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Tra cinema e realtà: “Per Emmanuel, contro le frontiere”

Martedì sera incursione di Tpo-Làbas sul palco di piazza Maggiore, prima della proiezione di “Fuocoammare”, per ricordare che “le politiche dell’Ue continuano ad uccidere migliaia di persone” e lanciare il No Border Camp di Salonicco.

14 Luglio 2016 - 11:56

c3“Per Emmanuel, contro il razzismo e le frontiere”. E’ lo striscione con cui martedì sera i centri sociali Tpo e Làbas hanno compiuto una rapida incursione sul palco della rassegna “Sotto le stelle del cinema”, in piazza Maggiore, subito prima della proiezione del film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, che racconta il dramma degli sbarchi dei migranti a Lampedusa. “Siamo qui per dire che le politiche migratorie dell’Unione europea continuano ad uccidere giorno dopo giorno migliaia di persone, persone come noi che non sono numeri”, ha spiegato un’attivista al megafono, come si può vedere in un video dell’azione pubblicato da YaBasta. Nell’intervento, è stato anche criticato lo “scellerato accordo tra Unione europea e Turchia”.

Gli attivisti, infine, hanno annunciato che parteciperanno al No Border Camp che si terrà a Salonicco dal 15 al 24 luglio, “per andare a vedere cosa succede in Grecia, cosa subiscono le persone che cercano di scappare dalla guerra”. Come spiega più approfonditamente un comunicato di adesione che Tpo e Làbas hanno firmato insieme all’Aq16 di Reggio Emilia e al Casa Madiba Network di Rimini: “E’ evidente che la cosiddetta crisi dei rifugiati è in realtà una crisi della ‘fortezza Europa’, di un modello politico basato sulla selezione degli ingressi, sullo sfruttamento dei migranti, sulla libertà di circolazione a geometria variabile. Questo modello si sgretola davanti all’impossibilità di una gestione securitaria ed escludente del fenomeno migratorio. Nonostante il fallimento del piano delle relocation voluto da Juncker con l’Agenda Europea delle Migrazioni, le socialdemocrazie europee si ostinano a eludere le proprie responsabilità anche al prezzo di accordi scellerati con dittatori e regimi. E’ il caso del patto UE-Turchia di cui già vediamo le conseguenze: deportazioni e respingimenti a fuoco dei rifugiati siriani nei territori della guerra, costruzione di campi profughi militarizzati e disumani, legittimazione della deriva nazionalista e totalitaria del regime di Erdogan. Con accordi bilaterali e migration-compact si trasforma la cultura dei ‘diritti umani’, mentre con il sistema hotspot si sovverte il diritto di asilo, diventato prerogativa di poche nazionalità, in aperta violazione della Convenzione di Ginevra e della stessa normativa europea. Questi dispositivi di esclusione e marginalizzazione sono funzionali alla retorica dell’assedio e della paura, alimentate dai partiti di destra per invocare una escalation di soluzioni repressive e xenofobe. Da parte nostra crediamo invece che ci sia una sola possibilità per rispondere alla domanda di futuro e di pace che i movimenti migratori pongono ai paesi europei: percorsi sicuri di arrivo diretto e garantito, una accoglienza diffusa e di qualità nei territori, una cittadinanza europea aperta. Ma queste rivendicazioni sono ancorate alle lotte che ogni giorno portiamo avanti per il diritto al reddito e a condizioni di lavoro degne, per il diritto all’abitare, contro le misure di austerity imposte dalla governance finanziaria, per la difesa di beni comuni come la sanità, la scuola, l’università, contro la speculazione e per lo sviluppo rispettoso del territorio e delle sue risorse. Per questo riteniamo fondamentale una mobilitazione transnazionale contro i confini, connettendo tra di loro tutte quelle esperienze europee di collettivi, associazioni, movimenti che ogni giorno lottano con i migranti e per la costruzione di una alternativa concreta al dominio di pochi su molti. Come abbiamo appreso al Brennero la partita è ancora aperta, nessuna barriera può resistere se abbiamo il coraggio di violarla”.