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Servizi sociali: chiude anche il Centro diurno di via Busacchi

Ha iniziato il Comune di Bologna, poi ha proseguito l’Ausl. La scelta è la stessa: eliminare servizi per gli utenti più deboli. Questa volta tocca ai pazienti psichiatrici.

27 Ottobre 2010 - 15:19

La decisione della chiusura era nell’aria ma, quando questa mattina i funzionari dell’Ausl hanno informato gli utenti che il Centro diurno di via Busacchi 10 cesserà l’attività nelle prossime settimane, molte persone sono state colte da un sentimento di disperazione. Quello di cui stiamo parlando è un servizio attivo da anni, rivolto al reinserimento di pazienti psichiatrici, persone che, attraverso laboratori di sartoria e giardinaggio, avevano trovato la possibilità di aggiungere piccole opportunità di reddito alle magre pensioni di invalidità. Oltre a questo, c’era anche il fatto che veniva data loro un’occasione di socializzazione, per uscire dall’isolamento in cui quasi sempre si trovano gli uomini e le donne che vivono situazioni di disagio mentale.

L’inserimento al Centro diurno avveniva attraverso il Servizio di Salute mentale con percorsi concordati con gli assistenti sociali. Prima c’erano le borse lavoro per frequentare i laboratori, poi si diventava soci di una cooperativa sociale di tipo B (quelle che devono avere in maggioranza nella propria compagine sociale persone portatrici d’handicap, ex detenuti, tossicodipendenti).

La cooperativa in questione si chiama “IACOOP” e trovava lavoretti di sartoria (piccoli rammendi, accorciamento di calzoni), di stiratura a mano, di pulizia appartamenti e di giardinaggio. L’attività della coop sociale era legata all’apertura del Centro diurno, chiuso questo anche la piccola cooperativa chiuderà i battenti. E anche questo oggi è stato annunciato, insieme al fatto che il residuo attivo di bilancio, all’atto della chiusura, verrà versato, come prevede la legge, al fondo mutalistico nazionale.

La trentina di utenti, soggetti in borsa lavoro e soci lavoratori di IACOOP sono sconfortati e per placare la loro depressione non sono serviti gli annunci da parte dell’Ausl che verranno messi in contatto con altre cooperative sociali. Nei prossimi giorni cercheranno di fare arrivare in giro il loro grido di angoscia, ma sono consapevoli che, probilmente, non ci sarà nessuno che si farà paladino del loro caso.

Perché avviene tutto questo? Perché una volta il Comune, una volta l’Ausl, chiudono servizi sociali importantissimi e di questa falcidia salvo Zic, salvo gli operatori interessati dai tagli e qualche associazione, non ne parla nessuno?
Perché questo black out?

Capiamo (ma non giustifichiamo) la politica: permettere e favorire il maggior numero di tagli in questo periodo di commissariamento dell’amministrazione comunale, così, quando ritornerà un sindaco e una giunta saranno già fatti e non sarà stato per responsabilità loro.
Ma questa miopia (della serie: spazzare la polvere sotto lo zerbino così non si vede), perché si allarga anche agli organi di informazione?
Dare queste notizie non è forse un modo per raccontare “veramente” come sta cambiando in peggio questa città, uscendo dalle logiche di “Avetrana” o da quelle locali di “Villalba”?

Comunque, con ostinazione ricordiamo l’elenco dei servizi tagliati ultimamente, sapendo che, purtroppo (se si continuerà a stare zitti), si allungherà ulteriormente:
– Chiusura dell’asilo notturno di via Lombardia (tagliati 36 posti)
– Chiusura dei Laboratori informatici per tossicodipendenti in via del Porto
– Chiusura del Drop in per tossicodipendenti di via Paolo Fabbri
– Taglio dell’orario pomeridiano al Poliambulatorio del Pilastro
– Annunciata chiusura del Centro diurno di via Busacchi

Avanti di questo passo, il “Premio Attila per i tagli al welfare municipale” la città di Bologna ha tutte le carte in regola per meritarselo.