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Rimini / “Aggrediti dalla Digos dopo la diretta tv”

Mercoledì alcuni attivisti del Paz, insieme all’associazione Rumori sinistri e al comitato Schiavi in riviera, hanno partecipato in collegamento ad una trasmissione di Rai1. Al termine, prolungate provocazioni da parte di tre agenti.

28 Marzo 2013 - 16:51

Dopo la diretta con Rai1 aggressione della Digos

Mercoledì 27 marzo nel tardo pomeriggio poco dopo aver partecipato con alcuni lavoratori stagionali, Rumori Sinistri e il Comitato Schiavi in Riviera alla diretta di Rai1 durante la trasmissione “La Vita in diretta” ed aver esposto, su richiesta anche della regia, lo striscione recitante lo slogan: “Indisponibili allo sfruttamento. Cooperanti per i beni comuni”, siamo stati aggrediti da alcuni agenti della Digos.

La troupe di Rai1 si era appena allontanata dalla piazza, in piccoli gruppi, eravamo rimasti all’incirca una decina, ci stavamo avviando in un bar in centro storico per riscaldarci un po’. Alcuni compagni dovevano prelevare contanti, altri acquistare alcune cose presso la farmacia di Piazza Cavour.

Nell’arco di 5 minuti é arrivata una volante con tre agenti della Digos che ha fermato un ragazzo che stava in piazza ma non era con noi. L’abbigliamento ha tradito i prodi difensori della legge. Nel frattempo, mentre tutti avevamo notato la scena, un compagno all’esterno della farmacia veniva raggiunto da uno degli agenti che chiamandolo per nome ha urlato: “Dov’è lo striscione? Cosa state facendo?”.

In pochi istanti ci raduniamo di nuovo tutti in gruppo e procediamo in direzione del bar evitando tutte le provocazioni che erano palesi visto anche lo stato di alterazione di due dei tre agenti. Siamo stati però seguiti con insistenza dalla Digos e strattonati per le braccia lungo le scalinate della piazza. Le provocazioni fioccano, frasi sconnesse e senza senso vengono proferite da uno dei tre agenti, il più aggressivo. Cerchiamo in più di un’occasione di spostarci. Gli agenti sono sempre più incalzanti con le provocazioni e le offese. Scatta un’accesa discussione, non capiamo infatti le ragioni di questo comportamento.

Abbiamo appena concluso la diretta con Rai1, la Tv di Stato, invitati dalla redazione de “La vita in diretta” per contribuire con un nostro intervento sul tema del lavoro gravemente sfruttato nel turismo dopo il servizio registrato, sempre per la stessa trasmissione, lo scorso venerdì e il lavoro portato avanti in questi anni.

Quale e dove sia il problema non é dato sapere.

Sorge un dubbio: ma i tutori dell’ordine dovrebbero stare dalla parte della legalità nel mondo del lavoro, dei Ccnl, dei diritti o da quella dei padroni, padroncini, schiavisti, speculatori e sfruttatori che praticano un’illegalità diffusa?

Ma d’altro canto siamo in un paese che ha legittimato e premiato i carnefici della Diaz, che reprime duramente qualunque forma di dissenso sociale a suon di manganellate e gas bellici, tossici e vietati. Siamo in un paese dove chi ha una divisa gode di una certa impunità, e dove persone che indossano sempre la divisa si organizzano, come accaduto oggi (ieri, ndr) a Ferrara, per sit-in e presidi di solidarietà con poliziotti assassini… proprio sotto gli uffici della mamma della vittima.

Nel frattempo, tornando all’aggressione, continua la cagnara degli agenti, un compagno viene strattonato per un braccio, una compagna che si era messa in mezzo viene stretta alle braccia e spinta con forza lontano. Siamo sotto i portici della piazza in un punto poco visibile. Riusciamo, in pochi istanti e in maniera decisa, ad allontanarci per non cedere a quelle evidenti provocazioni. Una delle più significative: “Le perquisizioni in casa, cos’é? le abbiamo fatte mica per vedere la foto di te con il busone”.

Mentre ci allontaniamo decidiamo di rendere pubblici questi fatti. Perché siamo in un paese dove non c’é libertà ne sicurezza se si può essere aggrediti da agenti della polizia mentre si passeggia nella propria città. Perché siamo in un paese dove non c’é libertà ne sicurezza se si può essere aggrediti da agenti della polizia se si denuncia il lavoro gravemente sfruttato di migliaia di lavoratori, o ci si organizza per costruire dal basso e insieme una nuova società, senza sfruttamento, senza sbarre, senza ingiustizie.

Pensando a Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi – ucciso da
quattro agenti di polizia il 25 settembre 2005

Lab. Paz Project Rimini