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Priorità ai residenti, la Consulta comunale: “Che fine faranno gli invisibili?”

Lettera aperta di Paolo Klun, presidente della Consulta permanente per la lotta all’esclusione sociale, dopo le dichiarazioni dell’assessore Lazzaroni. “Tra loro ci sarà anche chi ci lascerà la pelle, nell’indifferenza generale”.

10 Novembre 2009 - 19:20

“Accanto ai senzatetto ‘residenti’, c’e’ una moltitudine che preferisce restare invisibile. Che fine faranno?”. E’ l’allarme lanciato da Paolo Klun, presidente della Consulta permanente per la lotta all’esclusione sociale, dopo le dichiarazioni dell’assessore Luisa Lazzaroni sull’accesso ai dormitori comunali. La Consulta è un organo costituito da numerose associazioni ed è stato istitituito dallo stesso consiglio comunale. Con una lettera aperta di Klun, al Comune dice: “Il Muro di Berlino e’ caduto, quello dell’indifferenza no. Si respinge alle frontiere, ricacciando in mare chi cerca disperatamente di guadagnarsi un’altra idea di futuro, ma si respinge anche alle porte della citta’… anche se a qualche viandante sara’ concessa una scodella di minestra e una stalla dove alloggiare”.

Questo è quello che “fuori da ogni metafora oggi offre Bologna nell’idea del sindaco e dell’attuale Giunta comunale? A sentire alcune esternazioni sull’argomento, per ultimo quelle dell’assessore Lazzaroni, sembrerebbe proprio di sì”. A Bologna si propone “un welfare compassionevole al posto di quel welfare comunitario e partecipativo richiamato nella Legge nazionale sull’assistenza e nelle leggi regionali?”. Proseguendo nella lettera: “Se non ci fosse sulla bilancia la vita delle persone, cioe’ un concreto e tangibile pericolo di vita, i ragionamenti sulla differenza tra senza fissa dimora ‘residenti’ e non residenti sarebbero solamente paradossali, dati dall’ignoranza di quel percorso, culturale e sociale, che ha portato alla battaglia sul riconoscimento dei diritti, primo fra tutti quello alla residenza, che ha visto le forze piu’ vive della città (associazioni, volontariato, sindacati, la cooperazione, forze politiche e tanti altri) mobilitarsi e dare alle parole partecipazione e sussidiarieta’ un contenuto concreto e operativo”.

Insomma, “fateci capire a che punto siamo perche’ dell”emergenza freddo’, unica legge nazionale sui senza dimora, non ci si puo’ certo appuntare la medaglia se non per dire che questa volta si fara’ qualcosa di piu’ che un capannone freddo e maleodorante”. Klun chiede: “E quanti ne verranno accolti, di piu’ o di meno dell’anno scorso? E chi sara’ ammalato dovra’ tornare in strada tutte le mattine e sperare di rientrare, se sopravvissuto, la sera? E ci sara’ un presidio sanitario? E tutto il lavorio, meritorio, sul decentramento dei servizi e l’apertura degli sportelli sociali nei quartieri a cosa serve se la risposta e’ quasi sempre ‘no’, se non si riesce a dare una risposta immediata ad una donna che dorme in macchina con un figlio minore? E se non si sa a quanti si devono dare risposte, come si fa ad essere sicuri che non ce ne sara’ per tutti?”.

Accanto ai senzatetto ‘residenti’, prosegue la lettera di Klun, “c’e’ una moltitudine che preferisce restare invisibile. Sopravvive in baracche di lamiera, in capannoni industriali abbandonati, dorme in fatiscenti roulotte, su vagoni ferroviari, in tende nascoste a ridosso degli argini dei fiumi. E poi ci sono i nomadi, i clandestini, il flusso sempre piu’ massiccio di neocomunitari che va e viene dal paese di origine facendosi beffa di qualsiasi censimento. E i senza fissa dimora ‘non residenti’, come quelli che alla sera prendono il treno per andare al dormitorio di Firenze e alla mattina sono in citta’ dormiranno, litigheranno per un cartone, si sbronzeranno, si ammaleranno nelle strade di Bologna. E tra loro ci sara’ anche chi ci lascera’ la pelle, nell’indifferenza generale”.

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