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“Reintegrate i fattorini licenziati”, blitz alla Pam

Adl: “Grande solidarietà di utenti della Pam con i lavoratori licenziati, anche a difesa degli stessi lavoratori che volantinavano aggrediti verbalmente dalla guardia giurata”. Riders: “Dalle aziende proposte vaghe”. Nuove iniziative dei facchini SiCobas.

13 Settembre 2018 - 16:27

“Ad inizio dello scorso agosto le aziende Sistemi Integrati e For Services srl che gestiscono in appalto il servizio di consegna a domicilio per Pam e Carrefour nella città di Bologna hanno prima sospeso e poi licenziato sei fattorini, tutti iscritti al sindacato Adl Cobas. Sei licenziamenti che riteniamo non solo illegittimi perché non sorretti da giusta causa, ma soprattutto estremamente gravi perché chiaramente ritorsivi e antisindacali”. Lo scrive il sindacato di base Adl Cobas, che ieri ha manifestato all’interno di un supermercato Pam “per denunciare pubblicamente la gravità della situazione e chiedere l’immediato ritiro dei licenziamenti e il reintegro al lavoro di tutti e 6 i fattorini. Da parte loro Pam e Carrefour non possono girarsi dall’altra parte: chiediamo quindi di prendere chiaramente posizione nei confronti delle aziende appaltatrici”.

Scrive Adl: “Grande è stata la solidarietà di utenti della Pam con i lavoratori licenziati, anche a difesa degli stessi lavoratori che volantinavano aggrediti verbalmente dalla guardia giurata del supermercato. Abbiamo chiesto al direttore del punto vendita di segnalare ai superiori l’iniziativa è di chiedere il reintegro per i lavoratori, perché rimanere in silenzio significa essere complici di questa ingiustizia. Perché lo sciopero è un diritto, licenziare i lavoratori per questo è un sopruso”.

Intanto, c’è un aggiornamento da Riders Union sul confronto che si è aperto da qualche mese a livello nazionale. Nella giornata di martedì “abbiamo partecipato al tavolo tecnico convocato dal Ministero del Lavoro per provare a definire maggiori diritti e tutele per i riders. Finora sono stati tanti i limiti di questo percorso istituzionale, ma abbiamo deciso di giocarci questa partita fino in fondo perché un miglioramento reale delle nostre condizioni di lavoro è quanto mai urgente, come ci ha ricordato purtroppo qualche giorno fa la morte di Maurizio, nostro collega di Pisa, caduto dallo scooter mentre faceva una consegna e cercava di andare più veloce per qualche euro in più. Per questo abbiamo deciso di provare a sbloccare lo stallo in cui si trovava il tavolo facendo partire la discussione non dalla qualificazione del rapporto di lavoro, ma dalle singole tutele che sono indispensabili per svolgere le nostre mansioni in sicurezza e con dignità. Non importa infatti essere rider per poche o tante ore a settimana, per tre mesi o per tutta la vita, è necessario trovare delle tutele universali che proteggano tutti sempre. Questo non vuol dire rinunciare al riconoscimento della condizione di lavoratori subordinati, ma provare a fare ulteriori passi in quella direzione all’interno di una battaglia che non si esaurisce nelle aule del Ministero”.

Continuano i riders: “Dopo i precedenti appuntamenti, in cui abbiamo sondato la disponibilità di governo e piattaforme ad intervenire, abbiamo deciso di partecipare all’incontro di ieri per andare a vedere nel concreto cosa le aziende sono disposte a riconoscere ai propri lavoratori.
Al di là delle buone intenzioni e delle belle parole, dobbiamo registrare la vaghezza delle proposte avanzate, ad esempio non basta parlare di paga dignitosa, ma bisogna indicare un salario preciso agganciato al ccnl di riferimento, oppure non basta parlare di generiche coperture assicurative, ma di garantire inps ed inail al 100%. Rispetto a questo atteggiamento abbiamo incalzato le piattaforme chiedendo che rispondano in maniera precisa e puntuale alle richieste che abbiamo presentato fin dall’inizio. Per questo entro due settimane le aziende dovranno presentare una risposta formale in merito ai nostri punti, così che si potrà finalmente determinare se ci siano i margini per un accordo o se invece sarà necessario abbandonare il tavolo a causa del loro atteggiamento. Sappiamo bene che c’è poco da aspettarsi da parte delle piattaforme e che la partita sarà ancora lunga e dura, per questo sarà importante nelle prossime settimane dare nuovamente protagonismo alla capacità dei lavoratori di autorganizzarsi e far sentire la propria voce. Stiamo lavorando alla costruzione di un’assemblea europea dei riders che provi a connettere le diverse realtà che sono sorte più o meno ovunque negli ultimi anni e che come noi condividono l’esigenza di rafforzare un piano comune di lotta. Se siamo arrivati fino a questo punto è perché abbiamo mostrato che i lavoratori non devono aspettare le concessioni dall’alto, ma possono unirsi dal basso e crediamo anche che ogni punto strappato dai riders possa essere da stimolo per tutte e tutti quelli che ogni giorno subiscono lo sfruttamento e la precarietà, ma non vogliono rinunciare ad una vita migliore. Siamo riders, possiamo sederci ai tavoli ma il nostro luogo restano le strade. Avanti! Non per noi ma per tutt*”.

Infine, i SiCobas segnalano uno sciopero alla Atg di Castello d’Argile, “dove il lavoro è appaltato a Emmedue e Dpgomma. Lavoratori costretti a turni di 14 ore senza pause, costretti a restituire metà dello stipendio al caporale. Licenziati per essersi rivolti al SiCobas”. Nei giorni scorsi, la sigla di base è stata protagonista anche di un nuovo presidio sottola Prefettura in occasione di un incontro del tavolo di trattativa con le istituzioni e l’azienda Conor: “Ai cancelli la lotta non si ferma!”.