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Studenti e caro-casa, l’Ateneo non ritiene sia un suo problema

Cua oggi in rettorato per denunciare il disagio abitativo tra gli universitari, per l’Alma Mater solo uno show. Rinviato frattanto uno sfratto alla Barca. Noi Restiamo a Giurisprudenza contro un seminario sulla riforma costituzionale: “Propaganda filogovernativa”.

18 Ottobre 2016 - 18:49

Blitz in rettorato contro il caro casa (foto Cua)Hanno allestito tende da campeggio nei corridoi del rettorato, per sollecitare risposte riguardo gli alloggi studenteschi e il caro vita in generale. Ma la risposta dell’Università agli studenti del Cua è stata a dir poco inadeguata.

“Dalle 10 di questa mattina – scrivono in un comunicato stampa – abbiamo allestito un presidio in Rettorato, in via Zamboni 33, nel corso del quale abbiamo montato tende da campeggio ad evocare le centinaia di studenti e studentesse che sono tutt’ora senza casa garantita, o perché gli alloggi che gli spetterebbero ancora non sono stati consegnati, o dal momento che in città non si trova un posto in camera doppia a meno di 300 euro. Abbiamo insistentemente richiesto ai vertici dell’istituzione universitaria di assumersi un impegno politico serio per far fronte al disagio abitativo, aprendo ad una contrattazione sociale con gli studenti e le studentesse coinvolti, che chiami in causa anche gli altri responsabili di questi problemi, cioè Er.Go e la Regione Emila-Romagna. Problemi riscontrati attraverso il lavoro territoriale che lo Sportello per il Diritto allo Studio Mo’ Basta! sta svolgendo in zona universitaria”.

Ebbene: “A fronte di queste istanze più che legittime – prosegue il Cua – ci siamo sentiti semplicemente rispondere che non è competenza dell’Università risolvere il problema degli alloggi studenteschi (sic!) e che chi si trovava in Rettorato in presidio stava soltanto facendo uno show. A noi sembra francamente grottesco e offensivo che la governance universitaria accusi i suoi studenti, nel momento in cui cercano di portare all’attenzione pubblica un problema serio a cui devono far fronte nell’indifferenza complice delle istituzioni, di mettere in piedi delle sceneggiate. In vero, ci sembra di poter dire con assoluta certezza, che i primi in questa città a mettere in piedi degli show sono proprio coloro che a parole, con altisonanti proclami, si mostrano vicini e compassionevoli nei riguardi dei più svantaggiati, per poi lasciare tutto come prima, nascondendosi negli imbrogli di qualche zero virgola”.

In conclusione, secondo gli studenti “l’unica risposta possibile, contro i loro proclami altisonanti, sono le nostre pratiche di autorganizzazione e rottura dal basso, e per questo domani saremo nuovamente in mensa a pretendere un pasto ad un prezzo accessibile per tutti e per tutte”.

A proposito di disagio abitativo, oggi si registra anche un nuovo rinvio di uno sfratto, alla Barca, al 18 gennaio. Così su Facebook l’associazione sindacale Pugno Chiuso, che segnala anche la presenza degli attivisti di Asia Usb: “Grazie al picchetto organizzato da inquilini e solidali abbiamo consentito alla famiglia sotto sfratto, composta da due fratelli disoccupati – di cui uno invalido del lavoro – e dalla loro madre anziana di non subire la perdita della casa, ordinata per morositá incolpevole da Acer. Neanche la vergogna di sfrattare, alle porte dell’inverno, tre inquilini da una casa popolare ferma questi strozzini e burocrati, che stanno facendo cassa con un patrimonio di proprietá della classe operaia, pagato e costruito con la Gescal, il prelievo sui salari destinato all’edilizia pubblica”. Dalla parti di Acer non è stato l’unico problema di giornata: l’azienda in una stringata nota ha informato che una palazzina Erp al Savena, ieri, è stata interessata da un “cedimento strutturale” che ha reso inagibile l’alloggio di alcune famiglie.

Tornando in Ateneo, si sono mobilitati oggi anche gli studenti di Noi Restiamo: “In zona universitaria – scrivono – questo pomeriggio si è ricordato che ci vogliono 3 C.F.U. per un po’ di sana propaganda governativa. Tanto vale la dignità degli studenti e del sapere scientifico secondo il prof. Morrone e gli altri sostenitori della controriforma costituzionale che alla Scuola di Giurisprudenza dell’Unibo hanno organizzato un ciclo seminariale di parte e a senso unico, presso la Sala Armi di Via Zamboni 22”.

Noi Restiamo, che stigmatizza come “un insulto al buon senso” la decisione (dopo le prime polemiche suscitate dal seminario) di aggiungere “alla lunga lista di relatori per il SI un paio di nomi di professori che in questi mesi hanno espresso alquanto blande perplessità sul testo che revisiona la Costituzione”, ha mantenuto per la durata dell’iniziativa un presidio per fare “prendere parola alle ragioni del No sociale che in quella sala non potranno mai essere rappresentate”, rilanciando ” gli interventi di giuristi e personalità rappresentative del dissenso diffuso in questo paese, dei settori colpiti dalla crisi e delle loro lotte”. Insomma, “un momento informativo, di parte e indipendente dalle logiche entro cui vorrebbero annichilire definitivamente la voce dell’opposizione sociale”.