Opinioni

Opinioni / L’apprendista cerchiobottista, ovvero la mobilità con le paillettes

Un commento da un nostro collaboratore su amministrazione comunale e scelte politiche su traffico e ambiente.

07 Settembre 2011 - 13:44

di St

L’arrivo di un giovane alla Mobilità poteva far ben sperare: in un cambio di registro, in un un impegno serio, in una svolta insomma.
Ebbene, chi sperava nella ‘svolta’ dovrà ricredersi, perchè, una volta di più, la democratica montagna ha partorito il democraticissimo topolino.
In una recente intervista il ventisettenne Assessore alla Mobilità Andrea Colombo ha illustrato le direttrici dell’amministrazione in tema di mobilità: tra le altre, T pedonalizzata e People mover.

Per quanto riguarda la pedonalizzazione della T si pensa ad un week-end sperimentale, verosimilmente il 17-18 settembre: Rizzoli, Bassi ed Indipendenza cihuse al traffico, completamente pedonalizzate.
Tutto molto bello, si direbbe; non c’è che dire, una buona operazione di marketing, per vendere il prodotto ‘amministrazione attenta alla mobilità sostenibile’.

E poi? e poi nulla, lunedì si ritorna alla vita di sempre: in automobile, in fila ai semafori, a suonare clascon, respirando smog; ma soprattutto in automobile, sempre e comunque. In automobile per fare mezzo chilomentro perchè, si sa, ‘gli autobus sono cari e affollati’ e ‘andare in biciletta è pericoloso, ci sono troppe macchine.
Oppure in automibile perchè ‘fa fico’ o perchè ‘è caldo’. Ma in automobile, comunque.
Questo succede a chi una macchina se la può permettere: per tutti gli altri -categoria affatto residuale- le alternative sono subire un salasso timbrato ATC oppure inforcare la graziella e sperare che le macchine vedano il tuo braccio quando cerchi di attraversare l’incrocio.

Ancora una volta, in fatto di mobilità sostenibile, l’amministrazione cittadina si presenta con un’iniziativa lodevole ma di facciata, temporanea, che non attacca il problema al cuore ma, con una schizofrenia tutta PD, lo elude, lo normalizza; devia la discussione verso ben più placidi lidi, per non esporsi troppo; crea un ‘evento-contentino’ per velare le contraddizioni che si manifestano su intenzioni ed operato di giunta e partiti, spesso troppo accondiscendenti con le lobby di turno (siano esse ASCOM, tassisti, o ‘cooperative’ di costruttori).

Chi scrive infatti non riesce proprio a leggere altrimenti l’atteggiamento del nostro rampollo democratico; mentre si pavoneggia con T pedonalizzate e riqualificazione del centro (con lo zampino dei privati però, perchè c’è la crisi!), non muove, ad esempio, neanche un muscolo di fronte alla questione People Mover, opera co-finanziata da fondi pubblici e comunitari; un opera inutile, superflua, gestita dalle amministrazioni comunali con una linea da procacciatore di affari contoterzi (terzi che poi sono sempre gli stessi).
Osteggiata da popolazione e vari ‘addetti ai lavori’, la grande opera People Mover è stata invece celebrata da Colombo come ‘un’opera strategica, non in concorrenza con il servizio ferroviario metropolitano’.
Tant’è.

Anzi, no; oltre al danno anche la beffa.
Sono recenti infatti le dichiarazioni via web del Primo Cittadino (stesso partito di Colombo), secondo cui la mobilità cittadina verrebbe resa più sostenibile ricorrendo alla delazione; per Merola evidentemente le biciclette contromano -o sotto i portici, sono un vero e proprio problema di mobilità, da denunciare alle autorità competenti (per una replica nel merito e nel metodo vedi qui).

Non è stata però una bicicletta contromano ad uccidere, lo scorso dicembre, Rocco Castagnoli, travolto da un’auto in porta s.Donato

Superfluo sarebbe ora dedicarsi alla ‘conta’ delle vittime della strada. Sono tante, troppe.

E anche per questo che, da anni, si chiede all’amministrazione di questa città scelte più coraggiose, ma sopratutto sistemiche, in ambito mobilità: scelte come una rete ciclabile seria, capillare, concreta, che superi la fase ‘vernice per terra’ ed entri nella fase ‘sede dedicata’.
Una rete ciclabile Metropolitana le cui piste siano continue e velocemente percorribili. Piste che non ‘spariscano’ in prossimità di un cassonetto o che non ospitino i pali della luce al loro interno; piste scorrevoli e separate dalla sede stradale ma che non tolgano spazio ai marciapiedi.
Si immagini inoltre il risparmio di mezzi, di costi diretti ed indiretti, che l’utilizo della bicicletta porterebbe a tutti se fosse valorizzata come mezzo alternativo di mobilità ordinaria, e non come un soprammobile ludo-ricreativo, come accessorio da esporre in sede comunitaria.

Insomma all’amministrazione si chiede di pensare ad una rete ciclabile considerata come una infrastruttura dedicata, che possa collegare i diversi luoghi in tempi decenti e possibilmente senza rischiare la vita, come alternativa valida e funzionale per spostarsi in maniera sostenibile ed economica (le cifre parlano chiaro: in ambiente urbano, la bicicletta è più veloce delle automobili).

Evidentemente l’amministrazione -giovani assessori compresi- da questo orecchio non ci sente, o preferisce non sentirci.
Preferisce piuttosto giocarsela in difesa, cercando di accontentare tutti, all’insegna del più classico cerchiobottismo, salvo poi non accontentare nessuno e non risolvere i problemi. Questo ateggiamento non si discosta molto nè dalle precendenti amministrazioni, nè dalla politica nazionale (alla faccia della bologna ‘città-laboratorio ed avanguardia’).

I problemi di mobilità, a Bologna (che comunque, va ricordato, rispetto alla media nazionale non se la passa male), sono il risultato di anni di miopia amministrativa, quando non di malafede.
Ma la responsabilità e anche dei cittadini. Soprattutto dei cittadini che ‘sperano’.
Sperare, si sa, è un atteggiamento positivo; ma sperare che il cambiamento venga dagli stessi organi che contribuiscono a mantenere tutto immobile e stagnante non si sta rivelando, come si dice, una ‘bazza’.
Come disse Abatantuono nel film ‘Mediterraneo’, ‘chi vive sperando, muore cagando!’