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Sul 36 l’ateneo non decide, gli studenti: “Il dialogo non si fa con i manganelli” [audio]

Ieri occupato l’atrio del rettorato, oggi nuova assemblea pubblica, giovedì presidio in piazza Verdi. Ubertini non chiude alla protesta ma rivendica l’intervento della polizia e resta vago su riapertura della biblioteca e reinstallazione delle bussole.

22 Febbraio 2017 - 11:25

Il Senato Accademico chiamato a discutere dei fatti che hanno interessato la biblioteca di Discipline umanistiche ha trovato ieri mattina l’atrio di via Zamboni 33 in “occupazione permonente”, con tavoli, panche e studenti chini sui libri: “Non ce ne andremo fino a quando il 36 non riaprirà e non tornerà a essere lo spazio libero che è sempre stato in tutti questi anni”, assicuravano, mentre la pagina Facebook “Quelli del 36” chiamava tutti e tutte in Rettorato alle per confrontarsi sulle posizioni deel’Università e rilanciava per giovedì una giornata di presidio e autogestione in piazza Verdi con “performance artistiche, reading, e il pranzo genuino delle rete ‘Eat the Rich’ in solidarietà alle studentesse e agli studenti del 36”.

Gli studenti erano arrivati in corteo, con in testa tre cartelli raffiguranti rettore, questore e sindaco come le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Di Ubertini, commentavano: “Bene se vorrà ascoltare le nostre istanze, bene, ma a condizione che faccia allontanare la Polizia dalla zona universitaria, e riporti la discussione nell’ambito accademico”. In ogni caso, “ogni eventuale iniziativa di protesta sarà decisa nel corso dell’assemblea in programma stasera al 38 di via Zamboni”.

> Uno studente ai microfoni di Zeroincondotta:

 

Intanto, in Senato la discussione è proseguita per cinque ore, senza arrivare a una decisione operativa sul 36. E all’uscita, Ubertini in conferenza stampa ha finalmente parlato della vicenda tornelli dopo giorni di silenzio, tenendosi tuttavia abbastanza vago: “Il tema non è l’accesso regolamentato, ma la zona universitaria e il disagio sociale che la attraversa. E questo riguarda tutta la città”, ha affermato, dicendosi poi intenzionato a tentare una mediazione con gli studenti in mobilitazione: “Non mi sottrarrò mai al dialogo ma dobbiamo far evolvere la dinamica. Abbassiamo i toni perché non si ripetano più fatti del genere e si faccia una riflessione più ampia. Ci sono le condizioni e la dispobilità da parte nostra per fare un passo avanti. Lo stallo si supera mettendo a fuoco i temi veri”. Come? “Non ho ricette immediate”.

Nessuna parola definitiva sulla permanenza o meno delle ‘bussole’ all’ingresso di via Zamboni 36: “Noi vogliamo andare avanti con le aperture serali e io ho la responsabilità di garantire la sicurezza”, il controllo degli accessi in altre strutture dell’Ateneo “ha funzionato e le condizioni di fruizione sono ottime”, ma “di soluzioni tecniche ce n’è varie, se ne possono trovare anche altre ma non è quello il punto”.

E quando riaprirà la biblioteca? “Non immediatamente, non ci sono le condizioni di sicurezza, non è agibile”, elencando vari danni tra cui quello al sistema anti-taccheggio e a una porta di sicurezza è stata incrinata” e riportando la stima già circolata di 40.000 euro. Frattanto, informa, è già stato riattivato il prestito alla biblioteca di Italianistica al 32, i lavoratori sono stati spostati alla Bub e il rettore si è impegnato a trovare una “soluzione ponte” per garantire agli studenti posti studio in sostituzione di quelli del 36.

Ubertini rivendica poi la scelta di chiedere l’intervento della polizia all’interno degli spazi dell’ateneo: “Se tornassi indietro, prenderei la stessa decisione”. Ma sulle modalità con cui ha agiuto il reparto antisommossa schiva la responsabilità: “Non ho gli elementi per valutare l’operato di altri in situazioni cosi’ difficili, dal momento in cui è stato chiesto l’intervento della Questura, il rettore non aveva più competenza”.

Poco dopo hanno parlato in conferenza stampa anche gli studenti, al termine dell’assemblea svoltasi come annunciato in rettorato: “Il dialogo non si fa con i manganelli”, hanno mandato a dire, dicendosi disponibili comunque a confrontarsi con i vertici d’ateneo, ma alla condizione che la biblioteca “riapra senza tornelli” e che “la Polizia venga allontanata dalla zona universitaria”.

Spiegano: “Quella è una biblioteca con una storia particolare, di cui il rettore deve tenere conto”, quindi “si facciano in tempi brevi tutte le riparazioni del caso e poi si riapra”. Della zona universitaria dicono che “ha sicuramente dei problemi, ed è da anni che chiediamo di poterci confrontare su questi temi”. Tuttavia, il rettore “non pensi di tirarla per le lunghe con la chiusura della biblioteca nella speranza che la protesta si sgonfi, perché la nostra mobilitazione non si fermerà finché il 36 non riaprirà senza tornelli”.