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Scuola, il ministero sbaglia l’algoritmo: 12.000 docenti da Sud a Nord

Ieri le proteste degli insegnanti: a Palermo occupato il provveditorato, a Napoli tensione tra manifestanti e polizia davanti alla Prefettura.

05 Agosto 2016 - 19:11

Di Checchino Antonini da Popoff

Buona scuola (foto Studaut - repertorio)Un algoritmo cialtrone, figlio della “buona scuola” e di un accordo sindacale controverso, ha sconquassato le graduatorie degli insegnanti e ora in dodicimila si trovano catapultati – deportati è più esatto – dal Sud a Nord, a centinaia di chilometri dalla propria vita. L’esodo delle mamme, evocato dalla stampa per sintetizzare quello che sta accadendo, è un titolo che rende la catastrofe ma non spiega a pieno le responsabilità del Miur, il ministero della pubblica istruzione che ammette solo «errori fisiologici» (parole del sottosegretario Faraone) e, barricandosi dietro al ricatto dei tempi stretti da qui alla ripresa dell’anno scolastico, annuncia una «soluzione tampone» che rischia di essere peggiore del danno. Una delle docenti deportate spiega infatti a Popoff che il meccanismo della provvisoria assegnazione di molti di loro nelle scuole del Sud tarperebbe le ali a molti docenti precari in attesa di supplenze annuali. «La soluzione c’è – spiega Monica Capo – da Roma in giù non esiste il tempo pieno. Se venisse istituito anche nelle scuole del meridione non solo non ci sarebbero deportazioni ma ci sarebbe più scuola e più opportunità per i nostri giovani».

In ballo c’è la vita di persone in carne e ossa, ad esempio una madre di figli disabili gravissimi scaraventata dalla Campania al Veneto senza nemmeno il rispetto delle precedenze di legge.

Ecco perché ieri a Palermo e soprattutto a Napoli (in tutta la Campania sono in 5mila a dover fare i bagagli), in piazza Plebiscito la tensione era altissima con gli agenti in tenuta antisommossa per impedire l’eventuale occupazione della prefettura da parte delle e dei docenti recalcitranti alla deportazione e indignate. Una di loro è svenuta per il caldo, un’altra è caduta per gli spintoni dei celerini. Ha una placca di titanio per una vecchia storia, lo fa presente al poliziotto che gli risponde: «Tanto a Napoli siete tutti invalidi!».

Così racconta ancora Monica Capo, insegnante trasferita a Genova, già da un anno lontana dai suoi figli. Ora sono tutte e tutti in balìa della chiamata diretta dei presidi, altro capolavoro della buona scuola renziana, piuttosto selettivo contro i docenti più scomodi. Oppure in attesa dell’assegnazione d’ufficio della sede.

Dopo la mezza ammissione di Faraone, il Miur ritratta e giura che: “Non c’è alcun errore nell’algoritmo della mobilità, che non è un’invenzione ministeriale ma la traduzione matematica del contratto di mobilità siglato con i sindacati”. Ribatte Teresa De Feo, insegnante a Milano che, assieme ad altre colleghe, ha spulciato le graduatorie incrociandole con molte informazioni “invisibili” a quelle liste: “Quella che nella L.107/15 (comma 108) è stata definita ‘mobilità straordinaria’, non solo consente agli insegnanti di potersi spostare volontariamente, ma assegna a tutti i neoassunti, a seguito del piano straordinario del Governo Renzi, la sede definitiva, su tutto il territorio nazionale, obbligatoriamente. Una valanga di movimenti, e gestiti, contrariamente a come sempre avvenuto, non a livello locale, ma nazionale e mediante una procedura di assegnazione informatizzata. Numerosissimi gli errori riscontrati negli elenchi già pubblicati, come la denuncia di una totale mancanza di trasparenza a seguito delle scarse indicazioni, in essi contenute, fondamentali a garantire meccanismi di autotutela”.