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Rifiutano l’identificazione, 40 profughi somali espulsi da via Mattei

Sono ripartiti dopo aver trovato accoglienza nell’ex clinica Beretta occupata. Ne dà notizia la Coalizione Internazionale Migranti Rifugiati e Sans-papiers. mentre “chi dovrebbe occuparsi del problema si trascina dietro a vuoti proclami”.

08 Settembre 2015 - 18:33

20150604_112606Nella notte tra sabato e domenica un gruppo di circa 40 profughi somali è stato espulso dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo di via Mattei a Bologna nel quale temporaneamente alloggiavano, perché nessuno di loro intendeva registrarsi e lasciare le proprie impronte qui in Italia. Sono tutti intenzionati a partire verso il nord Europa e conoscono bene il regolamento Dublino III che impone di fare la richiesta d’asilo nel primo Paese europeo in cui si mette piede e che provvede all’identificazione raccogliendo le impronte digitali ed inserendole nella banca dati europea Eurodac.

Oltre a trattarsi di una pratica umiliante ed ai limiti della legalità dato che le impronte digitali si prendono di solito a chi compie un crimine, sappiamo bene che si tratta del sistema di tracciabilità di coloro che entrano in Europa utile a rispedire indietro chi chiede asilo in un Paese diverso da quello in cui si è arrivati per la prima volta.
Contro ogni logica che vorrebbe la libertà di movimento e di residenza come diritto di ogni uomo e di ogni donna, ci troviamo ancora oggi a dover subire le conseguenze dell’applicazione di una regola introdotta nel 1990, anno al quale risale la prima stesura della Convenzione di Dublino, anno in cui perfino la Germania era ancora un Paese di frontiera dato che la Polonia non era ancora Paese membro dell’Ue.

Così, in Italia – ed anche a Bologna – a chi si rifiuta di dare le proprie impronte è riservato un trattamento ogni volta diverso e discrezionale a seconda delle variabili del momento, accrescendo l’assurdità della situazione in cui c’è un Regolamento europeo che impone il rispetto di una norma posta in violazione dei diritti dell’uomo, un richiedente Asilo che non vuole stare in un Paese, e dall’altra lo stesso Paese che lo ospita che non vorrebbe tenerlo lì perché non in grado di fare ed amministrare l’Accoglienza.

Mentre chi dovrebbe occuparsi del problema si trascina dietro a vuoti proclami nell’indifferenza del dramma e della sofferenza che si consuma giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, nell’immobilismo studiato e colpevole di chi sa bene dove risiedono le cause delle guerre che allontanano tanta gente dalla propria terra, mentre noi scriviamo queste righe gli ultimi del gruppo stanno per partire dopo aver trovato accoglienza presso l’ex clinica Beretta occupata.

Certo non è stato facile trovare in poche ore la sistemazione migliore per la notte, dato che in tanti hanno dovuto condividere la sala comune del Centro d’Accoglienza Autogestito “Lampedusa” di solito destinata ad ospitare riunioni ed assemblee.
Certo è, però, che solo grazie all’autorganizzazione ed alla solidarietà incondizionata di tutti gli occupanti e di compagni e compagne di altre associazioni e collettivi ognuno del gruppo ha avuto un letto, del cibo ed una sistemazione dignitosa così da avere tutto il tempo necessario per organizzare e proseguire il viaggio verso altri Stati e ricongiungersi ad amici e familiari.

Coalizione Internazionale Migranti Rifugiati e Sans-papiers (Cispm)