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“Recruiting Day? Disertiamo il reclutamento!”

Protesta del collettivo Exarchia fuori dal complesso dove si svolgeva l’evento organizzato dall’Ateneo: “No all’Università-azienda”. E ieri porte chiuse a Scienze politiche per impedire un’iniziativa sul “no” al referendum costituzionale.

28 Ottobre 2016 - 10:18
img_0815Per i giorni 26 e 27 ottobre l’Università di Bologna ha organizzato, ancora una volta, il Recruiting Day, due giornate che hanno l’obiettivo – come si legge sul sito dell’Unibo – di “creare un’utile occasione di incontro tra i giovani laureandi/laureati dei corsi di studio dell’Ateneo di Bologna con realtà imprenditoriali al fine di permettere una reciproca conoscenza e agevolare opportunità di inserimento nel mondo del lavoro”. Da qualche anno si ripete questa fiera della precarietà, che quest’anno ha coinvolto i locali di UniOne, spazio universitario polifunzionale in via Azzo Gardino, la cui maggiore attrazione insieme alle sale riunioni è la palestra. L’Università, dopo aver invitato i suoi studenti a inviare il proprio curriculum vitae all’apposito “Check Point” (!), ha selezionato un cospicuo numero di persone ritenute idonee per i colloqui organizzati con le aziende partecipanti: fra le 53 presenti ricordiamo i grandi colossi multinazionali Lidl, Bosch, P&G, l’immancabile Unicredit – primo partner dell’UniBo – e le solite cooperative come Dolce e Quadrifoglio, monopoliste, almeno a Bologna, del settore terziario. Dunque selezione dei curricola e colloqui di lavoro con le aziende, nulla di più.

Alla farsa ha risposto il Collettivo Exarchia organizzando, nella mattinata di mercoledì, un banchetto per distribuire materiale informativo e parlare con gli/le studenti, cercando così anche di far trapelare qualche informazione dall’interno del blindatissimo evento. Al di là dei commenti speranzosi di chi ha detto che il problema del lavoro precario e dell’altissimo tasso di disoccupazione giovanile si può risolvere con una giornata di “reclutamento”, chi si è espresso ha riferito che la partecipazione era abbastanza alta ma che le uniche figure ricercate sono ingegneri/e ed economisti/e, e a ogni candidato/a la risposta era la classica: “Le faremo sapere”. In realtà ciò che emerge è che le uniche possibilità lavorative offerte sono tirocini – curricolari (non retribuiti) o post-laurea (con rimborso al minimo di 450 euro in Emilia) – ovvero periodi di formazione in azienda, e non vere prestazioni lavorative, regolati da convenzioni prive delle tutele di carattere sindacale (ferie, malattia, 13sima, 14esima, contributi). Si riproduce così il paradigma della precarizzazione del lavoro a mezzo ‘formazione professionale continua’.

Durante il banchetto, non si sono fatte attendere le volanti della Municipale e gli agenti della Digos e di Polizia; [nonostante ciò, il carattere informativo del presidio ha permesso l’incontro e l’ascolto di diverse voci, fra cui anche coloro che hanno riferito di voler semplicemente accedere alla biblioteca del complesso UniOne e che sono stati/e allontanati/e dalla sicurezza; in ogni caso, alla domanda “sei riuscito a entrare al Recruiting Day?” la risposta più alta è stata quella di un ragazzo: “No, non sono entrato. Ho ancora una dignità”.

img_0820Dal comunicato di Exarchia: “L’hanno chiamato Recruiting Day. Già la scelta delle parole dice tutto: ‘Recruiting’ richiama letteralmente, oltre all’idea dell’ingaggio lavorativo, anche l’immaginario dell’arruolamento militare. E questo è: una giornata organizzata dall’Alma Mater per reclutare il maggior numero possibile di persone e integrarle nel sistema di schiavitù proposto dalle grandi aziende presenti all’evento. Per quanto cosparsi di lustrini e paillettes, si parla dei soliti tirocini, lavori precari o non pagati e lavori con contratti ridicoli a tutele zero (altro che Garanzia Giovani). La sostanza è sempre quella di selezionare soggetti adatti alle mansioni iperspecifiche necessarie al mercato per trarre i massimi profitti, andando a pescare nel magma dei/delle giovani che non possono sottrarsi al ricatto del lavoro. La promessa di un salario o di un’assunzione è una grande menzogna, presentata come un premio anziché come un diritto. Attraverso il Recruiting Day puoi: inviare Curriculum Vitae sul sito dell’Alma Mater; fare colloqui con le aziende. ‘Ah ma non lo potevo fare lo stesso senza il Recruiting Day?’. Certo, ma non sarebbe stato glamour. L’Alma Mater può così continuare a far sfoggio della sua grande capacità di intermediazione fra l’esercito di possibili nuov* schiav* e le aziende dei padroni con cui è in partnership (agenzie interinali come Umana, cooperative cannibali come Quadrifoglio, grandi supermercati come Lidl). E fare la ‘visita militare’ a tutt* i/le candidat* nello stesso posto e momento è la maniera perfetta per far esplodere la competizione e indirizzare le persone verso il massimo conformismo rispetto alla norma del ‘buon candidato’ che null’altro ha da fare e da pensare se non essere obbediente”.

Il Recruiting Day equivale dunque ad un “corso di laurea in Formazione del nuovo precariato dipendente”, ha scritto Exarchia nel volantino: “Il modello seguito dall’UniBo e dalle aziende che ti presenteranno oggi è infatti quello capitalistico, un sistema che produce diseguaglianza, povertà, sfruttamento e infelicità. Ora più che mai le contraddizioni del capitalismo si rivelano in termini di crisi ecologiche e sociali, che ci toccano tutti/e in prima persona. I grandi proclami del Recruiting Day non fanno che alimentare le illusioni e la competizione al ribasso fra soggetti già gravati di tutte le conseguenze della crisi. Cosa possiamo fare? Vivere collettivamente, distruggendo l’individualismo capitalista, vivendo con gli altri, intessendo con chi ci circonda relazioni umane e reti di solidarietà basate sulla cooperazione e il mutuo appoggio. Rifiutare lo sfruttamento, non permettendo ad altri di fare i soldi sulla tua pelle. Rifiutiamoci di lavorare gratis o di lavorare per un pugno di spicci: come combattiamo il nostro sfruttamento, combattiamo quello degli/lle altri/e. Autorganizzarsi e abbattere le gerarchie. Non aspettiamo che qualcuno ci dica cosa fare, rifiutiamoci di partecipare alla gara per il ‘posto migliore’, perchè serve solo a dividerci e controllarci meglio. La nostra società può essere concretamente libera – libera dallo sfruttamento, dalle diseguaglianze, dalle gerarchie, dall’isolamento sociale – e autogestita – organizzata dal basso, senza capi o capetti”.

E’ di ieri sera, intanto, la notizia della chiusura della facoltà di Scienze politiche in occasione di un’annunciata iniziativa promossa dagli Studenti per il no al referendum e da Link. Mentre nel cortile interno iniziava l’assemblea, “è stato bloccato l’accesso agli studenti che volevano partecipare alla discussione”, racconta Link. Poi, “dopo aver resistito tre ore in assemblea ed aver subito minacce sia disciplinari che penali”, gli studententi si sono spostati in piazza Scaravilli per svolgere lì la notte bianca che era in programma a Scienze politiche: “L’Universitá, vista la nostra ferma intenzione di non rinunciare alle nostre iniziative, ha dovuto concerdere piazza Scaravilli tutta la notte”. Sempre Link: “Denunciamo l’estrema gravitá del’atteggiamento tenuto dalla Scuola di Scienze politiche che, con gravi minacce di sgombero e di percussioni sul profilo individuale e collettivo, ha provato ad impedire una libera iniziativa studentesca e la riappropiazione di spazi da parte degli studenti che ogni giorno vivono l’Universitá”.

Su quanto accaduto prende posizione anche l’Assemblea di Scienze politiche: “L’Università ha organizzato il solito benvenuto a chi si auto-organizza al di fuori degli stringenti lacci della burocrazia, sempre più asfissianti e posti a controllo degli studenti: guardie private, Digos e porte sbarrate. La scusa? Sempre la stessa: non si fa politica in Università. Curioso che proprio in questi giorni, invece, si trovi tutto lo spazio necessario per un seminario sul sì al referendum, che anzi, addirittura, garantisce 3 Cfu. Come a dire: se siete schierati dal lato giusto, quello della connivenza con il potere, quello dell”ora et labora’ di un’università svuotata di ogni possibilità di dissenso e di critica, allora sì, per voi c’è spazio. Altrimenti, polizia, guardie, porte chiuse”.