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Strage, familiari depositano opposizione: “Non si archivino le indagini sui mandanti”

Secondo l’associazione i magistrati hanno lavorato solo sulle carte processuali: “O non hanno letto o non hanno compreso” i fatti nuovi contenuti nelle memorie depositate dalle parti civili.

18 Marzo 2017 - 16:47

L’associazione dei familiari delle vittime della strage alla Stazione del 2 agosto 1980 hanno depositato ieri in Procura l’atto formale di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura rispetto alle indagini sui mandanti. “La richiesta è priva di fondamento – spiega il presidente Paolo Bolognesi – perché si riduce a una rilettura di sentenze vecchie di 30 anni”, mentre l’associazione chiede “indagare sugli elementi nuovi” emersi successivamente, dettagliati “in più memorie depositate” dai familiari. Quindi “o non le hanno lette o non le hanno comprese”.

Accusa Bolognesi: “Sono stati lasciati morire per cause naturali alcuni di coloro che avrebbero dovuto essere degli inquisiti senza compiere, nei loro confronti, significativi atti di accertamento delle prove”. I magistrati, inoltre , “non hanno preso in esame il depistaggio preventivo costruito dai Servizi segreti, nel marzo 1980” per incastrare l’ordinovista e confidente di polizia Marco Affatigato, né “hanno interrogato personaggi come Mario Ortolani, figlio di Umberto”, tra i più potenti affiliati alla P2, ” dal cui conto provenivano una parte dei soldi rendicontati nel ‘documento Bologna’ sequestrato a Gelli al momento del suo arresto, e che si sono limitati a rileggere sulla base di una vecchia relazione della Guardia di finanza del 1987, senza indagare sui nuovi elementi che, dal 1987 ad oggi, abbiamo trovato e depositato”. Non è stata poi interrogata Rita Stimamiglio, nonostante i significativi contenuti della corrispondenza che faceva riferimento ai contatti con Licio Gelli, che abbiamo consegnato, e le affermazioni, fatte proprio alla Procura, dal fratello Giampaolo l’1 febbraio 2017″

Continua il presidente: “Si è liquidato i Nar degli stragisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini come dei neofascisti spontaneisti, non controllati da P2 e Servizi segreti, come, invece, dimostra la
sentenza definitiva di condanna di Gelli, Francesco Pazienza e degli allora vertici del Sismi per averli protetti depistando le indagini sulla strage. E come nuovi elementi che abbiamo dettagliato confermano”. Insomma, “non si può chiedere di archiviare l’indagine sui mandanti della più grave strage del Dopoguerra sulla base di vecchi esiti giudiziari senza scomodarsi ad indagare sui nuovi elementi emersi fino ad oggi. è una rinuncia all’azione penale molto grave che i familiari delle vittime, la società civile e tutte le forze democratiche della città di Bologna e del paese non lasceranno passare”. “Non ci arrenderemo”, promette infine Bolognesi.