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Piazza Galvani, denunciati un forzanovista e 7 contestatori

La polizia dice di non aver visto nessun coltello. Intanto Fn annuncia una nuova manifestazione a Bologna per il 18. Sarà vietata? Il Questore non si sbilancia. Tpo e Làbas: “Nessuno spazio ai fascisti!”.

08 Ottobre 2014 - 14:01

Dopo la cacciata da piazza Galvani di due giorni fa, Forza Nuova annuncia l’intenzione di tornare di nuovo in piazza a Bologna. L’annuncio arriva dal leader nazionale Roberto Fiore, che sarà presente. Le motivazioni? Protestare per quanto successo domenica (“La Polizia non ci ha difeso abbastanza”, è in sostanza quanto afferma Fiore che intende “denunciare” la Questura) e mettere in scena una nuova iniziativa contro quello che i neofascisti definiscono “delirio omosessualista”. La manifestazione a Bologna si aggiunge a quelle, già in programma, previste ad Ancona, Bergamo, Napoli e Palermo. Sull’annuncio interviene il sindaco Virginio Merola, che torna a dire che Fn in città “non ha cittadinanza” e che esprime “idee deliranti”. Anche questa volta, però, il sindaco non sembra avere intenzione di spingersi a fare qualcosa di concreto per impedire la parata di croci celtiche e braccia tese, limitandosi ad augurarsi che non ci siano nuove tensioni e mettendo sullo stesso piano, di fatto, gli “estremisti” fascisti e antifascisti.

Piazza Galilei permetterà anche stavolta il raduno neofascista? Il Questore Stingone, interpellato oggi a riguardo, non si sbilancia: “La Questura può vietare, qualora ci siano gravi motivi di ordine pubblico, ma gravi motivi di ordine pubblico. Non si fa a cuor leggero in un paese civile vietare a qualcuno di parlare. Se potrebbe essere questo il caso? Lo valutiamo”.

Ai cronisti, Stingone ha anche dato conto delle prime denunce per i fatti di  domencia scorsa. Solo un militante di Fn è sotto indagine, accusato di porto di oggetti atti a offendere per aver indossato un tirapugni. E i coltelli che molti testimoni sono certi fossero tenuti in mano dai neofascisti? La polizia assicura di non averne  notati né filmati: “Se qualcuno ha visto un coltello si faccia avanti”, dice il Questore.

Mano decisamente più pesante per i contestatori: sette i nomi iscritti a registro, tra cui quello di un minorenne, per le ipotesi di reato,  a vario titolo, di lesioni, danneggiamento, violenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata. Secondo quanto riferisce la polizia, sei sarebbero attivisti del Tpo e uno del Nodo sociale antifascista. Uno dei primi sei, in particolare, è accusato di aver colpito due agenti con la fibbia di una cintura. La polizia precisa che si tratta di una prima tranche di indagini e che ulteriori addebiti potrebbero emergere in seguito.

Prima che fossero rese note le denunce, Tpo e Làbas erano tornati a intervenire sulla manifestazione di domenica. Una giornata “favolosa”, scrivono i due collettivi, mentre “in queste ore c’è stato un martellante incedere di informazioni, comunicati, discussioni, moods e tanto altro riguardanti i fatti di quella che per noi è stata una straordinaria giornata di lotta. La cacciata delle ‘sentinelle in piedi’ (da ora ‘sonnambuli’) prima da Piazza San Francesco, poi da Piazza Galvani ed infine nell’eco di una fuga sotto portici lungo Piazza Cavour, è la sintesi delle cronache sui media locali. Gli stessi che da un lato riconoscono in parte la veridicità dei fatti, dall’altro si accaniscono a giocare alla morra cinese inserendo uova, bottiglia o libro nell’elenco degli ingredienti”.

Invece, “la giusta cronaca dei fatti deve essere analizzata da una prospettiva interamente politica. I sonnambuli appartengono a quella categoria reazionaria, religiosa – cattolica nello specifico, ma non lontana dall’islamismo dell’Isis – e fascista sviluppatasi nel credo delle paure, dell’ignoranza e della violenza. Una cultura che cova in sè il germe dell’odio e che permette a minoranze naziste di condividere percorsi che, non di rado e più spesso in altri territori, si manifestano in omicidi, aggressioni e violenze nei confronti di soggetti ritenuti più deboli o ‘invertiti’ (dichiarazione di un sonnambulo). Solo queste poche righe basterebbero a capire l’incompatibilità di questi soggetti con una città come Bologna, dove le pratiche omofobe e razziste sono sempre state respinte ai margini e dove lo stesso Sindaco dichiara ‘Nessuno spazio ai fascisti in città’. Cosa che auspichiamo avverrà anche il 18 ottobre con l’annunciata visita di Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova”.

E poi: “Il ‘noi’ che ha composto la giornata del 5 ottobre è un noi collettivo e molteplice. Tpo e Labas sono una parzialità delle mille sfaccettature che hanno condiviso le strade di Bologna domenica pomeriggio. E’ in questa pratica di condivisione che noi traiamo energia e vita, da movimenti che si esprimono e che eccedono, per fortuna, anche le stesse realtà organizzate che hanno indetto la contestazione ai sonnambuli. E’ proprio questa eccedenza che si è espressa e manifestata domenica qui a Bologna, nell’anniversario dei 70 anni dall’eccidio di Marzabotto. Insieme a molti abbiamo convocato un presidio contro l’iniziativa dei sonnambuli e ci siamo trovati affianco tantissime persone capaci di determinare scelte e di praticare un’illegalità diffusa: senza nessuna autorizzazione di presidio, senza nessuna autorizzazione di corteo, quella moltitudine ha manifestato la sua capacità dirompente nel prendersi Piazza Galvani. Qui la gioia e l’ironia di centinaia di persone ha ridicolizzato i pochi scesi in piazza contro il disegno di legge che introduce il reato di omofobia, cacciando fisicamente con un esercizio collettivo della forza lo sparuto gruppo di fascisti di Forza Nuova, mescolati alle sentinelle. La giornata di domenica ci ha dato ancora una volta una lezione importante: la difesa dei diritti passa attraverso atti concreti, come quello di non lasciare spazio ai nuovi focoloai di xenofobia, omofobia, fascismo e nazismo rappresentati da realtà come Forza Nuova e le altre forme di qualsiasi integralismo religioso. Nello specifico, la conquista del diritto ad autodeterminare la propria vita e la propria sessualità, l’abbiamo visto in piazza domenica, non passa attraverso le scorciatoie della delega alle istituzioni o ai soggetti di rappresentanza. Proprio questi ultimi, non certo timidi ad impartire lezioni sul diritto di manifestare, dovrebbero piuttosto spiegarci perché a Bologna e in Italia dopo anni di governi di centro sinistra non sia stato possibile riconoscere formalmente le unioni civili anche per coppie dello stesso sesso, come avviene nella maggioranza dei paesi dell’Unione Europea”.

Infine: “Con lo spirito di domenica 5 ottobre siamo convinti sia possibile trovare tra diversità momenti di convergenza e di cammino comune per resistere alle conseguenze della crisi e per conquistare nuovi diritti, a partire dalle mobilitazioni previste per questo autunno: le manifestazioni degli studenti del 10 ottobre, lo sciopero sociale del 16 ottobre ma anche le campagne per il diritto all’abitare, contro le frontiere e contro tutte le politiche di austerity promosse dal Governo Renzi”.