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Piacenza / Ikea, sabato manifestazione: “Reintregrate i 24 facchini”

In vista dell’appuntamento di piazza (cui aderisce anche Cobas lavoro privato), lo scorso finesettimana azioni davanti ai negozi di molte città italiane in solidarietà ai lavoratori licenziati per la loro attività sindacale.

08 Settembre 2014 - 13:22

Ikea, Bologna, 6 settembre 2014 (foto fb Hobo)
Il presidio davanti allo store bolognese (foto fb Hobo)

(dal blog Smonta Ikea)

Sabato 6 settembre è stata una nuova giornata di lotta davanti a molti negozi IKEA in tutt’Italia, e anche nei prossimi giorni continueranno le azioni di solidarietà con i 24 lavoratori licenziati da IKEA, in particolare sabato 13 settembre con una grande manifestazione proprio a Piacenza.

Quella che poteva essere una storia di ordinario sopruso padronale si è trasformata in una lotta che strappa la maschera alle imprese che più fanno a gara per mostrarsi democratiche. Dalle cooperative ad IKEA: i colori della sostenibilità e dell’attenzione alle esigenze umane si vanno scrostando ed emergono le condizioni di duro sfruttamento e i soprusi quotidiani con cui fanno crescere i loro profitti.

Non è il tempo di mollare… e non molliamo!

Sosteniamo la lotta dei facchini, esigiamo il reintegro dei 24 di Piacenza!

Sabato 13 h 15:30  – Giardini Margherita (Piacenza)

24 lavoratori del magazzino Ikea di Piacenza sono stati licenziati a maggio perché attivisti SI-Cobas, il sindacato a cui aderiva la maggioranza dei lavoratori.

Sono stati licenziati dalla Cooperativa San Martino, ma è l’amministratore delegato di Ikea Italia, Lars Petersson, che è subito corso al Ministero degli Interni ottenendo centinaia di poliziotti e carabinieri per reprimere le iniziative di lotta dei lavoratori. Ed è sempre IKEA ad aver imposto il terrore all’interno del magazzino, con la minaccia di licenziare chiunque osi ancora scioperare.

I lavoratori con le lotte del 2012-2013 avevano richiesto e in parte conquistato il pieno rispetto del contratto collettivo nazionale e il pagamento della malattia e si erano organizzati in un sindacato non addomesticabile. Questi lavoratori erano perciò una minaccia al continuo aumento dei profitti dei padroni di IKEA, che nel 2013 hanno raggiunto i 3,3 miliardi di euro. Per questo, utilizzando un pretesto, IKEA attraverso la cooperativa San Martino ha prima sospeso 33 e poi licenziato 24 lavoratori.

A fianco di IKEA e contro i lavoratori e il loro sindacato si è schierato tutto il blocco di potere economico e politico piacentino, dal sindaco PD, alla Provincia, ai sindacati confederali e il mondo delle cooperative.

A questo attacco non hanno risposto solo i lavoratori licenziati, ma anche i lavoratori di altri stabilimenti Ikea, di altre imprese della logistica, e lavoratori fino in Argentina e Colombia, si sono mossi a sostegno, mentre in molte città d’Italia e d’Europa (Vienna, Berlino, Cordoba …) a più riprese numerose azioni di boicottaggio sono state condotte fin dentro gli store Ikea.

Intanto a Piacenza sono proseguiti i blocchi delle merci, i picchetti e altre azioni mirate a colpire la multinazionale svedese nel vivo: ovvero nel profitto.

Ma chi sono gli attori in campo? Se IKEA è la più grande multinazionale del mobile, presente in 42 paesi con 151 mila dipendenti diretti (oltre a decine di migliaia indiretti) la San Martino è una delle più grosse “cooperative” di produzione, che hanno trovato il loro business nel fornire manodopera a buon mercato a grandi e piccoli padroni.

Il Presidente e amministratore delegato della San Martino, Francesco Milza, è anche Presidente della Confcooperative, l’associazione delle cooperative ex “bianche” di Piacenza e dell’Emilia Romagna. Le coop bianche sono alleate di quelle ex “rosse” della Lega Coop nell’Alleanza delle Cooperative Italiane, 1 milione e 200 mila dipendenti in gran parte malpagati e supersfruttati, di cui era Presidente l’attuale ministro del lavoro Poletti.

Questo blocco di potere, che va dalle multinazionali alle cooperative, dai partiti parlamentari (con il PD al centro) alle istituzioni dello stato, ha come missione quella di arricchirsi sulle spalle dei lavoratori (il padrone di Ikea, Kamprad, è la quinta persona pi ù ricca al mondo, subito dopo Bill Gates).

Ikea, che si fa pubblicità per le sue attività sociali e per un arredamento ‘sostenibile”, cerca in tutto il mondo il massimo profitto rendendo insostenibile il lavoro e la vita dei suoi dipendenti. Come a Piacenza, anche negli Stati Uniti, in Irlanda, in Repubblica Ceca, Turchia e Russia cerca di impedire che i lavoratori si organizzino sindacalmente. A Richmond in Canada da 13 mesi tiene fuori 350 lavoratori che rifiutano di accettare il peggioramento di salari e benefit, offrendo aumenti a chi rompe i picchetti; in Francia i suoi dirigenti sono sotto inchiesta per avere corrotto poliziotti per ottenere informazioni sui dipendenti; in Belgio e Olanda i sindacati denunciano l’uso di camionisti dell’Est a salari pari a un quarto di quelli locali e condizioni disumane; nella ex Germania Est per 30 anni Kamprad si è arricchito sfruttando il lavoro schiavistico dei detenuti politici, ecc. Questa la sensibilità sociale di Ikea!

È per rispondere a tutto questo e per ottenere il rispetto dei diritti dei 24 facchini licenziati a Piacenza e di tutti gli altri che saremo in piazza sabato 13 a Piacenza, mentre anche oggi siamo stati a Parma, Bologna, Milano, Napoli, Firenze e Roma a volantinare e spiegare ai clienti quello che IKEA pratica nei suoi magazzini.

Chiediamo a chiunque di sostenere la lotta con tutti i mezzi messi a disposizione:

innanzitutto si può effettuare un versamento a beneficio della cassa di resistenza necessaria a sostenere la lotta dei facchini, indicando la causale “cassa di resistenza”  con bollettini postali sul ccp nr. 3046206, con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206 o con vaglia postale intestato a Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano;

oppure si può acquistare la maglietta con il logo della campagna: tutto il ricavato della vendita delle magliette sarà versato nella cassa di resistenza.

In più potete aiutarci a costruire e ad allargare la campagna di boicottaggio, mandando le adesioni all’indirizzo smontaikea@gmail.com, diffondendo la pagina Facebook “Kill Billy. Ikea deve reintegrare i 24 facchini” e il blog smontaikea

Di seguito troverete un breve report delle iniziative di boicottaggio e di lancio della manifestazione del 13 settembre, organizzate nella giornata del 6 in diverse città…

Genova (dal sito LanternaRossa) in occasione della terza giornata nazionale di boicottaggio contro Ikea, nuovo volantinaggio/presidio all’Ikea di Genova Campi, in sostegno al reintegro dei 24 facchini licenziati. A caldo le impressioni sono più che positive. Quasi un migliaio i volantini distribuiti davanti, e poi dentro, lo store; decine le locandine attacchinate per la anifestazione del 13 settembre, il tutto accompagnato da varie megafonate per fare il quadro della giornata e delle prossime iniziative.

Man mano che le giornate di mobilitazione si susseguono notiamo un sempre maggior interessamento e immedesimazione nelle diverse persone che abbiamo incrociato davanti al negozio, segno di un lavoro territoriale che può pagare. Una cosiddetta clientela che, però, quando si avvicina, si ferma a prendere il volantino, inizia a discutere con i compagni del presidio, perde quell’indeterminatezza e si rivela per quel che è: lavoratori, precari, studenti, cassaintegrati, con i loro problemi, le loro preoccupazioni e i loro drammi; ma che ben capiscono la portata generale della lotta dei facchini di Piacenza, solidarizzando con essa. Legarli non solo idealmente, ma anche organizzativamente, al percorso di lotta e mobilitazione che collettivamente stiamo portando avanti, intessere rapporti stabili con quel tessuto metropolitano che popola le periferie delle nostre città diventa una necessità sempre più pratica che dovremo essere in grado di portare avanti.

Il passaggio della manifestazione nazionale del 13 settembre – un momento in cui contarsi, capire il progresso del lavoro e la capacità di mobilitazione dello stesso – ci da nuovamente occasione per approfondire il lavoro di propaganda e agitazione sulla questione Ikea e sulla portata generale di questa battaglia. Per questo stiamo già lavorando per una serie di volantinaggi cittadini i cui tastare il polso e rilanciare la manifestazione di Piacenza, un crocevia fondamentale dove le migliori energie di compagni, lavoratori e solidali andranno incanalate. A breve nuovi aggiornamenti. Per chi volesse partecipare alla manifestazione di sabato prossimo a Piacenza, partendo da Genova, può mandare una mail a lanternarossage@gmail.com

Milano alle 16h parte la mobilitazione all’IKEA di Carugate. Una trentina di solidali e lavoratori hanno spiegato ai clienti dello store le ragioni della lotta e le condizioni di sfruttamento alle quali sono sottoposti i lavoratori, con interventi al megafono e più di un migliaio di volantini distribuiti in poco più di un’ora e mezza. La risposta è stata unanime: solidarietà ai facchini licenziati!

Nel pomeriggio anche a Roma si volantina per il reintegro dei facchini licenziati ingiustamente da IKEA! Vengono distribuiti i volantini e si parla con i clienti.

Napoli invece, davanti allo store di Afragola, l’intera mattina ha visto la distribuzione di volantini ai numerosissimi clienti presenti, con l’invito a boicottare IKEA e sostenere la campagna #KillBilly. Ikea deve reintegrare i 24 facchini!

A Sesto Fiorentino (Fi), i solidali arrivati con striscione, volantini e megafono, hanno trovato la celere ad attenderli, a ennesima dimostrazione del sostegno politico di cui gode Ikea e di quanto la multinazionale tema le azioni che puntano a smascherarla. Ma i volantini vengono distribuiti comunque, all’ingresso e all’interno del negozio.

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Il Cobas Lavoro Privato aderisce alla manifestazione di Piacenza

Sabato 13 Settembre si terrà una manifestazione nazionale a Piacenza con una parola d’ordine : reintegro dei 24 facchini licenziati dalla cooperativa San Martino che opera nei magazzini di IKea.

Solo tra luglio e agosto decine di iniziative (presidi, volantinaggi,blocchi) davanti ai punti vendita\magazzini della multinazionale Ikea per denunciare il mancato reintegro dei facchini e il sistematico sfruttamento dei lavoratori della logistica

 

Grazie ai blocchi e alle manifestazioni, agli scioperi oggi i facchini e le facchine hanno riconquistato dignità e consapevolezza, rappresentano un esempio da seguire per tutti i settori della classe lavoratrice

 

Eliminare i lavoratori sindacalizzati e protagonisti di lotte per rivendicare la semplice applicazione del contratto nazionale e condizioni di vita\lavoro dignitose è il solo modo con cui i padroni rispondono alle nostre istanze. Non esiste solo la fiat , Marchionne è stato un esempio anche per il mondo cooperativo che resta lo strumento privilegiato attraverso il quale ridurre il costo del lavoro e abbattere tutele collettive

 

Per continuare a sfruttare i lavoratori le cooperative hanno fatto ricorso ad ogni strumento non ultimo quello della criminalizzazione delle lottte, della repressione(denunce, licenziamenti) trovando nelle istituzioni locali e nell Governo ampio sostegno

 

Nella logistica e non solo, le cooperative vincitrici di appalti abbassano il costo del lavoro applicando contratti sfavorevoli, tagliando le ore, aumentando i ritmi e i tempi di lavoro. Ulteriore strumento coercitivo è la condizione di socio e i regolamenti delle cooperative sono spesse costruiti ad arte per espellere i soci scomodi facendo loro perdere il posto di lavoro, magari per avere pubblicamente chiesto aumenti salariali e contratti favorevoli

 

Il connubio tra cooperative, sindacati come cgil cisl uil nelle ultime settimane ha cercato di vanificare le conquiste operaie provando a rientrare nei magazzini dai quali erano stati espulsi dai lavoratori e dalle lavoratrici stanchi di un sindacato asservito alla controparte, disponibile a subire orari massacranti e una condizione di vita insostenibile

 

Il Cobas lavoro privato aderisce e partecipa alla manifestazione di Piacenza per il reintegro dei facchinie per rivendicare una normativa in materia di appalti che non consenta piu’ a cooperative e aziende di decidere arbitrariamente di non assumere parte dei lavoratori o di assumerli\e con una riduzione salariale e di ore lavorate

Gli appalti fanno l’interesse dei padroni ma precarizzando la nostra vita

Cobas Lavoro Privato