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Pranzo davanti alla mensa: “I bisogni degli studenti vengono prima dei profitti” [audio]

Oggi in piazza Puntoni iniziativa del Cua: continua la mobilitazione sul caro-pasti. Banchetto sociale (a cura di Eat the rich) anche in Liber Paradisus, contro il ruolo della compagna aerea delle Poste nei trasferimenti dei migranti.

16 Giugno 2016 - 20:42

cPranzo sociale questa mattina del Cua davanti alla mensa universitaria di piazza Puntoni, per ribadire l’impegno del collettivo contro il costo insostenibile proposto dall’università e dalle ditte che hanno in appalto la gestione della ristorazione per gli studenti dell’Università. Gli attivisti hanno portato alcuni tavoli nella piazza, dove hanno tenuto il pranzo, dopo essersi posizionati all’ingresso della struttura ed aver invitato chi si avvicinava a prendere parte alla mensa popolare. “Vogliamo vedere i diritti e i bisogni degli studenti messi al primo posto, non i profitti delle aziende che gestiscono la mensa, come avviene oggi”, così hanno scandito ai megafoni sotto il portico che dà accesso ai locali dell’università.

> L’audio raccolto da Zic durante l’iniziativa del Cua:

 

Sempre oggi la rete Eat the Rich ha invece organizzato un pranzo popolare in piazza Liber Paradisus, a pochi passi dall’ufficio postale situato nel palazzo che ospita gli uffici del Comune in Bolognina, per manifestare il dissenso rispetto all’uso degli aerei della compagnia Mistral Air, di proprietà di Poste Italiane, per trasferire i migranti trovati senza documenti nei vari hotspot e Cie italiani, attraverso un accordo col ministero degli Interni. Come si legge su un volantino distribuito da alcuni attivisti NoBorder durante l’iniziativa: “Comincia a Lampedusa l’impegno delle Poste Italiane contro gli immigrati senza documenti. Nell’isola siciliana vengono infatti caricati e stipati sugli aerei Mistral Air quegli uomini e quelle donne che sono riusciti a sopravvivere alle traversate del Mediterraneo per essere poi smistati, e rinchiusi,  nei diversi Centri di identificazione ed espulsione esistenti in Italia”. Si conclude così il comunicato: “Ricordare le responsabilità delle Poste Italiane è allora un modo per sostenere gli uomini e le donne ancora rinchiusi nei Cie rimasti aperti e coloro che, arrivati alla frontiera, vengono brutalmente rispediti altrove, verso altri confini o altre gabbie”.