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Se essere transgender fa ancora scandalo

E’ uno dei temi toccati al consiglio europeo delle soggettività che cambiano identità di genere, negli scorsi giorni in città. Si è discusso anche delle difficoltà di sex worker e migranti.

07 Giugno 2016 - 16:33

Transgender Council - © Michele LapiniSi è chiuso lunedì in città il sesto European Transgender Council, incontro della prima e più importante rete di attivisti transgender in Europa, impegnata nel riconoscimento ed estensione dei diritti delle persone transgender nei diversi contesti nazionali e a livello europeo, che ha scelto Bologna come luogo d’incontro per molti partecipanti da tutto il continente.

Numerosi gli incontri e i workshop presenti in programma, che dal 2 al 5 giugno si sono svolti fra le sale di Palazzo Re Enzo e Palazzo D’Accursio. Palazzo D’Accursio che abbiamo purtroppo visto essere concesso al comizio elettorale non autorizzato del leader leghista Salvini il 2 giugno, causando la chiusura coi blindati di Piazza Maggiore da parte delle forze di polizia e il conseguente venir meno delle condizioni di sicurezza per i partecipanti del Tgeu, che da mesi avevano comunicato alle istituzioni lo svolgimento delle attività e la loro presenza nelle due sedi.

Transgender Council - © Michele LapiniTanti i temi trattati dai partecipanti: a partire dalle diverse condizioni di legge dentro cui vengono declinate le possibilità del riconoscimento di genere nei vari paesi europei, con un particolare fuoco sull’Italia – è infatti la prima volta dalla nascita della rete europea che l’incontro si tiene in un paese dell’area mediterranea – a partire dalla legge 164 del 1982, che determina le possibilità di cambio di sesso, analizzandone gli elementi di validità ma anche i limiti e le debolezze. E’ infatti emerso come la legge sia ancora in larga parte legata alla sola medicalizzazione dell’evento specifico del cambio di sesso, e il fatto che essa imponga lo scioglimento del matrimonio a chi compie il percorso chirurgico e legale. In questo senso è stato anche evidenziato come la legge italiana non preveda il riconoscimento dei casi di discriminazione omofobica e transfobica.

Transgender Council - © Michele LapiniNegli incontri di carattere più comunicativo, i relatori e i partecipanti si sono concentrati sugli ancora numerosi episodi di marginalità e di stigmatizzazione sociale che accompagnano la condizione transgender: un esempio significativo è offerto dai mezzi di informazione, nei quali il pregiudizio verso chi cambia identità di genere è ancora costantemente riprodotto, citando i transgender nella maggior parte dei casi in riferimento ad episodi di scandalo o criminali. Interessante in questo senso, per il nostro giornale, è stato l’interrogarsi su quale sia l’influenza che il discorso pubblico ha sul discorso mediatico, e viceversa.

Tra le condizioni più difficili sono poi state messe in luce poi quelle di un numero crescente di migranti e rifugiati transgender, che vivono spesso la situazione di assenza di riconoscimenti su più livelli, col rischio ancora più concreto di esclusione sociale. E’ stata inoltre discussa la condizione della criminalizzazione del sex working a livello europeo e del suo impatto sul lavoro delle sex workers transgender, evidenziando le diverse forme di marginalizzazione e discriminazione che vengono messe in atto nei loro confronti.

Fra gli organizzatori e i promotori dell’ incontro europeo, le attiviste e attivisti del Mit (Movimento Identità Transessuale), associazione nata a Bologna nel 1979, che da allora lavora in rete con altre realtà associative e in collaborazione con le istituzioni regionali per la tutela sociale, sanitaria e legale delle persone transgender, con una particolare attenzione agli interventi di riduzione dei danni legati alla prostituzione, e alle forme di accoglienza abitativa per i transgender in città.

Analizzando i temi per il lavoro ancora da fare rispetto alla condizione dei transgender oggi, gli attivisti del Mit hanno evidenziato – nell’incontro tenuto presso la loro sede – la necessità di pensare anche a nuove forme di inclusione delle persone transgender o di gender non conformi, in particolare quelle più giovani, che spesso non rientrano nelle categorie per le quali sono pensati i servizi, e che nella maggior parte dei casi non hanno esperienze di prostituzione. In quest’ultima condizione si trova infatti il nucleo più numeroso di persone per le quali i servizi sono stati pensati e offerti fino ad oggi.

Grande soddisfazione di tutti i partecipanti per queste giornate di incontri, studio e approfondimento, e per aver svolto l’incontro nella città di Bologna. Gli attivisti si sono dati appuntamento per il settimo TGEU ad Antwerp, in Belgio, nel 2018.