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Sgombero Community Center, ventidue a processo

Tra i reati contestati, resistenza a pubblico ufficiale e furto. Dopo le polemiche sulla zona universitaria inizia oggi ‘Alma Riot Fest’. Cua: “Corpi esterni all’Università sono istituzioni e giornali che ci attaccano”.

05 Ottobre 2016 - 16:43

Sgombero Community Center Hobo - © Michele LapiniE’ di oggi la notizia che inizierà il prossimo 24 febbraio il processo contro gli attivisti del collettivo Hobo, denunciati perresistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata e furto in relazione allo sgombero del “Community center” nel campus di via Filippo Re del 7 ottobre 2014, e per l’occupazione del rettorato che ne seguì. Nell’udienza preliminare è stato infatti deciso il rinvio a giudizio per 22 persone.

Si è tenuta invece in tarda mattinata, in una piazza Verdi gremita di studenti alle prese con l’inizio dell’anno accademico, la conferenza stampa del Cua per presentare le due giornate di festa che inizieranno oggi pomeriggio col nome di “Alma Riot Fest”. Gli studenti hanno spiegato ai giornalisti le ragioni dello scontro in atto con le istituzioni cittadine in merito alla vita della zona universitaria: “Si è creata una polemica indegna nei confronti delle iniziative autogestite in zona universitaria. Noi qui ci abitiamo, non siamo meno residenti di chi vive in questa zona e non studia più all’università. Le nostre iniziative esistono da anni e sono la garanzia che qui si possa socializzare la propria creatività senza essere aggrediti dalla polizia. Gli esponenti della politica cittadina, stigmatizzando le nostre iniziative, non fanno altro che confermare la distanza abissale fra loro e i giovani. Alma Riot Fest, come già il Batti il tuo tempo festival, che si tiene nel periodo estivo, è un corpo interno alla zona universitaria: i corpi esterni sono quelli delle istituzioni e dei giornali che ci attaccano”.

Infatti, “chi divide residenti e studenti della zona universitaria racconta una menzogna. In questi anni abbiamo visto come festival del genere siano stati una forma di valorizzazione del luogo, anche attraversati da molti residenti, che non corrispondono solo all’immagine del cinquantenne bianco italiano. Qui ci sono le contraddizioni di un mondo giovanile che noi affrontiamo quotidianamente. Quando la piazza viene vissuta in questi modi riusciamo inoltre a limitare modi di socialità nichilistica: noi siamo contro la socialità dei cicchetti da bar, creata dalle stesse ordinanze comunali, che non risolvono la contraddizione, ma la alimentano.” Nelle prossime ore dunque inizieranno:”Due giornate all’insegna dell’autogestione e della cultura dal basso in piazza Verdi e via Zamboni: letture di poesie, presentazioni di libri, interventi sulla cultura musicale underground, reading culturali e in serata live musicali. Le giornate saranno animate da laboratori artistici, ci sarà anche cibo genuino, e stand e banchetti di varie realtà autogestite.”