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Palazzo Hercolani, dagli studenti condanna per la brutalità della polizia [video]

Assemblea di Scienze Politiche: “Non possiamo accettare che l’uso della violenza diventi prassi nei luoghi della formazione”. Scrivono anche i partecipanti a una laurea: “Travolti dalla celere”.

24 Marzo 2016 - 11:51

Polizia palazzo Hercolani (foto fb Assemblea Scienze Politiche)In seguito alle cariche avvenute nella facoltà di Scienze Politiche martedì 22 marzo, gli studenti dell’Assemblea di Scienze Politiche che stavano allestendo un banchetto, insieme ad altri intervenuti in quel momento – in particolare alcuni amici di una ragazza che si era appena laureata, che si trovavano vicino alla facoltà per festeggiare –  hanno dato vita ad alcune assemblee, per discutere di ciò che era successo e condannare la violenza della Questura e la connivenza dell’Università sull’intervento della polizia negli spazi universitari.

Così un appello contro la militarizzazione dell’Università diffuso dall’Assemblea di Scienze Politiche: “La mattina del 22 marzo alcuni studenti e studentesse hanno dedicato un’aula al giovane ricercatore Giulio Regeni torturato e ucciso dal regime egiziano col quale l’Italia intrattiene stretti rapporti economici. Nonostante solo pochi giorni prima l’università avesse firmato l’appello di Amnesty International ‘Verità e Giustizia per Giulio Regeni’, la vicepreside Pina Lalli  ha ordinato agli studenti di lasciare l’aula perché ‘non hanno diritto di intitolare un’aula a Giulio Regeni’, dimostrando così l’ipocrisia dei vertici universitari interessati solo a lavarsi la faccia.”

“Prima tramite i custodi – si legge inoltre – che con l’uso della forza hanno provato a chiudere l’aula, poi invocando l’aiuto degli agenti antiterrorismo in borghese, che hanno intimorito e provocato gli studenti, infine con l’arrivo di decine di poliziotti in tenuta antisommossa, che hanno brutalmente manganellato tutti i presenti, è stato palesato come l’università non debba essere un luogo di libero scambio di saperi ma un servizio a tutti gli effetti, da accettare acriticamente. Non possiamo accettare che l’uso della violenza diventi prassi nei luoghi della formazione.”

E’ arrivato in redazione inoltre un comunicato scritto dal gruppo di studenti e amici della ragazza appena laureata, accorsi nel cortile quando hanno visto l’ingresso della polizia, che definendo quanto accaduto “un’assurdità” raccontano la loro versione dei fatti: “Siamo assolutamente sconcertati da quanto apprendiamo dalle fonti ufficiali riguardo le cariche di questa mattina. In quel momento eravamo presenti e sentiamo l’esigenza e l’urgenza con questo racconto di riportare come si sono realmente svolti i fatti. Noi, un gruppo di circa venti tra studentesse, studenti, parenti e amici, stavamo festeggiando la laurea di una nostra amica con cori scherzosi, attraversando l’atrio della facoltà fino all’uscita principale. Giunti al ‘Portico dei Servi’, abbiamo visto arrivare cinque camionette di carabinieri e polizia che, bloccando il traffico, si sono fermate davanti all’entrata della facoltà. Sorpresi e incuriositi, abbiamo deciso di tornare indietro. Il nostro stupore era dovuto al fatto che al nostro passaggio nell’atrio, 10 minuti prima, non avevamo notato nulla che potesse giustificare un tale dispiegamento di forze. In questo clima di totale paranoia in cui l’Università ormai vive da mesi, eravamo arrivati al punto di chiederci se anche la nostra festa di laurea potesse essere stata una delle cause scatenanti”.

Continua il racconto degli studenti: “Ritornati nell’atrio, abbiamo compreso il motivo dell’intervento della polizia: la presenza di un banchetto informativo fuori dall’aula studio vicino all’ingresso, all’interno della quale alcuni ragazzi avevano appeso dei cartelloni per intitolarla a Giulio Regeni. Nel momento in cui ci siamo resi conto che la digos stava accerchiando con violenza chi stava intorno al banchetto, non siamo rimasti indifferenti. Abbiamo iniziato a chiedere a gran voce, unendoci ai presenti, che la digos lasciasse l’università. A quel punto la polizia armata di scudo, casco e manganello ha fatto irruzione, colpendo violentemente gli studenti e spingendoli fuori dall’aula studio. L’intervento ha travolto anche chi, come noi, si trovava all’ingresso della facoltà. Siamo stati cacciati dall’università in modo brutale – alcuni di noi hanno riportato delle lesioni – e la polizia ha bloccato per più di un’ora l’ingresso della facoltà”.

“Come è possibile – si chiedono infine – che una situazione tale venga utilizzata come pretesto per un abuso di queste proporzioni? Un banchetto informativo può rappresentare un movente per autorizzare un intervento violento? Com’è possibile che ci siamo abituati alla presenza della polizia all’interno dell’università? E come si è creato il presunto ‘muro che impedisce il dialogo con gli studenti’?”.

 

> Uno dei video dell’ingresso della Polizia in facoltà diffusi dall’Assemblea di Scienze Politiche: