Opinioni

Parigi / ”Ne cédons pas à la peur”

Dopo gli attacchi terroristici, la Francia rafforza la repressione nelle piazze. La denuncia dei movimenti: “In un clima sempre più xenofobo, queste misure rinforzano la paranoia e la paura”.

14 Novembre 2015 - 21:53

In seguito ai terribili attacchi terroristici della sera del 13 novembre a Parigi, il presidente della Repubblica francese Francoise Hollande ha decretato lo stato d’urgenza su tutto il territorio nazionale. Fino a nuovo ordine, in Francia sono stati rinforzati i controlli alle frontiere e sono state imposte delle forti restrizioni alla libertà pubblica e politica. Una condizione che non si verificava dalla fine della Seconda guerra mondiale: è nelle possibilità di un prefetto bloccare l’accesso ad un quartiere; le autorità amministrative possono procedere a perquisizioni domiciliari e possono operare una forma di controllo sulle informazioni divulgate dalla stampa. Viste queste enormi limitazioni, i collettivi francesi denunciano sulle pagine dei siti autogestiti il divieto allo svolgimento delle manifestazioni in programma nelle prossime settimane. In particolare, per evitare gli assembramenti vietati dal ministero, sono stati annullati i cortei in solidarietà a Silvan promosso dalle organizzazioni curde, la manifestazione organizzata dalla rete migranti e un presidio in difesa dell’occupazione abitativa Attiéké sotto sgombero.

Intanto, mentre i commenti razzisti si susseguono sui social network e i movimenti invitano a continuare a proteggere i più deboli, oggi a Lille, durante un presidio in solidarietà alle vittime delle stragi parigine, un gruppo di fascisti di estrema destra ha fatto irruzione nella piazza lanciando petardi e slogan islamofobi.

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> Il comunicato della rete “No Pasaran (nostra traduzione):

Sabato 14 novembre 2015 – Non cediamo alla paura!

Una strage. 11 mesi dopo le fucilate di Charlie Hebdo e il massacro antisemita dell’Hyper Casher, questo sabato 14 novembre 2015, la Francia si sveglia in un mare di sangue. Nella notte tra il 13 e il 14 novembre, una serie di attentati coordinati nella regione parigina ha fatto circa 130 morti. Questo attentato, rivendicato dall’entità “Stato Islamico”, costituisce il più cruento compiuto sul territorio francese dalla seconda guerra mondiale.

Mentre le vittime non erano ancora tutte identificate, abbiamo visto diffondersi nei media accozzaglie differenti e dichiarazioni guerrafondaie, come il politico di estrema destra che mette in causa una presunta “moscheizzazione della Francia”. Nella scia, il governo ha immediatamente decretato lo Stato d’Emergenza per la prima volta dopo un decennio, così come la chiusura delle frontiere. Lo Stato d’Emergenza implica, tra le altre cose, la sospensione delle procedure giudiziarie legali a vantaggio delle Prefetture e del Ministero degli Interni in innumerevoli casi (perquisizioni, copri-fuoco, divieti di dimora, arresti domiciliari, divieto di manifestare o di riunirsi). È anche una sospensione della libertà di stampa, poiché ormai, il Ministero dell’Interno e i Prefetti possono prendere “qualsiasi misura per assicurare il controllo della stampa e della radio”. L’esercito è dispiegato un po’ ovunque sul territorio nazionale e vede il suo potere fortemente accresciuto a livello giuridico.

Queste nuove misure liberticide, prese in seguito a questa strage, meritano di essere rimesse in causa, sapendo che i controlli alle frontiere erano già stati rinforzati in previsione della COP 21 (Paris Climat Conference), al fine di impedire a dei cittadini di altri paesi di partecipare alle manifestazioni contro questa mascherata politica sull’ecologia. Effettivamente, gli attivisti ecologisti non hanno potuto avere accesso, così come i migranti. Cosa che non è avvenuta per i terroristi. Constatiamo dunque che la messa in campo di queste misure risponde più a un obiettivo politico che a una volontà di proteggere delle popolazioni: la chiusura delle frontiere, come le molteplici misure securitarie (piano Vigipirate, e ora dello Stato d’Emergenza) si dimostrano ogni volta inefficaci contro dei terroristi dall’incontrollabile determinazione. Al contrario, in un clima sempre più xenofobo, queste misure rinforzano la paranoia, la paura, e i coacervi di dubbi.

Non dimentichiamo che contemporaneamente, e Beirut, in Libano, decine di persone sono morte in un attentato terroristico compiuto dentro ad un centro commerciale. Ancora, una strage che ci ricorda, al contrario dei coacervi di dubbi che si riversano nei media, che l’entità “Stato Islamico” colpisce ovunque nel mondo, soprattutto nei paesi a maggioranza musulmana.
Il nostro pensiero va ovviamente in primo luogo alle vittime di questi atti spaventosi, così come ai loro cari. L’emozione suscitata da tali azioni ci impone di continuare a combattere la reazione, il fanatismo, l’odio assassino, ovunque esso si trovi.

Réseau No Pasaran