Acabnews Bologna

Sventato lo sfratto di una donna incinta e suo marito

Ieri presidio antisfratto di Asia-Usb, esecuzione rinviata. Sindacato in picchetto anche oggi, domani Pugno chiuso alla Barca. A Imola presidio all’Acer: “Stop a sfratti fino a uscita graduatorie e a svendita patrimonio Erp”.

25 Maggio 2016 - 09:13

Picchetto antisfratto (foto Asia Usb)Un picchetto antisfratto determinato ha rinviato (ieri, ndr) lo sfratto esecutivo posticipandolo per il prossimo 14 luglio. Ahmed assieme alla propria moglie incinta da pochi mesi con problemi di salute legati alla gravidanza si sono ritrovati in condizione di morosità a causa della perdita del lavoro. Inoltre Ahmed vanta un credito di circa cinquemila euro nei confronti della proprietà in merito ai lavori effettuati all’interno dello stabile per conto della stessa proprietà, la quale oltre a non pagare il dovuto ha richiesto ed ottenuto dal giudice lo sfratto esecutivo. Inoltre nei giorni scorsi la famiglia di Ahmed ha subito un grave atto intimidatorio di matrice ignota: è stata lanciata all’interno del suo appartamento una bottiglia molotov. Nonostante le minacce e le pressioni Ahmed, Asia-usb e i solidali si sono presentati la mattina determinati a rispondere a queste aggressioni con la forza della solidarietà e della lotta. Continuiamo a rilanciare questa settimana di lotta che si concluderà con la presenza di Asia-usb e degli ex occupanti di Via Irnerio al corteo dell’indipendenza della lotta per la casa lanciato da Social Log Bologna il 28 maggio in Piazza dell’Unità.

Domani (oggi, ndr) un altro picchetto anti-sfratto in Via Tibaldi 39 per impedire uno sfratto ai danni di un inquilino che versa in condizioni di indigenza all’interno delle case Acer.

Stop sfratti stop sgomberi!
Assegnare subito tutti gli alloggi sfitti!
Casa per tutti!

Asia-Usb

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Acer e Comune di Bologna vergogna.
Le case popolari non sono vostre… sono patrimonio della classe operaia.

Il 26 maggio 2016 dalle 6,30 contro lo sfratto previsto in via Pietro Pelotti – quartiere Barca.

Una famiglia del quartiere Barca, composta da due figli adulti e la loro madre, nel 2001 ha ottenuto la casa popolare. Nel 2006 uno dei due figli attualmente residenti in tale alloggio ha un infortunio sul lavoro, e a causa dei dolori sempre più forti si licenzia poco dopo. L’Inail gli riconosce un’invalidità da lavoro del 20% e una pensione di 200 €/mese. Nel 2008 poi, ritorna a casa l’altro figlio, uscito precedentemente, disoccupato e senza dimora. Nel 2009, in seguito alla rottura di un tubo condominiale, ecco che la bolletta di novembre arriva con le seguenti voci: – canone di affitto 25,00 € ; – indennità di mora 0,53 € ; – fondo spese condominiali 15,00 € ; – bollo 1,81 € ; – acconto gestione spese di riscaldamento 105,00 € (!); – insoluto acqua 429,27 € ; totale 576,61 €. La madre titolare del contratto di locazione, ritrovatasi sola, con una pensione da miseria e due figli disoccupati a carico, non ha ovviamente modo di pagare una bolletta tanto esosa e diviene morosa. Le bollette iniziano ad ammontare in questo periodo a diverse centinaia di euro (come quella di giugno 2010, di quasi 400 euro). Nel frattempo acer, per niente turbata da una situazione di palese difficoltà, emette in data 16 luglio 2010 una bolletta di 995,57 €, caricandola di un gran numero di indennità grazie al cavillo burocratico della “mancata comunicazione di ospitalità”: il figlio, dichiarato uscito di casa, ha mantenuto la residenza. Sempre nel 2010 la richiesta d’ampliamento del nucleo familiare in favore del figlio invalido, mai uscito di casa, viene respinta dal comune senza alcuna indagine. Nell’aprile del 2014 l’Acer si attiva, comunicando l’intenzione di vendere la casa. Nel 2016 arriva la prima visita dell’ufficiale giudiziario per l’esecuzione dello sfratto. La madre, esausta, trova accoglienza da una figlia che abita fuori Bologna e lascia ufficialmente la casa. Ora il figlio invalido del lavoro rimane solo con il fratello, che decide di rivolgersi alla nostra associazione per cercare una soluzione non disponibile presso le istituzioni.

Riflettendo su questa storia viene da chiedersi come mai acer e il comune di bologna, tanto solerti nel riscuotere i canoni, non siano intervenuti in modo serio e coordinato quando potevano farlo e come mai abbiano di fatto lavorato perchè si creassero le condizioni per lo sfratto da una casa popolare di una famiglia riconosciuta bisognosa. E’ evidente da parte di acer la volontà di disfarsi di un patrimonio immobiliare acquisito finanziato e costruito con i soldi degli operai(ex Gescal), di cui dunque tutti i lavoratori d’ogni nazionalita’ hanno ogni titolo ad usufruire. Tanto piu’ se sono invalidi da lavoro e quindi ne hanno massimo bisogno, a causa della disgrazia capitata loro sul posto di lavoro, dove ci sfruttano ormai fino all’esaurimento per non darci nulla. Se non ci organizziamo per impedire questo come tanti altri soprusi ai danni dei proletari, presto potremo assistere allo sfratto dalla casa popolare di un invalido sul lavoro, la cui famiglia subisce gli effetti d’un sistema in crisi. Il Comune avrà così altre due persone da conteggiare nell’esercito di sfrattati e forse un’altra casa popolare vuota, o peggio murata, tra le migliaia altre che giacciono sfitte. Siamo già riusciti una volta a bloccare lo sfratto della famiglia in questione, e la prossima visita dell’ufficiale giudiziario è prevista per il 26 maggio. Noi ci stiamo organizzando, unitevi a noi per rispedirlo al mittente ed impedire l’ennesimo sopruso da parte di acer e Comune.

Basta sfratti – basta business dell’emergenza – assegnazione dello sfitto pubblico e sblocco dei fondi gescal, prelevati dalle buste paga per finanziare l’edilizia popolare ed attualmente utilizzati per tutt’altri scopi.

Associazione sindacale “Pugno chiuso”

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Case popolari vuote: dov’è la graduatoria?

Dopo l’ennesimo sfratto rinviato questa mattina, oggi (ieri, ndr) pomeriggio abbiamo fatto un presidio dalla sede dell’ACER di Imola!
Nonostante l’elevato numero di sfratti a cui la gestione emergenziale non riesce più a far fronte, la graduatoria per l’accesso alle case popolari è in ritardo di oltre un mese. Un mese in cui molte persone avrebbero potuto trovare una risposta degna al problema abitativo.

Politiche sociali non significa aspettare di ritrovarsi persone a dormire per strada prima di agire.
Politiche sociali non significa svendere il patrimonio ERP aggravando il problema abitativo.
Politiche sociali non significa perdere tempo per l’uscita di una graduatoria necessaria a dare respiro almeno a qualche famiglia che rischia di perdere la casa.

A ciò si aggiunge l’edificio in via Giovanni X, con più di 40 appartamenti destinati al canone calmierato ancora vuoti dopo oltre 3 anni, per i quali non è ancora uscito il bando di assegnazione!

Chiediamo:
– il blocco immediato degli sfratti in attesa dell’uscita delle graduatorie definitive per le case popolari e per il canone calmierato!
– il blocco della svendita del patrimonio erp!

Sportello antisfratto Imola