Acabnews Bologna

Scuola, è l’ora della “censura preventiva”

Denuncia dei Cobas sul comportamento di alcuni presidi in merito allo spettacolo “Fa’afafine”: per il sindacato si tratta di azioni “intimidatorie” e “oscurantiste” che “ledono la libertà di insegnamento dei docenti”.

16 Gennaio 2017 - 14:00

“Censura preventiva nelle scuole bolognesi?”. Se lo chiedono i Cobas Scuola, rendendo noto un risvolto delle polemiche suscitate dalla lettera del comitato “Difendiamo i nostri figli” (promotore del Family Day) contro l’inserimento nel cartellone della stagione teatrale per le scuole dell’Unione Reno Galliera dello spettacolo “Fa’afafine”: il protagonista, un bambino di nome Alex, “ha sempre le idee chiare- recita la presentazione dello spettacolo- su ciò che vuole essere: i giorni pari è maschio e i giorni dispari è femmina, dice”. I Cobas, in merito a questa vicenda, riferiscono di aver raccolto “le segnalazioni di diversi insegnanti delle scuole del territorio che denunciano un’azione intimidatoria portata avanti da alcuni dirigenti scolastici. Senza alcun tipo di indicazione a procedere in tale maniera da parte dell’Ufficio scolastico provinciale, alcuni dirigenti scolastici hanno deciso di inviare alle famiglie tale lettera  congiuntamente all’indizione di assemblee straordinarie, aventi come unico oggetto la richiesta di  un ‘consenso informato dei genitori’, sebbene le uscite didattiche fossero già state comunicate e deliberate”.

Questa modalità ha  innescato  immediatamente “un clima di allarme e di preoccupazione creando una falsa contrapposizione  tra scuola e famiglia, soggetti che hanno già diverse occasioni calendarizzate per confrontarsi e discutere proposte. Ciò che lascia ancora più perplessi è che si invitano le componenti della scuola a discutere sullo spettacolo senza averlo visto, suggestionati dalle posizioni ideologiche espresse dal comitato. Siamo di fronte ad una vera e propria censura preventiva che è in contrasto con i principi costituzionali e con i trattati internazionali, che invece pongono la scuola al centro di un’azione che promuova l’inclusione e il riconoscimento di ogni identità”, scrivono i Cobas. “Non è la prima volta che giungono queste segnalazioni dal territorio dei comuni dell’Unione;  si registra da parte di alcune  dirigenze scolastiche una tendenza piuttosto manifesta ad assumere posizioni ideologiche che non garantiscono la laicità della scuola pubblica e di fatto impediscono ogni progettualità afferente a queste tematiche, sostenendo che la scuola non è il luogo dove affrontare e dibattere questi temi  perché troppo delicati e vengono limitate le offerte formative suggerite dal territorio. In tal modo viene anche lesa la libertà d’insegnamento così necessaria alla professione docente. Chiediamo che la situazione finalmente emerga in tutta la sua urgenza e che gli insegnanti siano maggiormente tutelati nelle loro legittime scelte a fronte di questa chiusura oscurantista. Ci auguriamo che non giungano più richieste di aiuto e sostegno dal corpo docente per episodi analoghi e che i dirigenti siano richiamati alla loro doverosa imparzialità e al loro impegno attivo per promuovere queste tematiche nelle loro scuole”.