Attualità

Spagna / Barcellona resiste

Da Bartleby una narrazione del violento tentativo di sgombero di Piazza Catalunya.

29 Maggio 2011 - 22:45

Cominciamo dalla fine…

Verso l’una e mezza i mossos d’esquadra se ne vanno da Piazza Catalunya da una via laterale, salgono in fretta sulle loro camionette, inseguiti dalla folla e raggiunti dal lancio di oggetti.

Questa è l’immagine finale, quella che deve rimanere chiara nella testa di chiunque pensa di poter governare e gestire le piazze spagnole con la forza.

Tutto era iniziato verso le sei del mattino: circa 300 agenti della polizia autonomica, in tenuta antisommossa sono arrivati in Piazza Catalunya, dove dormivano almeno 200 manifestanti.

L’obbiettivo dichiarato è quello di pulire la piazza nonché sgomberarla da eventuali oggetti contundenti e strutture che potrebbero risultare pericolosi nel caso in cui, a circa 36 ore di distanza, Il Barcellona vinca la Champions League…motivazioni che ci farebbero sorridere se non fossimo disgustati e infuriati per la violenza e la barbarie delle forze dell’ordine.

Non sappiamo se chi ha ordinato tutto ciò fosse così stupido da sperare in uno sgombero definitivo, certo è che l’obbiettivo non dichiarato è quello di reprimere una protesta che ha raggiunto un livello un po’ troppo alto di organizzazione e diffusione sul territorio, quello di riaffermare il potere delle istituzioni municipali sul potere delle istituzioni autonome del movimento. Una forza repressiva contro una forza costituente insomma.

E ciò che è successo ha dell’incredibile, è degno del regime franchista ed è documentato da numerosi video: squadracce senza il numero identificativo sul casco (qua in Spagna è obbligatorio) che picchiano manifestanti seduti o rannicchiati a terra; ragazzi e ragazze sono rincorsi, atterrati e malmenanti, proiettili di gomma sparati a raffica sulla gente; chiunque avesse in mano una macchina fotografica o una telecamera viene spinto a terra o manganellato, i giornalisti e i cronisti sono inizialmente allontanati dalla piazza con intimidazioni e violenze.

L’assemblea plenaria di ieri sera era stata chiara in merito: nel caso di tentato sgombero resistenza passiva, rioccupazione immediata della piazza e norme di autodifesa. Così è stato.

Di fronte ai manganelli gli occupanti si sono seduti a terra ed è scattato immediatamente un allarme che ha iniziato a viaggiare su tutti i mezzi di comunicazione percorribili.

In poco tempo siamo accorsi da tutti i lati in moltissimi, prima centinaia poi migliaia: la polizia circondava coloro che già si trovano in piazza e i rinforzi circondavano la polizia; tutte le strade attorno erano bloccate, il baricentro di Barcellona era completamente isolato.

Continuamente il cordone di mossos allontanava gli assedianti con la violenza, ma continuamente era bucato da manifestanti che raggiungevano il centro di Catalunya.

Ad un certo punto, quando i mezzi per la pulizia se ne erano andati, le tende erano state rimosse, e soprattutto la situazione si era rivelata non più gestibile dalle forze dell’ordine, queste hanno deciso di ritirarsi e lasciare la piazza a chi l’aveva occupata per due settimane.

La risposta più interessante, a mio modo di vedere, arriva ora: il fiume di gente non si accontenta di cacciare la polizia dalla piazza ma, letteralmente, la respinge e la rincorre; con le mani alzate ma con determinazione gli agenti vengono allontanati e tenuti a distanza per alcune decine di minuti.

Di quando in quando parte una carica e la violenza poliziesca viene reiterata (in maniera del tutto inutile dato che dovevano andarsene): oltre ai proiettili di gomma abbiamo dovuto schivare camionette lanciate tra la folla e ripararci da un elicottero che si abbassava per disperderci con l’aria.

Ma ogni volta la marea di gente si ricompatta e alzandosi spazza gli sgherri in divisa sempre più lontano dalla piazza riconquistata, con la risoluzione dei corpi e col lancio di bottiglie, lattine ed anche sassi.

Ecco come un movimento di per sé pacifico riesce a resistere, difendersi e passare all’attacco respingendo chi, per primo, lo aveva aggredito con violenza.

Non era mai successo alla rivoluzione spagnola, dopo la sua esplosione, di dover fronteggiare le forze dell’ordine in campo aperto: ebbene oggi a Barcellona è stato evidente che nessuno ha intenzione di apparire remissivo o arrendevole e, sul piano delle pratiche collettive, è stato fatto un passo avanti.

Lo sappiano: la repressione serve prima di tutto ad alimentare questo movimento.

Alla fine ci saranno più di cento feriti e sarà sotto gli occhi di tutti quanto inaccettabile sia stata la repressione poliziesca (qua si può addirittura vedere un agente che picchia un disabile).

D’altra parte la risposta del movimento a questa sospensione dello stato di diritto è stata ferma e decisa e sarà interessante vedere l’effetto che ciò sortirà sulle altre piazze occupate.

Innanzi tutto questa sera è stata chiamata una grande concentrazione nelle acampadas (quella di Barcellona è ormai del tutto ripristinata) e sono state chieste le immediate dimissioni del ministro degli interni della Catalogna.

Provate a prenderci!

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