Acabnews Bologna

Studenti ancora in piazza: “Chiudiamo il Career Day, apriamo il 36” [video+audio]

Manifestazione fino alla Fiera, c’è un contatto con la celere. Uno studente trattenuto e portato in Questura, poi rilasciato. “Quelli del 36” diffondono un appello di accademici e personalità della cultura: “Mai più polizia in Università”.

01 Marzo 2017 - 18:14

Corteo degli studenti riuniti sotto la sigla “Quelli del 36” questa mattina per contestare il Career Day dell’Alma Mater, partito dalla zona universitaria e che ha raggiunto i locali della fiera di Bologna. La manifestazione si è mossa dalla zona universitaria verso porta San Donato, da lì ha attraversato il ponte e ha poi imboccato via del lavoro, dove la celere si è schierata a protezione della sede della banca Unicredit. Da qui poi ha proseguito su via Stalingrado fino a raggiungere l’ingresso dell’esposizione. Molti interventi al microfono, durati tutto il corteo. Alla partenza gli studenti ribadiscono le ragioni che li hanno portati in piazza in queste settimane: “Vogliamo la zona universitaria subito demilitarizzata. Vogliamo Sara e Orlando liberi. Oggi il rettore dice che ci vorrà un mese e mezzo ancora per vedere il 36 aperto, se pensano di calpestare i nostri diritti in questo modo si sbagliano di grosso. Il 36 deve rimanere aperto”. Nei pressi della fiera vengono elencat le ragioni della contestazione all’incontro fra Università e aziende in corso durante la giornata: “Siamo contro il Career Day che ci impone l’autoimprenditorialità per cui uno su mille ce la fa, e dall’altra parte chiude le biblioteche coi tornelli e poi con la celere. Il career day mostra la faccia di un università sempre più privatizzata, in cui ci propongono lavoro gratuito o pagato coi voucher. Questo modello di università aziendalistico non fa altro che riprodurre un sistema di impoverimento generale. Lo slogan più cantato è stato infatti:”Chiudiamo il career day, apriamo il 36”.

Davanti all’ingresso della Fiera si è verificato un contatto col cordone di polizia schierato per impedire ai manifestanti di entrare alla kermesse, che si è trasformato in una carica verso il corteo. Qui uno studente è stato trattenuto e successivamente portato in questura, da dove poi nel pomeriggio è stato rilasciato, e a quanto si apprende sarebbe stato denunciato per manifestazione non autorizzata. La manifestazione è quindi ripartita per tornare in zona universitaria, trasformandosi in “corteo selvaggio”, occupando i viali percorsi dalle auto dopo aver imboccato via S.Giacomo, via Selmi, via Belmeloro. Dopo l’ingresso in Strada Maggiore, davanti a scienze politiche vengono invitati gli studenti della facoltà a “fare le scienze politiche fuori, per le strade” perchè “i corsi di gestione delle risorse umane non sono scienza politica, sono solo nozioni per imparare a sfruttare i nostri compagni”.

> Guarda il video della carica davanti alla Fiera (l’articolo prosegue sotto):

Carica al Career Day

Il corteo si è quindi mosso nuovamente verso via Zamboni, dove è stato occupato simbolicamente il cortile del rettorato e si è tenuta un’assemblea per decidere le prossime tappe della mobilitazione. A margine dell’assemblea, gli studenti hanno voluto ribadire, parlando con i cronisti, che la richiesta è quella di “un’immediata riapertura, senza tornelli, della biblioteca di Discipline umanistiche di via Zamboni 36: il mese-mese e mezzo ipotizzato dal rettore Francesco Ubertini e’ troppo, bastano pochi giorni per smontare i tornelli e riaprire”. Tornano anche a criticare “il modello di universita’-azienda rappresentato dal Career Day, che serve solo a mettere gli studenti uno contro l’altro, in una guerra fratricida fra precari”, e concludono condannando “l’atteggiamento della Polizia, che risponde alle nostre istanze con le manganellate”.

> Ascolta l’audio della conferenza stampa a fine corteo (l’articolo prosegue sotto):

 

Sempre “Quelli del 36” hanno poi diffuso in giornata l’appello che avevano promesso nelle scorse assemblee per raccogliere adesioni del mondo accademico e della cultura contro l’intervento della polizia in biblioteca. Questo il testo dell’appello, già firmato da otto docenti universitari (tra cui cinque dell’Alma Mater), musicisti come i 99 Posse e Lo Stato Sociale, scrittori e giornalisti: “Mai più polizia in università! L’università e tutti i luoghi di circolazione e produzione dei saperi non possono essere scenario di repressione militare del dissenso, chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello, di unirsi nel condannare quanto successo poco dopo le ore 17 del 9 febbraio del 2017, nella biblioteca di scienze umanistiche di via Zamboni 36 a Bologna. Nei giorni seguenti l’opinione pubblica è stata impegnata nel condannare la reazione di studenti e studentesse e non l’azione para-militare condotta dalla celere in una biblioteca su richiesta del Rettore Ubertini dell’Alma Mater Studiorum. Chiediamo a tutti gli studenti e a tutte le studentesse di ogni ordine e grado, a tutti i docenti e le docenti di ogni ordine e grado, agli scrittori e alle scrittrici, agli attori e alle attrici, ai musicisti e alle musiciste, a tutti gli operatori e le operatrici del mondo dell’educazione e della cultura, agli uomini e alle donne di questo Paese di prendere parola, di esprimersi, di agitarsi, di indignarsi, di aggregarsi per non permettere che quanto visto il 9 febbraio a Bologna possa ripetersi nuovamente, per non permettere che quell’azione repressiva possa essere normalizzata e considerata dai Rettori delle Università italiane metodo di risoluzione dei conflitti nascenti all’interno dei propri spazi universitari. Al di là dei tornelli e di quello che rappresentano, al di là delle singole opinioni sulle scelte delle singole amministrazioni universitarie pensiamo che su questo non ci possano essere divisioni o tentennamenti, pensiamo che la ferma condanna di questa inaccettabile azione sia a garanzia di tutti e di tutte. Studenti e studentesse dell’Università di Bologna.”