Acabnews Bologna

Sgombero Villa Adelante, sono 15 gli indagati insieme a De Pieri

Oltre a loro anche quattro minorenni. Per Gianmarco il pm aveva chiesto i domiciliari. Lui: “Città commissariata da Questura e Procura”. #LibertàDiDimora: “Il 27 settembre un’occasione concreta”.

31 Agosto 2015 - 17:38

Sgombero Villa Adelante - © Michele LapiniOltre a Gianmarco De Pieri del Tpo, colpito venerdì scorso da un divieto di dimora a Bologna, ci sono altri 15 indagati per le proteste contro lo sgombero di Villa Adelante dello scorso 18 giugno: si tratta di attivisti tra ii 19 e i 48 anni e di quattro stranieri non comunitari. Coinvolti anche quattro ragazzi tra i 16 e i 17 anni, per i quali procede la Procura dei minori. A De Pieri vengono contestati i reati di resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale, oltre al furto aggravato (l’accusa è di aver sottratto un trapano, poi gettato per terra rendendolo inutilizzabile, dal furgone degli operai chiamati in viale Aldini per chiudere l’edificio dopo lo sgombero). La resistenza aggravata è contestata anche ad altre sei persone e quella di furto a cinque, anche loro accusate di aver sottratto attrezzature dal furgone. Per tutti gli altri indagati (compresi i quattro stranieri) c’e’ solo il reato di occupazione di terreni ed edifici. Ad un attivista di 27 anni e’ contestato il reato di interruzione di pubblico servizio, istigazione a delinquere e manifestazione non preavvisata.

Si apprende inoltre che per De Pieri il pm aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip ha optato per il divieto di dimora (che nel sistema giudiziario viene considerato una misura più lieve). Oggi, visto il clamore suscitato dal caso, la Procura è intervenuta pubblicamente per ‘difendere’ il provvedimento, dichiarando che il divieto è stato emesso per evitare future violenze e reati e non per motivi politici. Lui, sempre oggi, ha commentato la situazione dalle frequenze di Radio Popolare: “Siamo in una città in cui diverse centinaia di persone sono in questo momento in occupazione senza acqua e talvolta senza elettricità. E la Questura e la Procura sono responsabili di questa cosa, e laddove la politica, nella persona dell’amministrazione comunale, ha cercato di intervenire, la Procura ha aperto una indagine per abuso d’ufficio contro il sindaco che ha allacciato l’acqua”. Insomma “è evidente che ci sono dei problemi”. La città appare “sotto scacco, quasi commissariata, da un ente terzo, che fa politica ma che non può essere interpellato come soggetto politico perchè non risponde a logiche elettive”. L’attivista del Tpo ha parlato di un “esilio” nei suoi confronti, perchè “sono stato oggetto di un provvedimento secondo me illecito e del tutto spropositato” e perchè “mi viene negata la cittadinanza per motivi politici”.

Sabato sera, all’indomani della notifica del divieto, numerose persone si sono ritrovate in piazza San Francesco per partecipare al presidio convocato dal Tpo, con interventi al microfono da parte di molte realtà cittadine. Tra le prossime tappe, la manifestazione del 26 settembre che era stata promossa dalla campagna #LibertàDiDimora prima dell’estate. Appuntamento rilanciato oggi con un comunicato: “Anche nel mondo della politica istituzionale cittadina qualcosa sembra muoversi: dopo l’ultima ignobile azione della Procura di Bologna, il divieto di dimora contro Gianmarco, diversi esponenti politici hanno preso parola contro l’utilizzo di una misura dal sapore fascista. Come già detto alla conferenza stampa di sabato, purtroppo, non è la prima volta che il divieto di dimora viene utilizzato. L’anno passato ha colpito dodici attivisti, da fine aprile a Loris e Parvis è imposto il confino. Da metà maggio Francesca, Francesco, Ivan, Gigi e lo stesso Parvis sono agli arresti domiciliari. Poco dopo è stato messo in carcere Matteo, che è tuttora ai domiciliari. A luglio la Questura ha emesso un foglio di via contro Stefania, colpevole di essere stata violentemente manganellata da un poliziotto in occasione del comizio di Renzi, tanto da riportare una pericolosa ferita alla testa. I reati di cui queste persone sono accusate riguardano l’attività universitaria, la contestazione della precarietà e dell’impoverimento di massa, la difesa delle occupazioni di casa, l’antifascismo. Il profilo socialmente pericoloso è quello di chiunque non accetti di rassegnarsi all’ingiustizia e alla crisi: contro di loro scattano misure arbitrarie, pescate dal peggiore passato di questo paese. E’ allora necessario che si rafforzi e si allarghi la presa di parola contro i divieti di dimora e ogni forma di misure cautelari preventive, contro chiunque vengano applicate, senza se e senza ma. Ed è indispensabile che questa parola si trasformi in azione concreta: l’occasione per tutte e tutti è la manifestazione di sabato 26 settembre. Già da giugno, in due partecipate assemblee cittadine in Sala Borsa, è stato lanciato l’appuntamento dalla campagna #LibertàDiDimora. Sarà una manifestazione per mettere fine alla vergogna del confino e degli arresti preventivi. Sarà una manifestazione affermativa della libertà, nelle molteplici declinazioni e pratiche in cui si incarna. Sarà una manifestazione per proclamare che nella Bologna della Libertà a essere socialmente pericoloso è chi ogni giorno cerca di creare e diffondere paura”.