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Studentessa scrive al sindaco: “Làbas, anima della città”

Lettera di una collaboratrice del progetto Accoglienza Degna a Merola: “Lo sgombero sarebbe un enorme errore”. E ieri famiglie dell’ex Beretta, con Sgb e Cispm, in piazza: “Centinaia di persone rischiano la strada”.

31 Marzo 2016 - 15:09

lab“Egregio sindaco Merola, sono una studentessa (non si spaventi) di Giurisprudenza, arrivata a Bologna lo scorso anno. Attratta dalla moltitudine di possibilità che Bologna è in grado di offrire anche ai giovani mi sono convinta che, essendo l’università ritenuta valida, sarebbe stata questa la città dove avrei trascorso la mia vita da fuori sede. E sono decisamente soddisfatta della scelta, anche se devo dire che la soddisfazione è oramai stata contaminata da un senso di amarezza e di nostalgia per una Bologna che in realtà io non ho vissuto, ma di cui ho sempre sentito parlare”. Inizia così la lettera pubblica che Francesca Bonassi, una volontaria che collabora al progetto Accoglienza Degna attivo a Làbas, ha indirizzato al sindaco in merito alla minaccia di sgombero che pende sull’ex caserma Masini. “Bologna la rossa è diventata una Bologna sbiadita, grigia, non solo per la legittima contestazione da parte di Blu (suvvia, come si può pensare di racchiudere la street art in un museo? È un paradosso, una violazione del nome stesso della corrente artistica non crede?), ma anche in senso metaforico, con particolare riguardo all’attivismo politico e sociale che ha sempre contraddistinto la Parigi minore, e alla serie incalzante di sgomberi che l’hanno notevolmente ferita e denudata. A partire da Atlantide, centro di estrema avanguardia, così come ha sottolineato pure il Guardian, passando per l’Ex-Telecom, lo sportello Social Log e arrivando alla minaccia di sgombero di Làbas. Cuori pulsanti della nostra città (permetta l’aggettivo possessivo, è che oramai la sento anche un po’ mia), sono stati svuotati per far spazio a lamentele dalle vedute piuttosto ristrette e a una legalità che poco ha a che fare con la giustizia. Lo so, chi sono io per parlare di cattiva legalità mentre studio legge? Me lo conceda la prego, almeno fino a quando non dovrò iniziare ad applicarla e magari ad essere da essa ostacolata nella mia ricerca di giustizia. Credo infatti che nella nostra società ci sia un ordine di valori e di principi errato, che antepone il diritto di proprietà di edifici caduti in disuso e abbandonati al diritto ad avere una casa, un tetto sotto il quale proteggersi, alla possibilità di fare attività politica o di incontrarsi per momenti di socialità”.

Lo stesso rischio che oggi corre Làbas, “luogo che è diventato l’anima non solo del quartiere Santo Stefano ma della città intera”, continua la lunga lettera di Francesca, che in un altro passaggio concentra l’attenzione sul progetto Accoglienza Degna, “che si impegna nella gestione di un dormitorio in modo da garantire un tetto, oltre ad altre possibilità, a persone che ne hanno bisogno e che sono state in grado di attivarsi, di non essere semplici ospiti, ma soggetti in grado di collaborare e rendersi anche protagonisti”. Anche questa iniziativa dimostra che come “la violazione del diritto di proprietà ha permesso la nascita di molto altro, di gran lunga migliore per la vita di molte persone rispetto a una caserma non utilizzata, così come rispetto ai parcheggi, agli uffici e all’albergo che si vuole costruire. Immagino gli interessi economici alla base della necessità di sgombero, le pressioni alle quali è sottoposto e anche il fatto che questa mia lettera non cambierà assolutamente nulla, che anzi forse mai la leggerà, ma volevo solamente dirle che si tratta di un enorme errore che provocherà solo l’inaridimento ulteriore di una società già troppo asettica e insensibile. Non bisognerebbe soffocare quei rari germogli in grado di garantire spazi per parlare, stare insieme, fare politica e volontariato. E fare politica lo intendo nel senso greco del termine, vale a dire occuparsi della polis, della cosa pubblica, senza necessariamente indirizzarsi su questioni partitiche, ma mantenendo un livello più generale di discussione e dibattito pubblico, necessario ora più che mai”.

sgbLe problematiche relative ai temi dell’accoglienza, intanto, sono state sollevate anche ieri con una manifestazione che le famiglie provenienti dall’ex Beretta hanno effettuato in piazza Maggiore, con il supporto di Sgb e Coalizione internazionale migranti e rifugiati.

Un presidio organizzato “per opporsi alla chiusura delle strutture del piano-freddo. Da giovedì 31 marzo centinaia di persone- in massima parte rifugiati- saranno costrette a dormire per strada. Convinti che la giustizia sociale sia l’unico antidoto alla brutalità che verifichiamo quotidianamente nei nostri territori e alla violenza della nuova strategia della tensione globale che miete centinaia di vittime di tutte le religioni lottiamo perché i rifugiati di questa città vedano riconosciuti i loro diritti. La struttura di via Fantoni non deve chiudere! Come già dimostrato dalle scuole Merlani un’altra accoglienza è possibile! Contro la mafia delle cooperative che hanno consumato in sterili percorsi un miliardo e mezzo di euro (0.4% del nostro Pil) ribadiamo che l’autogestione è l’unica soluzione possibile”.