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Tazebao a Scienze Politiche: #iostocongabriele

Azione comunicativa dello spazio Bianconiglio per la liberazione del giornalista Del Grande: “La Turchia batte un altro record: è il paese con il più alto numero di giornalisti dietro le sbarre”.

22 Aprile 2017 - 14:12

Cartelli appesi all’ingresso, sulle bacheche e sui punti info dell’ateneo per richiamare l’attenzione sull’ingiusta detenzione di Gabriele Del Grande, e per chiedere all’ateneo di interrompere ogni collaborazione con lo stato turco. E’ successo ieri a palazzo Hercolani, sede della scuola di Scienze politiche.

Del Grande è un giornalista, documentarista e curatore del blog Fortress Europe su cui da anni raccoglie informazioni su naufragi e morti nel mediterraneo. E’ stato fermato il 9 aprile mentre lavorava ad Hatay, al confine turco-siriano, e da allora è trattenuto nei centri di identificazione ed espulsione turchi, senza che sia mai stata formalizzata un’accusa. Solo martedì scorso ha potuto contattare al telefono i familiari e la compagna, facendo sapere di aver iniziato uno sciopero della fame (e, fino a venerdì, anche della sete) per il rispetto dei propri diritti. Ieri finalmente ha incontrato un avvocato e il console italiano.

Da giorni in Italia monta la mobilitazione a suo sostegno: a Bologna il primo passaggio è stato un presidio al Nettuno convocato da diverse associazioni giovedì scorso, ieri questa azione comunicativa a Scienze politiche. Scrive lo Spazio universitario Bianconiglio: “La Turchia batte un altro record: è il paese con il più alto numero di giornalisti dietro le sbarre. Ankara detiene la metà di tutti i giornalisti arrestati nel mondo. Sono kurdi, sono turchi, sono indipendenti, sono scrittori e analisti, commentatori e fotografi. E sono anche stranieri. Gabriele Del Grande è l’ultimo di una lunga serie, in un paese che – a seguito della campagna di epurazione giustificata con il tentato golpe del 15 luglio – ha posto sotto il controllo governativo (diretto e indiretto) il 90% dei media, a sentire le opposizioni. Scienze Politiche #unibo dice #iostocongabriele, che in questa guerra non ci stiamo, che è una guerra per pochi e per loro e che a pagare sono sempre quelli come noi, che siamo pronti a metterci in gioco per opporci a tutto quello che alimenta e rafforza il potere di regimi dittatoriali da cui è necessario prendere le distanze e con cui bisognerebbe rompere i rapporti e economici e non , immediatamente! #FreeGabriele, libere tutte e liberi tutti gli oppressi da regimi dittatoriali!”.