di sicurezza, secondo alcuni testimoni, invece sarebbe stata sporporzionata. Uno dei manifestanti feriti, a causa della gravità delle sue condizioni, è stato trasferito dall’ospedale di Sidi Bouzid a quello di Sfax.
Il capo della polizia locale, Samir al-Maliti ha detto che cinque persone sono state arrestati durante gli scontri, mentre le altre quattro sono state fermate nelle ore successive. L’esercito intanto ha inviato rinforzi in previsione di nuovi incidenti. Sidi Bouzid è la città dove, il 17 dicembre dello scorso anno, un giovane commerciante ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco, morendo dopo un’agonia di settimane. Il suo suicidio – per protesta contro una sanzione amministrativa che gli era stata inflitta – viene considerato il primo atto della «rivoluzione dei gelsomini» che, il 14 gennaio, culminò con la fuga del dittatore Ben Ali.
Maya Jribi, segretario generale del Partito democratico progressista tunisino, in un’intervista ad Aki-Adnkronos ripresa dal sito repubblica.it, ha espresso il timore che la ripresa delle violenze possa causare un rinvio delle elezioni, fissate per il prossimo 23 ottobre. «La rivoluzione dei gelsomini ha realizzato i sogni di libertà e di cambiamento del popolo tunisino – ha detto Jribi -. La rivoluzione ha dimostrato al popolo che quel sogno poteva essere realizzato. Ora, per raggiungere il nostro obiettivo fino in fondo, non ci resta che andare alle elezioni».
La leader del movimento progressista tuttavia non esclude che si possa a uno slittamento del voto. «Ma noi siamo ottimisti – ha affermato- perché crediamo che un popolo in grado di far cadere un dittatore sia in grado anche di superare queste difficoltà». «Purtroppo di recente c’è chi ha chiesto il rinvio delle elezioni – ha spiegato la Jribi -. Si tratta di persone che non vogliono andare al voto e pongono degli ostacoli spingendo le istituzioni del paese a scontrarsi». A proposito dell’operato del governo transitorio tunisino, Maya Jribi ha ricordato che «si tratta di un esecutivo che non ha la bacchetta magica: la situazione è molto pericolosa e resto convinta che il governo sta portando il paese verso le elezioni». Nena News