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Opinioni / Kiev, “una rivolta di destra contro un regime reazionario”

Dal nuovo web-giornale Magma ripubblichiamo una traduzione da Libcom.org sull’ondata di proteste in Ucraina a seguito della mancata ratifica del documento di partenariato per l’Europa dell’est da parte del governo Yanukovych.

04 Dicembre 2013 - 16:41

di Peter Storm

(foto di Mstyslav Chernov)

Le massicce proteste in Ucraina stanno facendo inarcare le sopracciglia qua e là, oltre a sollevare i classici commenti accorati sulla rivolta della gente e persino sulla rivoluzione. Le sopracciglia sono giustificate. Manifestazioni di massa di centinaia di migliaia di persone nell’inverno gelido, gente che blocca edifici governativi, che attacca il palazzo presidenziale e occupa il palazzo del governo, chiedendo al presidente e al governo di rassegnare le dimissioni, voci di uno sciopero generale… e tutto per ottenere maggiori legami con l’UE? Pare un pò strano. Aggiungiamo alla strana miscela un forte elemento di nazionalismo, e l’immagine di un movimento che è di destra, reazionario e insostenibile da un punto di vista comunista libertario diventa decisamente più chiara. Che sta succedendo? Pensiamo ci siano almeno tre elementi da considerare.

Primo, c’è una frattura fra le élites politiche ucraine. Yanukovych, il presidente attuale, e il suo governo hanno le loro radici nella parte orientale del paese, dove si trovano le grandi, ma economicamente obsolete, fabbriche e aree minerarie. La popolazione di questa zona è generalmente russofona e non ucraina (Yanukovych stesso ha imparato l’ucraino da adulto e solo per ragioni di carriera). La classe imprenditoriale in quest’area è orientata verso la Russia, i politici come Yanukovych vedono le relazioni russo-ucraine come vitali. A occidente, dove la popolazione parla ucraino, le élites sono più orientate verso l’UE. Sperano in opportunità di investimento e in accordi commerciali. Lo stato ucraino si tiene in equilibrio tra queste due tendenze, con l’attuale regime più rivolto alla Russia ma senza chiudere la strada per Bruxelles.
Ora, c’era un accordo commerciale in preparazione tra Ucraina e UE. All’ultimo momento Yanukovych lo ha rigettato. A causa in parte delle pressioni russe ma anche perchè agli occhi di Yanukovych l’accordo non era congruo: stava contrattando per un maggior supporto finanziario. Il trattato in sé, secondo la “gioiosa” spiegazione di Radio Europa Libera/Radio Liberty(RFE/RL), riguardava principalmente alcune liberalizzazioni commerciali e l’adeguamento delle leggi ucraine ai trattati europei. Le liberalizzazioni consisterebbero nell’annullamento dei dazi per l’export ucraino verso l’Europa entro sette anni, e entro dieci anni per l’import dall’UE all’Ucraina. Questo significherebbe opportunità commerciali per le imprese ucraine orientate al mercato occidentale. E qui risiede una ragione plausibile per la rabbia che ha pervaso i politici di destra legati ad ambienti economici pro-occidentali quando Yanukovych ha deciso di non ratificare l’accordo: potrebbero essersi sentiti privati di affari molto redditizi. Seconso alcune ricerche il PIL ucraino sarebbe potuto crescere di “oltre il 6% nell’arco del prossimo decennio”, grazie a queste liberalizzazioni. Ancor meglio: “un aumento della concorrenza porterebbe a un calo dei prezzi, alimentando un aumento dei consumi delle famiglie per i prossimi dieci anni”. Ovviamente questo non tiene conto di un altro effetto dell’aumento della concorrenza. Non appena le imprese dell’UE fossero autorizzate a esportare liberamente in Ucraina, molte aziende ucraine diverrebbero obsolete e sarebbero costrette a chiudere o ad aumentare la produttività, licenziando lavoratori. Ad aumentare, allora, non sarebbero i consumi delle famiglie ma la disoccupazione di massa. Di questo non si parla nella relazione di Radio Liberty.

Questo trattato può essere visto come parte di un disegno più ampio nelle relazioni economiche Ucraina-UE. L’accordo in sè non promette grossi crediti. Come hanno fatto precedenti accordi. L’Ucraina ha ricevuto un prestito di un miliardo di euro nel 2011 e potrebbe riceverne altri 600 milioni, “se Kyev accende un prestito da 15 miliardi di dollari col FMI”, secondo il già menzionato articolo di Radio Liberty. Non sappiamo quali siano le condizioni al quale questo prestito sarebbe concesso, ma possiamo immaginarlo. Con questo genere di accordi l’austerity, sul modelloo greco, potrebbe abbattersi sull’Ucraina, già terra di povertà. E c’è di più. “Se l’Ucraina sancisse l’accordo con l’UE, dovrebbe iniziare a pagare il prezzo pieno di mercato per il gas perdendo il tasso agevolato di cui gode oggi” (Marina Lewycka, Guardian, 1 Dicembre). Questo tasso – che significa un prezzo del gas minore – è un prodotto dei legami russo-ucraini. Perdere questo vantaggio significherebbe bollette del gas più alte, sia per le famiglie che per le imprese. Tanto per stimolare i consumi domestici.

Yanukovych e i suoi compari volevano probabilemente far saltare l’accordo per ottenerne uno migliore, perchè vedono i loro interessi commerciali minacciati dalla concorrenza dell’unione europea, da prezzi energetici più alti e probabilmente da rivolte di massa quando l’austerity in stile europeo arriverà. E hanno le loro ragioni. “Yanukovych ha portato il paese sull’orlo del collasso finanziario mentre la sua cricca e i suoi finanziatori diventavano scandalosamente ricchi” (Ian Traynor, Guardian, 1 Dicembre 2013). Lui stesso è “un uomo molto ricco con grossi possedimenti al di fuori di Kyev”, secondo un altro articolo dello stesso autore sul Guardian. Da dove viene la sua ricchezza? Non è ereditaria visto che viene da un ambiente relativamente povero. La politica come business, detta anche corruzione, potrebbe essere la spiegazione. Yanukovych e i suoi amici hanno molto da perdere inoltre si sentono pressati dalla Russia, vecchio padrone imperiale e vicino forte. La parte di classe dirigente che fa riferimento a Yanukovych, con i suoi interessi e legami geopolitici, e con le sue armate di poliziotti antisommossa, è un osso duro.

Ed eccoci qui. Detentori del potere radicati, ricchi sfondati e ben connessi con la Russia, con forze armate a disposizione, da una parte; dall’altra forti interessi politici ed economici verso l’UE. Un’austerità moderna come alternativa alla tradizionale corruzione. Non c’è granchè da scegliere. Si tratta di un conflitto tra interessi, nel quale l’ala pro-UE è riuscita a sollevare un imponente esercito di manifestanti. Non c’è ragione per schierarsi da una delle due parti.

Ma poi i dubbi hanno inizio. Ci si può immaginare i politici dell’opposizione mobilitare i loro sostenitori, a migliaia, decine di migliaia. Ma negli ultimi giorni abbiamo sentito di centinaia di migliaia di persone solo nella capitale Kyev.Mezzo milione di persone nelle strade gelate, a scontrarsi con l’antisommossa col vento e con la neve, solo perchè vorrebbero essere sfuttati da Bruxelles invece che da Mosca? Gente che crea barricate, che crea blocchi e occupa edifici perchè preferiscono l’austerità europea invece della corruzione vecchio stile? Non sembra plausibile. Non ha senso. Ci sono altri fattori in gioco.

Non tutto il movimento è fatto di sostenitori dei tradizionali partiti di opposizione. C’è un forte movimento, di composizione studentesca, che cerca di tenere tutti i politici alla larga. Ecco come Marina Lewycka, già citata, lo descrive: “I giovani in piazza, tutto questo gioco di colpo e contraccolpo politico, è proprio quello che rifiutano”. Una delle fonti da cui quest’ala del movimento trae ispirazione sembrerebbe essere il movimento Occupy, secondo Claire Biggs che spiega così gli eventi del 25 Novembre: “a differenza della rivoluzione arancione, le proteste odierne sono divise in due parti – una parte costituita dai giovani attivisti non schierati ispirati dal movimento Occupy, la seconda, in un’altra piazza di Kyev, formata dai partiti politici”. Ora, il movimento Occupy, nonostante il suo fallimento, non era molto pro-UE, come possiamo ben ricordare. Non era proprio un movimento a favore del business. Claire Bigs, 27 Novembre su RFE/RL: “Le manifestazioni hanno portato in prima linea una nuova generazione di manifestanti cresciuti in un’Ucraina indipendente e che hanno pochi se non nessun ricordo dell’unione sovietica. Si sentono europei, sono disillusi dalla solita-politica, e si sentono sempre più a disagio con le figure dell’opposizione ufficiale.”

Ecco che la storia si fa interessante. Questi giovani potrebbero fungere da comparse nell’esercito dell’opposizione. Ma non è ciò che vogliono e non c’è garanzia che si comportino in quella maniera. Le persone riunite nelle proteste di massa giorno dopo giorno tendono a guadagnare in fiducia in sè e potrebbero sviluppare idee proprie e metterle in atto. E c’è tensione tra questi due tipi di protesta. “La maggior parte dei leader dell’opposizione si sono rifiutati di accogliere la richiesta degli studenti di abbandeonare le insegne di partito”. Una parte chiede l’altra rifiuta. Una ricetta classica per far sì che la gente prenda una direzione che non piace ai politici dell’opposizione.

Come abbiamo già visto, non c’è uno, ma bensì due punti di assembramento, uno per i partiti un altro per i più giovani manifestanti in stile occupy. Su questi ultimi abbiamo letto cose molto interessanti: “comitati di coordinamento sono stati istituiti, con volontari che disribuiscono coperte, cibo, e indumenti caldi donati dai sostenitori. A Kyev il comitato organizza anche alloggi per i manifestanti che vengono da altre città”. Questo non indica in alcun modo che si tratti di un movimento anticapitalista, e non abbiamo notato nessun segno di lavoratori che rivedicano qualcosa per loro stessi. Certo ci sono stati alcuni appelli allo sciopero generale. Ma uno di questi appelli è stato lanciato dalle autorità locali di Lviv, secondo Shaun Walker (Guardian il 1 Dicembre). Ora Lviv è una città nella parte occidentale del paese dove l’opposizione è forte. Quindi probabilmente l’appello è nato dai partiti di opposizione. Questo significa che l’azione potrebbe essere generale, ma non nel senso di uno sciopero generale dei lavoratori. Quindi no, nessun influenza dei lavoratori è visibile. Ma c’è quell’inusuale presenza di pratiche orizzontali, quell’attitudine al DIY, che caratterizza i movimenti radicali, combinata con le idee più non-radicali. Una strana mistura. Ma chiaramente il dominio dei politici di destra pro-business e pro-UE non è totale.

Ovviamente, anche l’attitudine pro-europa degli attivisti in stile Occupy risulta strana e malriposta. L’UE non è il paradiso di libertà e modernità che i manifestanti sembrano immaginare. I rom perseguitati in Francia e altrove, i rifugiati imprigionati o lascati affogare nel mediterraneo, i manifestanti anti-austerità e gli antifascisti pestati dalla polizia città dopo città… tutti questi potrebero raccontare un paio distorielle sullalibertà in Europa. Se l’Ucraina diventasse una nazione dell’UE, non sembrerebbe la Germania. Potrebbe somigliare di più alla Spagna o alla Grecia. O alla Slovenia, dove c’è già stato un forte movimento contro l’austerità. L'”Europa”, per i manifestanti ucraini, è una sorta di mito, come lo è stata l’Unione Sovietica per fin troppi attivisti negli anni ’30, come Cuba e la Cina nei ’60 e il Nicaragua negli ’80. Dobbiamo svelare la bugia nascosta dietro il mito; ma dobbiamo anche essere capaci di capire cosa c’è dietro l’attrazione per il mito: un desiderio di libertà, una reazione ai politici stile Yanukovych. Il desiderio e la reazione in sè sono del tutto giustificati; ma la loro espressione politica in direzione pro-UE è reazionaria.

Quello che rende gli sviluppi ancor peggiori è il ruolo del nazionalismo ucraino. Perchè dietro le espressioni pro-europee non c’è solo un desiderio di libertà, ma la maniera di dire no a qualsiasi cosa che sappia di Russia. ‘Apparteniamo all’Europa’ è un modo di dire ‘ci rifiutiamo di appartenenre alla Russia, alla sua sfera di influenza, alle sue tradizioni’. Ora, la Russia è stata dominatrice imperiale dell’Ucraina, sia sotto lo Zar sia ai tempi dell’Unione Sovietica. La gente non ha dimenticato la fame negli anni trenta, durante i quali aveva l’impressione che Stalin li affamasse sia perchè erano contadini che intralciavano le collettivizzazioni sia perchè erano ucraini che intralciavano il dominio russo. Le persone hanno buone ragioni per ricordare il ruolo della Russia come distruttivo e oppressivo. Ma i nazionalisti ucraini sfruttano questo sentimento per trasformarlo in sciovinismo anti-russo. Come se le persone di lingua russa in Ucraina fossero il problema. Questo sciovinismo antirusso è parte della tradizione nazionalista ucraina con un passato tremendo, con episodi come un regime proto-nazista nel 1919 guidato dal responsabile dei pogrom Petlyura, e come l’estensiva collaborazione coi Nazisti durante la seconda guerra mondiale. QUesto nazionalismo non è morto.

Le forze di estrema destra giocano un ruolo fondamentale nella protesta delle ultime settimane. C’è stato un tentativo di assaltare il palazzo presidenziale, usando una ruspa. Prima di scioglierci per l’ammirazione, alcune informazioni sui partecipanti potrebbero tornare utili. Un certo Dmytro Korchinsky è stato visto tra la folla da parecchi testimoni. Korchinsky guida un gruppo chiamato Brastvo (fratellanza), “un’organizzazione che descrive la sua ideologia come ‘Cristiano ortodosso nazional-anarchista'”. Nulla di realmente anarchico, ovviamente, si può trovare in un misto di servile ortodossia e nazionalismo estremo. Parliamo chiaramente di un gruppo fascista, che potrebbe aver giocato un ruolo importante nel tentativo di assaltare il palazzo. L’occupazione del palazzo del governo cittadino è stata compiuta dal partito Svoboda (libertà), un’organizzazione nazionalista guidata da Oleh Tyahnbok. Questo soggetto “ha chiesto l’introduzione di un regime di visti per i cittadini russi e si è opposto all’introduzione del russo come seconda lingua dello stato”. Tutte queste informazioni provengono dal sito di RFE/RL – che ha tracciato anche una panoramica dei diversi “leaders” della protesta – molto utile se utilizzato con cautela, essemdo un sito filo-occidentale. Comunque Tyahnbok è stato anche accusato di anti-semitismo, un’altra tradizione reazionaria ancora viva in Ucraina.

Eccoci quindi al dunque: una combinazione di tre fattori. Una lotta tra elite pro-Russia e pro-UE, la seconda che fa scendere i suoi sostenitori in strada, la prima che si difende principalmente con repressione e regole burocratiche (ma non solo, si sono registrate anche manifestazioni pro-Yanuchevych). Una rivolta giovanile, che esprime la sua rabbia e i suoi desideri attraverso un discorso pro-europeo ma con sprazzi di pratiche radicali e orizzontali che puntano decisamente in un’altra direzione. Un’eruzione di sciovinismo anti Russo e di politici nazionalisti, con una punta di fascismo chiaramente visibile. Nel complesso una rivolta di destra contro un regime reazionario. Ma all’interno della rivolta ci sono contraddizioni. Non sarebbe la prima volta che una lotta tra elite scappa dalle mani di queste. Le cose possono scappare di mano e non c’è modo di sapere in che maniera.

Apparso in inglese su Libcom.org, tradotto su Magma

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