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Situazione carceri in Emilia-Romagna: sovraffollamento e rischio sanitario

Nei giorni scorsi una delegazione di politici, accompagnati dal Garante Desi Bruno e dall’Ass. Antigone aveva visitato la Dozza, fornendo un quadro allarmante. Allarme confermato oggi dal rapporto della Conferenza Regionale del volontariato giudiziario.

04 Luglio 2010 - 19:19

Nei giorni scorsi era stata una visita di quattro consiglieri regionali, accompagnati dalla Garante dei Diritti dei Detenuti, l’avv. Desi Bruno, e da due rappresentanti della associazione Antigone, a fornire l’ennesima fotografia della situazione insostenibile all’interno del carcere bolognese della Dozza, dopo la recente ispezione dell’Ausl.

1156 detenuti per una capienza massima di circa 450 persone, di cui 400 condannati in via definitiva e quindi a “soggiornare” per periodi più lunghi. Gli altri – le cifre parlano di circa 2000 persone ogni anno – fanno parte di quella variegata popolazione carceraria che,  “in attesa di giudizio”, si trova a transitare solo momentaneamente per la Dozza, dando origine ad un incredibile “turn-over”, visualizzato dal dato sul flusso carcerario in uscita, circa 3 persone al giorno.

Il dato bolognese viene oggi confermato da un rapporto della Conferenza Regionale del volontariato della giustizia dell’Emilia-Romagna: 4.508 le persone rinchiuse nelle carceri emiliano-romagnole (4.345 uomini e 163 donne), a fronte di una capienza massima regolamentare di 2.393 posti (previsti per 2.273 uomini e 120 donne). Quasi il doppio, con il tasso (88% di sovraffollamento) più alto dell’intera penisola.

Una situazione che, sempre dalle parole della Conferenza Regionale, “vanifica ogni tentativo di pena utile e viola in modo pesante i diritti delle persone recluse, rendendo molto complicato anche il lavoro degli operatori”.

Le politiche securitarie

La fotografia fornita dai politici nei giorni scorsi parlava di una composizione delle popolazione carceraria a grande maggioranza straniera (algerini, tunisini e rumeni, su tutti) e di un forte numero di reclusi tossicodipendenti seguiti dal Sert (300, solo alla Dozza).

Unanimi le analisi di questa “cronica anomalia di sovraffollamento”le politiche securitarie degli ultimi anni colpiscono soggetti deboli e marginali, aggravando con la detenzione situazioni sanitarie e sociali già allarmanti. Inoltre, le leggi sull’immigrazione (Bossi-Fini, in testa) e il reato di clandestinità (Pacchetto Sicurezza) completano il quadro.

Così, il Consigliere regionale in quota Idv, Franco Grillini parla di “scelta ideologica” che starebbe dietro all’affollamento cronico delle carceri. Spiegazione riformulata dalla stessa Conferenza Regionale del volontariato, che imputa alle recenti leggi come la Cirielli, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze “la follia del sovraffollamento”.

La situazione dei detenuti è aggravata, inoltre, dalla contemporanea e parallela carenza cronica di organico, di agenti (circa 200 mancanti all’appello nella sola Dozza) ma soprattutto di operatori psico-sanitari, su cui non sono disponibili dati numerici, ma sottolineato dalla Garante Desi Bruno: “l’Azienda Sanitaria Regionale – dal 2009 ufficialmente responsabile unica della gestione della sanità penitenziaria, grazie alla legge sul decentramento della Sanità – non ha ancora capito che qui c’è più bisogno che fuori”.

L’origine di questo sovraffollamento, che nega di fatto dignità alle persone recluse, e il rischio aggiuntivo, soprattutto sanitario, a cui sono sottoposte, richiamano all’attenzione di tutti, politica, giustizia e operatori sociali, l’attualità e la necessità di ripensare la politica carceraria e penale, facendo cadere i muri ideologici posti dal Governo rispetto alle misure alternative alle detenzione.

d.g.