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Sfratti, incubo finito per due famiglie

Ne dà notizia Social Log. Rinvio invece per una terza esecuzione prevista oggi. Sgb: “Ecco come sono costrette a vivere le famiglie sgomberate dal Garibaldi 2”. Sportello Antisfratto Imola: “Vendesi case popolari per scarsa volontà politica”.

08 Novembre 2016 - 20:17

fb Social Log Scongiurati tre sfratti in una mattinata. A dare la notizia è Social Log che racconta come due famiglie sono riuscite finalmente a ottenere di rimanere nella loro casa senza dover più attendere l’ufficiale giudiziario o la celere alla porta. “Per la famiglia di Abdelssamahd dopo ben sei resistenze allo sfratto la proprietà della casa ha ceduto e firmato il protocollo ‘morosità incolpevole’ e la famiglia potrà restare nella casa senza più dover attendere l’ufficiale giudiziario e la celere alla porta. Per la famiglia di Abdul invece che domani avrebbe avuto lo sfratto che avrebbe sbattuto in strada anche i suoi tre figli piccoli di cui uno molto malato, la proprietà ha ceduto e pattuito un rinvio dell’esecuzione fino a quando Abdul e la sua famiglia non entrerà in caso popolare tramite assegnazione”. Due storie che, come racconta il collettivo, dimostrano che “l’unica soluzione all’emergenza abitativa è tra le nostre mani con i picchetti contro gli sfratti e le occupazioni di stabili abbandonati”. Per Ahyle e i suoi tre figli invece, lo sfratto è stato rinviato al 29 novembre.

L’Sgb, intanto, fornisce alcuni aggiornamenti a due mesi dallo sgombero forzato degli abitanti dei blocchi 4-5-6 del complesso Garibaldi 2 a Calderara di Reno da parte dell’amministrazione di Irene Priolo: Riteniamo necessario fare il punto perché quella che è una vera e propria ingiustizia sociale non resti nel silenzio. Alle lotte con gli abitanti costituitosi in comitato, il Sindacato Generale di Base (Sgb), ha deciso di affiancare un esposto che mette in dubbio tutta l’operazione di ‘riqualificazione’ degli stabili finanziata più volte dalla Regione Emilia Romagna e finita nella decisione unilaterale di abbattere ben tre su sei (blocchi 1,2, 3, 4, 5, 6) degli edifici che dovevano essere riqualificati. Nell’esposto presentato ormai un mese fa e che attende ancora di essere registrato alla Procura, Sgb ha messo in fila tutti gli Accordi di Programma con relative modifiche che si sono susseguiti dal 2003 e che prevedono finanziamenti pubblici di svariati milioni di euro, con l’avallo della Regione e della città Metropolitana sotto firma del sindaco Virginio Merola. Certo è che in tutti i documenti ufficiali viene riportata più volte la garanzia che nonostante la decisione di abbattere nessun abitante sia esso proprietario o affittuario avrebbe subito danni, garantendogli alloggi alle stesse condizioni economiche e sullo stesso territorio comunale di Calderara. Ebbene ci sembra il minimo sottolineare quanto la realtà si distacchi da quello che nelle carte firmate dalle autorità regionali e provinciali negli ultimi mesi e settimane è riportato; parliamo anche di quel blocco 3 citato negli accordi come risorsa di almeno 22 appartamenti messi a disposizione degli abitanti nel momento dell’esproprio; un blocco che è in realtà con i lavori fermi da più di un anno, parliamo dei Consorsi di costruttori legati alla lega delle cooperative che in mano questa partita hanno avuto, parliamo delle condizioni in cui si ritrovano ad oggi gli abitanti, abitanti che sugli accordi e autorizzazioni firmati da Priolo, Merola e assessorato di Donini , godrebbero di garanzie mantenendo appartamenti alle stesse condizioni economiche e territoriali con particolare attenzione alle famiglie con minori”.

Garibaldi 2 - © Michele LapiniContinua il comunicato: “Come Sgb riteniamo necessario denunciare le attuali condizioni degli ex abitanti: Una famiglia, affittuaria, con tre minori dal giorno dello sgombero a oggi e stata sballottata dal Comune di Calderara in varie ospitalità (alberghi, case di cura, B&B, parrocchie ) in attesa della casa promessa che mai è arrivata; le proposte sono sempre state fatte e ritirate nel giro di pochi giorni, tutte fuori dal territorio di Calderara . Solo pochi giorni fa il Comune ha chiesto alla famiglia di attendere ancora 30 giorni spostando la famiglia per la sesta volta in un’ospitalità parrocchiale a 35 km da Calderara con gravi difficoltà per i figli ad a dare continuità alla frequenza scolastica e per i genitori che sono costretti a non andare a lavorare per gestire al meglio la famiglia. Un’altra famiglia, proprietaria, è stata collocata, dopo aver pernottato per la strada per più di 40 giorni , in uno spazio, non ben definito che non ha neanche l’uso cucina, dove non può prendere la residenza probabilmente perché non ad uso abitativo; paradossalmente sgomberati per non agibilità igenico sanitaria per avere una condizione peggiore. Un anziano signore, proprietario, gli è stata data in ‘permuta’ una casa dove il Comune di Calderara di Reno gli ha fatto firmare un mutuo di 30 anni che mai potrà estinguere! Altre famiglie con minori, proprietarie, sono state costrette ad accettare appartamenti mal messi a Bologna di proprietà Acer che tramite ‘un accordo’ con il Comune di Calderara, stanno consegnando in condizioni di inadeguatezza con gravi difficoltà nell’ allacciare utenze e di conseguenza vivendo in situazioni precarie. Queste le cose che abbiamo segnalato quando, 11 ottobre scorso, abbiamo presidiato i palazzi della Regione alla Giunta, che quel giorno ci ricevette con tecnici al seguito si ripromise di avviare requisitoria e tavolo di confronto di cui non abbiamo a quasi un mese di distanza alcun riscontro”.

Come Sgb “ribadiamo la necessità immediata dell’apertura di un tavolo in Regione. La regione e la Città metropolitana si devono prendere la responsabilita’ di verificare le azioni del Comune di Calderara. I fondi pubblici compresi i 2.500.000 che stanno per essere versati al Comune di Calderara , stanno garantendo realmente quello scritto negli accordi di programma? Le persone espropriate e sgomberate hanno le soluzioni previste? I fondi per la ristrutturazione, non avvenuta, del blocco 3 dove sono finiti? Noi come Sgbe Comitato ‘Garibaldi2’ ci prendiamo l’impegno di continuare a presidiare i vostri uffici denunciando gli abusi del Comune di Calderara e del suo sindaco Irene Priolo”.

Da Imola, invece, lo Sportello antisfratto segnala: “Vendesi 13 case popolari per scarsa volontà politica di affrontare seriamente la questione abitativa”. Per gli attivisti “questo è il messaggio che ci lancia l’amministrazione comunale con l’ennesima svendita programmata di case popolari, patrimonio pubblico di cui veniamo privati poco alla volta, mentre sempre più persone in questo periodo di crisi rischiano di trovarsi senza un tetto. In sintonia con lo smantellamento del welfare, la riduzione dei diritti e la precarizzazione delle condizioni di lavoro attuate dal governo Renzi a livello nazionale, anche nel locale il Pd si muove contro l’interesse di precari e poveri. La giustificazione sarebbe che i 13 alloggi in vendita si trovano in condomini di proprietà mista e la gestione risulterebbe troppo onerosa per il Comune: paradossalmente però ci si ritrova a sentire la stessa amministrazione parlare di zone ‘degradate’ perché ad alta concentrazione di alloggi popolari. Ma allora decidetevi, perché vi state contraddicendo da soli! Oggi (nei giorni scorsi, ndr) ci siamo recati davanti ad alcuni di questi 13 alloggi, per ribadire che mentre più di un centinaio di case popolari vengono vendute o rimangono sfitte, quotidianamente molte persone e famiglie vengono sfrattate senza che l’amministrazione faccia nulla di concreto per affrontare il problema, anzi aggravando ulteriormente la situazione. In appena otto anni si è passati da un patrimonio di 1.015 case popolari alle attuali 928 (in attesa di perderne altre 13): è così che si affronta l’emergenza abitativa? A ciò si aggiunge la vergogna degli alloggi di via Giovanni X, ancora per la gran parte vuoti ad oltre 3 anni dall’inaugurazione. Anche l’ultimo bando è andato semi-deserto, altra figuraccia per l’assessore alla casa Visani dopo tante rassicurazioni cadute nel vuoto. Vista l’incapacità di assegnare non solo le case popolari ma perfino queste case nuove, perché non utilizzarli come alloggi di emergenza?”.