Acabnews Bologna

Riders in maschera, ma non più
invisibili: ”Vogliamo diritti!” [audio+video]

Ieri fattorini in presidio sotto le Due torri: “Nessuna tutela, ora basta”. Sempre ieri, studenti in piazza contro lo sfruttamento dell’alternanza scuola-lavoro. E Sgb replica a Hera: “La lotta continuerà in ogni sede”.

25 Novembre 2017 - 16:00

Un presidio molto nutrito di lavoratrici e lavoratori del food delivery si è riunito sotto le due torri nel tardo pomeriggio di ieri, per chiedere condizioni di lavoro dignitose e per dimostrare alla città la fine della condizione di invisibilità a cui ritengono di essere sottoposti. Anche per questo hanno indossato maschere per coprire i propri volti, a sottolineare quella definiscono una condizione di inesistenza, oltreché per tutelare le proprie identità in assenza di minime tutele sindacali. L’azione comunicativa si è tenuta nel piazzale antistante la libreria Feltrinelli, promossa dalla sigla Riders Union Bologna che raccoglie fattorini per la consegna del cibo a domicilio occupati nelle principali piattaforme (Deliveroo, Just Eat, Sgnam), e che nei giorni scorsi ha messo a segno uno sciopero dei lavoratori in occasione della nevicata che ha coperto le strade di neve.

Al megafono gli attivisti hanno raccontato cosa significa lavorare come rider: “Le persone che vedete mascherate portano ogni giorno pasti in molte case. Siamo mascherati perché non abbiamo le minime tutele sindacali, e abbiamo deciso di dire basta. Questo è un lavoro e noi vogliamo contratti veri. Il 13 novembre, giorno in cui ha nevicato, ci siamo fermati perchè non avremmo avuto nessun tipo di tutela se ci fossimo fatti male durante il lavoro o se si fossero rotti i mezzi di trasporto. Per questi mezzi inoltre la manutenzione è già tutta carico nostro. Vogliamo affermare che questo non è un hobby, è un lavoro e va riconosciuto come tale”. Ma hanno anche fatto un ragionamento complessivo sull’idea di città nel suo rapporto con l’economia del cibo: “Chi lavora nella city of food è con sempre meno diritti. Noi siamo quelli costretti a passare col rosso per rincorrere quest’idea di lavoro e di città. L’unione dei riders, uniti nelle stesse rivendicazioni, vuole uscire dall’invisibilità. Nessuno ci considera come soggetti a rischio nel nostro lavoro, ma lo siamo”.

>Ascolta uno degli interventi al megafono:

 

> Guarda il video (l’articolo prosegue sotto):

Alcuni lavoratori di Deliveroo di Bologna e Milano nei giorni scorsi hanno inoltre elaborato e inviato una lettera all’azienda contente rivendicazioni salariali e per un contratto di categoria: “Più volte ci siamo rivolti agli uffici, singolarmente o in piccolo gruppo, cercando spiegazioni o di aprire uno spazio di confronto con la società. Abbiamo provato a fare proposte o a suggerire soluzioni in merito a criticità riscontrate nell’esercizio delle funzioni concordate da contratto, riguardanti il servizio di consegna e le condizioni di lavoro, credendo nella reale possibilità di poter costruire un diretto e proficuo dialogo con la direzione amministrativa di Milano. Verificata la più totale reticenza aziendale, su questioni che ci competono e coinvolgono direttamente, in qualità di lavoratori, quali il modello contrattuale, l’assegnazione dei turni, l’organizzazione del lavoro, il riconoscimento di indennità dovute, al fine di poter raggiungere gli scopi comuni e condivisi dai lavoratori ed affrontare collettivamente la questione della tutela dei nostri diritti, chiediamo – l’introduzione di un contratto di categoria con l’applicazione del CCNL Trasporti e Logistica; – l’abolizione delle false partite iva e la sostituzione con un contratto adeguato; – il rinnovo di tutti i contratti in scadenza; – il pagamento di 7,50 € netti all’ora di salario garantito per tutti; – un monte ore garantito di almeno 20 ore per tutti; – un’indennità atmosferica in caso di pioggia o neve pari ad una maggiorazione del 30% sul pagamento orario; – un indennizzo di lavoro straordinario nel caso in cui le consegne vengano effettuate oltre il turno di lavoro assegnato, con il riconoscimento di una maggiorazione pari al 50% del pagamento orario; – un’indennità malarica dovuta all’inquinamento da smog dell’aria pari al 30% del pagamento orario; – il riconoscimento di un indennità chilometrica oltre i 3,5 km su strada, dal punto di partenza al punto di consegna; – la copertura assicurativa totale a carico dell’azienda per ogni singolo lavoratore; – un rimborso spese per oneri di mantenimento di bici o moto e per il cellulare; – la fornitura di un’attrezzatura funzionante (tuta impermeabile, caschetto a norma)”. E concludono: “Nell’attesa di ricevere una risposta concreta da parte della società al fine di aprire un canale ufficiale di interlocuzione, per mezzo di un tavolo di discussione tra lavoratori e direzione esecutiva, ci riserbiamo il diritto di organizzare iniziative di denuncia e di fare tutto il possibile perché le nostre richieste non cadano ancora inascoltate, nel silenzio che fino ad ora ha seguito i nostri ripetuti tentativi di confronto con Deliveroo Italy”.

Sempre ieri, inoltre, in centro città è andata in scena una manifestazione studentesca contro l’alternanza scuola-lavoro, organizzata dai collettivi Link e Cseno. Al grido di “noi Fico non vogliamo” il corteo è partito da piazza San Francesco dietro lo striscione “Uniti contro lo sfruttamento” e poco dopo ha preso di mira la catena di abbigliamento Zara: un gruppo di manifestanti è entrato nel negozio di via Indipendenza distribuendo volantini e spiegando le ragioni della protesta, prima di essere allontanato dalla Digos e dalla security. “Zara è il simbolo dello sfruttamento”, hanno accusato gl studenti, esprimendo solidarietà ai riders e ai lavoratori di Amazon ieri in sciopero a Piacenza. Più tardi, una delegazione ha incontrato il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Stefano Versari, consegnandogli un documento in cui si riferiscono alcuni casi di sfruttamento a danno di studenti in alternanza: c’è chi ha fatto solo fotocopie e buttato la spazzatura, chi ha fatto le pulizie o la cameriera, chi addirittura avrebbe aiutato a organizzare il matrimonio del datore di lavoro, scrivendo e mandando gli inviti. Molti non erano seguiti da un tutor scolastico, previsto per legge, nessuno ha ricevuto un rimborso per le spese sostenute. Per finire, cartelli contro l’Alma Mater appesi davanti al rettorato e flash mob in piazza Maggiore: gli studenti si sono messi in fila sul Crescentone con in mano i cartoni della pizza, formando la scritta “Stop sfruttamento”.

Infine, l’Sgb replica a Hera dopo lo sciopero di ieri e il blitz negli uffici della multiutility con i lavoratori degli appalti dei servizi di igiene ambientale: “Hera ha deciso di rifiutare ogni contatto con i lavoratori, oggi come ieri, di rifiutare ogni incontro in Prefettura,  perché ha evidentemente delle cose da nascondere. Del resto si tratta di un mega appalto ri-affidato, senza gara ad evidenza pubblica,  anche dopo l’arresto di Buzzi e di altri soci di quel consorzio cooperativo e che è finito recentemente sotto la lente dell’Autorità nazionale dell’Anticorruzione. L’opacità dell’operato di Hera quindi non ci meraviglia e non ci sorprende, la cosa però che non accetteremo mai è il tentativo di depistare l’opinione pubblica con asserzioni in parte false ed in parte ridicole come quelle tese ad impedire agli iscritti SGB di rivendicare l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale, disatteso da Hera e dai suoi compari. Tale rivendicazione non può essere impedita basandosi sui caprici o sulla ignoranza o peggio ancora sulla volontà discriminatoria della dirigenza Hera che evidentemente crede di vivere in un regime dove è consentito di parlare solo ai sindacati loro amici e firmatari dei contratti. Si tratta di restituire il maltolto (circa 400 euro mensili) agli operai che svolgono il servizio di raccolta e smistamento dei rifiuti in Romagna e che Hera e il consorzio cooperativo devono dirci dove è finito. Per questo la lotta continuerà in ogni sede, sindacale, giudiziaria e politica. In tal senso ci auguriamo che vi sia anche qualche consigliere regionale, che abbia a cuore trasparenza e legalità ed intervenga su questa vicenda, visto il ruolo che l’amministrazione regionale ha essendo Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia Romagna  per i Servizi Idrici e Rifiuti) l’organo di programmazione e controllo”.