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Piazza Verdi, subito cancellata la maxi-scritta

Operai al lavoro sul pavimento del portico del Teatro Comunale, via il graffito tracciato durante il corteo di martedì. Cua sulle denunce per il blitz al Cda del 2012: “Procura maldestra, avevamo ragione a contestare Dionigi”.

13 Marzo 2014 - 15:22

La grande scritta “Zona demilitarizzata” davanti al Teatro Comunale, era stata tracciata alla partenza del corteo di martedì per ricordare Francesco Lorusso e protestare contro i divieti di dimora notificati a dodici attivisti. Già stamattina sono entrati in azione gli operatori inviati dal Comune per cancellarla.

Il Cua, intanto, è intervenuto in un comunicato sulle richieste di rinvio a giudizio inviate dalla procura per il blitz al Cda di novembre 2012: “I cartelli, con cui si contestavano gli effetti della Spending Review e della riforma Gelmini che l’Ateneo di Bologna non ha esitato ad applicare, diventano armi pericolosissime”, scrive il collettivo in una nota. “Addirittura questi cartelli sono un’offesa all’onore e al prestigio di Dionigi. La cosa ci sembra quantomeno assurda, poiché ad essere messa in discussione è la possibilità di contestare una figura istituzionale che guida uno dei principali Atenei italiani e che quindi compie delle precise scelte politiche. I gesti, anche eclatanti, che gli studenti misero in campo quel giorno sono stati spia di una situazione drammatica dal punto di vista economico e sociale” che “ormai da mesi denunciamo e di cui sicuramente sono espressione i tanti percorsi di lotta che dentro e ai bordi dell’università si stanno sviluppando”.

“Insomma”, chiosa il Cua, “avevamo ragione a dire che durante la gestione Dionigi la condizioni di vita degli studenti sono bruscamente peggiorate” e “non saranno certo le aggressioni della procura a destabilizzare questi legittimi percorsi di lotta. Anzi, la risposta che abbiamo visto in questi giorni dimostra come a questi attacchi si ha la capacità di reagire con ancora maggiore forza e con la solidarietà dei tanti soggetti cittadini in lotta. Piuttosto, quella della procura, ci sembra una risposta maldestra e scomposta, da un lato alla capacità delle lotte di emergere e rispondere a bisogni concreti, dall’altro all’incapacità istituzionale di trovare una via d’uscita dal pantano in cui si ritrovano”.