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Roma / #12A, procura chiede quattro custodie cautelari

Domani l’esame delle richieste e gli interrogatori. Si presenta in questura il funzionario di polizia che ha calpestato due ragazzi a terra durante le cariche. Popoff li intervista: “Non ci interessa denunciare”.

15 Aprile 2014 - 11:00

Sono ancora a Regina Coeli quattro attivisti arrestati alla manifestazione di sabato per casa e reddito: Matteo (studente cosentino), Ugo (anch’egli studente, di Napoli), Simon e Lorenzo. Convalida dei fermi e contestuale emissione di ordinanze di custodia cautelare in carcere, per due indagati, ed ai domiciliari per altri due: sono queste le richieste del pm. L’esame delle richieste, e gli interrogatori dei quattro indagati da parte del gip, è in programma per mercoledì a Regina Coeli. Per i due per cui il pm ha chiesto il carcere l’accusa è lancio di oggetti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Agli altri due viene contestato il solo lancio di oggetti. Rischia infine la denuncia il manifestante, di nazionalità peruviana, rimasto gravemente ferito a una mano dopo l’esplosione di un petardo. (testo adattato dal sito di Radio Onda d’Urto).

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“No, non ci interessa denunciare, non vogliamo infilarci in un processo che non porterebbe a nulla, ci sono cose più importanti”, dicono invece Deborah e Andrea, i due ragazzi viareggini fotografati a terra durante le cariche in piazza Barberini, mentre diversi agenti di polizia infieriscono su di loro. A intervistarli i giornalisti di Popoff Checchino Antononi (che ha anche scattato la fotografia in questa pagina) e Maussimo Lauria.

“Non ero consapevole della violenza della polizia. Era la mia prima manifestazione e dopo sabato ho dovuto aprire gli occhi” racconta Deborah: “Non credevo che la polizia potesse caricare gente… cioè, non ho fatto niente, non stavamo facendo niente. Un poliziotto mi ha ferito col manganello sul braccio e sulla schiena. Poi, quando ero bloccata a terra mi è salito addosso e mi ha preso a calci sullo stomaco, sul fianco, sul petto mentre Andrea cercava di proteggermi”. Il funzionario che la ha calpestata si è oggi presentato in questura ammettendo di essere lui l’uomo ritratto nelle numerose foto e video circolati nelle ore successive ai fatti.

“Quando finalmente ci siamo rialzati – continua – e abbiamo chiesto ‘Ma cosa fate? Perché?’, i poliziotti intorno hanno cominciato a insultarci: ‘Siete delle persone di merda’, ci dicevano. ‘Siete degli schifosi, persone del cazzo’. Questo mi ha colpito molto. Non riuscivo a capire perché ci dicessero quelle cose. Eravamo stati appena picchiati senza che avessimo fatto niente. Non respiravo più dalla paura”.

Dopo essere riusciti a rialzarsi, “abbiamo fermato un taxi per andare in pronto soccorso. Ma il taxista non ha voluto caricare Andrea perché sennò, ha detto gli avremmo sporcato i sedili. Incredibile”.

Andrea ha nove punti tra nuca e fronte: “In fondo a Via Veneto mi hanno preso mentre provavo a indietreggiare tranquillamente. Sono andato verso la piazza, Deborah m’ha visto sanguinare dalla testa e m’è venuta incontro ma la polizia e i carabinieri hanno ricominciato a caricare da tutte le vie. C’era solo un’unica via di fuga e la calca era allucinante. Eravamo tra gli ultimi e io mi sono ritrovato a terra. Non ci ho capito più nulla”.