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Opinioni / “Io, anarchico e omosessuale, sostengo il ddl Cirinnà”

Riceviamo e pubblichiamo un commento a proposito della legge sulle unioni civili in discussione al Senato e del perché realtà antagoniste e libertarie dovrebbero supportarla.

21 Febbraio 2016 - 11:24

di Sficciolo

Flash-mob #svegliatitalia - © Michele LapiniSono gay. Mi ritengo anche un socialista libertario o, se preferite, un anarchico. Da anni vivo tra l’Europa del nord e l’Africa sub-sahariana. Ho esperienza diretta di situazioni diametralmente opposte. Ho visto omosessuali e lesbiche essere marginalizzati, ridicolizzati e fisicamente abusati in Tanzania, Uganda, Ghana e Benin – per citare alcuni casi. Ho anche toccato con mano la normalità delle famiglie omogenitoriali in Belgio e Inghilterra. Il dibattito sulle unioni civili in Italia, dunque, mi tocca da vicino.
Tuttavia, non posso dire la stessa cosa per alcuni dei miei compagni anarchici e radicali in generale, molti dei quali hanno rivolto alla discussione del testo di legge sulle unioni civili scetticismo o indifferenza, se non aperta ostilità. Qualche giorno fa la prospettiva che il ddl Cirinnà fosse definitivamente accantonato, dopo che il Movimento 5 Stelle ha tirato il suo colpo basso sul “canguro”, mi ha procurato un senso di sconforto e frustrazione. La reazione della maggior parte dei miei compagni e compagne, invece, è stata vicina all’indifferenza. Nel frattempo, la maggior parte delle mie amiche e dei miei amici gay e lesbiche italiani vedeva le proprie vite discusse in parlamento, dove fascisti e criminali dibattevano di come e con chi dobbiamo vivere e di come dobbiamo fare figli concludendo che, in generale, già è tanto che esistiamo.

Da anarchico, so bene che ogni avanzamento verso le libertà individuali e collettive, a iniziativa dello stato e dei partiti liberali, rappresenta una colpo alla botte dell’emancipazione e uno al cerchio del controllo e della normalizzazione. Tuttavia, da omosessuale, questa legge mi è parsa importante, anzi fondamentale, per migliorare le condizioni di vita delle lesbiche e dei gay italiani. Sarebbe un grosso attacco sociale alla discriminazione verso le coppie omosessuali e, sì, anche a certi vantaggi materiali garantiti al resto delle coppie italiane. Molti dei compagni e delle compagne attivi nei movimenti sociali e nella politica antagonista e radicale non sembrano essersene accorti.

Flash-mob #svegliatitalia - © Michele LapiniL’argomento lo capisco, e qualche tempo fa lo condividevo. Il ragionamento è più o meno il seguente: la famiglia, di qualunque tipo, è una costruzione borghese che sostiene la riproduzione della società classista e, in ultimo, le logiche del capitalismo. Ne consegue che spendere le proprie forze politiche per l’ottenimento di una legge che riconosca i diritti delle coppie omosessuali, facendo di queste delle “famiglie” equiparabili a quelle tradizionali, è qualcosa che è visto dalla maggior parte degli attivisti e attiviste radicali come un passo verso il controllo sui corpi e sulle vite delle persone. Per molti anarchici e antagonisti, quindi, la Cirinnà non è altro che l’ennesimo tentativo delle classi borghesi di fagocitare l’esistente per integrarlo nei regimi culturali liberali e nei mercati capitalisti.

A livello teorico, questo argomento tiene ed è sicuramente valido. Tuttavia, credo che ci siano parecchie buone ragioni perché i movimenti antagonisti supportino e diano il loro appoggio alla lotta per il riconoscimento statale delle unioni tra persone lesbiche e gay. Di queste ragioni, cercherò di elencarne cinque.

1- L’argomento per cui il riconoscimento delle unioni civili non sia abbastanza ‘radicale’ per meritarsi il supporto dei movimenti è semplicemente assurdo e anti-storico. Secondo questa logica, gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari non avrebbero mai dovuto supportare la riduzione della giornata lavorativa a 12, 10 o 8 ore, in quanto questa non dismette lo sfruttamento dei lavoratori da parte del capitale e, in sé, non è un obiettivo rivoluzionario. Tuttavia, la diminuzione delle ore di lavoro ha storicamente ridotto il tasso di sfruttamento dei lavoratori, e ha permesso ai movimenti rivoluzionari di conquistare momentum e popolarità. Si pensi per esempio alla Cnt spagnola, che riuscì a raccogliere il consenso dei lavoratori e ad organizzare la rivoluzione libertaria grazie alla doppia strategia di di avanzamento delle condizioni materiali dei lavoratori e degli obiettivi rivoluzionari allo stesso tempo. Lo stesso discorso vale per una serie di conquiste sociali: dall’introduzione del divorzio alle conquiste del welfare in tutta Europa. La verità è che spesso l’avanzamento delle condizioni materiali dei gay e delle lesbiche, le cui vite migliorerebbe se il ddl Cirinnà fosse approvato, non interessano agli antagonisti eterosessuali, che fanno fatica a riconoscere la propria condizione di privilegio, pur essendo motivati da buone intenzioni. La stessa questione è stata posta, con più o meno successo, dalle femministe radicali sin dagli anni sessanta. Anche alle rivendicazioni delle femministe i maschi eterosessuali dei movimenti hanno fatto per anni orecchie da mercante. Mentre l’idea che i diritti civili delle donne (alla proprietà, a determinare la propria vita familiare e il proprio regime di lavoro e di riproduzione) siano importanti oggi è raramente messa in discussione, lo stesso non vale per quelli degli omosessuali, le cui richieste di diritti civili sono spesso messe a margine o ridicolizzate come ‘tendenze liberali’ o borghesi.

2- In Italia, lo scontro tra chi vuole allargare i diritti civili alle persone omosessuali è anche una battaglia tra due campi : uno clericale e, spesso espressamente, fascista, e un campo che a queste tendenze si oppone. Tuttavia, i movimenti sembrano considerare più importante sfidare apertamente gruppuscoli come Casa Pound e Forza Nuova piuttosto che opporsi a tendenze societarie più larghe che riflettono le attitudini fasciste trasversali alla società italiana. L’idea che l’antifascismo militante si giochi solamente attorno ai simboli, e non intorno alla realtà di pratiche e discorsi diffusissimi nella società, che non si auto-proclamano fascisti ma che lo sono di fatto, è semplicemente anacronistica. Sicuramente l’opposizione ai gruppi neofascisti è cruciale, ma non lo è forse anche la difesa di quei gruppi di persone che delle tendenze fasciste delle stato sono vittime reali e dirette? Le parole di Costanza Miriano sul ruolo riproduttivo delle donne e sulle persone Lgbtq sono più pericolose delle riunioni di cinghia mattanza di Casa Pound, o dei convegni sulle foibe di Forza Nuova, in quanto hanno un effetto reale sulla riproduzione di idee e pratiche fasciste, e sulle vite e sui corpi delle persone omosessuali.

Flash-mob #svegliatitalia - © Michele Lapini3- La lotta per il riconoscimento delle relazioni tra persone dello stesso sesso é anche una battaglia culturale per la de-naturalizzazione dei rapporti di coppia borghesi. Al contrario degli eterosessuali, gli omosessuali praticano già frequentemente forme di relazione che sfuggono al modello della famiglia nucleare e monogama. Nonostante la maggior parte delle persone omosessuali, a caccia di approvazione, siano reticenti nel rivendicare pubblicamente relazioni aperte o poliamorose o semplicemente famiglie molto allargate, queste sono già diffuse. Sono queste relazioni che rischiano, realmente, di sfaldare la famiglia “tradizionale” (un risultato che dovrebbe stare a cuore, specialmente agli anarchici) e che minano anche le basi della riproduzione dei lavoratori sfruttati nei sistemi di produzione capitalista. In particolare, la genitorialità condivisa in relazioni aperte o poliamorose – una caratteristica abbastanza comune nelle società pre-capitaliste- mina alle basi le divisioni di genere e, in particolare, la divisione del lavoro che ha sostenuto e sostiene lo sfruttamento dei lavoratori. Questa dovrebbe essere un’ottima notizia per gli antagonisti e le femministe radicali.

4- Molti antagonisti sono reticenti a sostenere le persone omosessuali nelle loro lotte in quanto molte di queste non condividono idee libertarie o radicali. Per usare le parole rivoltemi recentemente da un compagno “sicuramente non vado in piazza per i diritti di Dolce e Gabbana o di Renato Zero”. Sulla stessa linea, spesso si rinfaccia al movimento omosessuale di non marciare su posizioni abbastanza radicali per ciò che concerne altri temi sociali – ad esempio l’immigrazione. Un’accusa fondata, specialmente in seguito all’emergere recente di associazioni omosessualità di centro e di destra. Seguendo questa logica, nessuno dovrebbe impegnarsi in lotte anti-razziste o in movimenti sindacali, in quanto le persone vittime di discriminazioni razziali e i lavoratori non sono tutti compagni e non avanzano tutti posizioni radicali. Ovviamente, nessuno si sognerebbe di ritirarsi dai movimenti anti-razzisti, o di smettere di lottare per il ritiro della Bossi-Fini per queste ragioni. Nessuno si è opposto alla legge sull’aborto o sul divorzio perché non tutte le donne sono compagne. Ma stranamente non appoggiare attivamente i movimenti Lgbt che rivendicano diritti, riservando loro al massimo un’accondiscendenza tacita, sembra accettabile ai più. La verità è che, spesso, anche per i compagni, le nostre vite valgono meno.

5 – Il movimento omosessuale ha bisogno della presenza di piazza e del contributo dei movimenti sociali. Non solo perché questi ne aumenterebbero la visibilità e l’efficacia politica, ma anche perché il movimento Lgbt ha bisogno di ri-radicalizzarsi. E, storicamente, la de-radicalizzazione del movimento omosessuale è anche legata all’attitudine bigotta dei compagni etero (e in parte delle compagne femministe) attivi nelle lotte degli anni 60,70 e 80, che spesso guardavano con diffidenza e rifiutavano l’appoggio degli omosessuali,anche quando questi si esponevano al pubblico ludibrio (letteralmente) cantando fuori dalle fabbriche “Come mai, come mai sempre in culo agli operai? D’ora in poi, d’ora in poi lo vogliamo pure noi!”. Questa diffidenza, spesso aperto disprezzo, era diffusa,tanto nel Pci che nei movimenti autonomi e operaisti, in Italia come all’estero. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se una parte del movimento omosessuale si è rivolta verso aree politiche liberali o di destra, come per esempio i radicali italiani.

Flash-mob #svegliatitalia - © Michele LapiniIl ddl Cirinnà non è un provvedimento radicale e non sfalderà lo stato né porterà a cambiamenti radicali dei sistemi di produzione e di governo. Tuttavia, contribuirebbe al miglioramento delle condizioni di vita degli omosessuali, che in Italia restano paria, privati di diritti e di una voce politica. É assurdo che una liberale come Monica Cirinnà sia il punto di riferimento del movimento omosessuale italiano. Tuttavia questo è il risultato della mancata presa di posizione dei movimenti antagonisti, e degli attivisti eterosessuali che vi militano che, faticando a prendere coscienza della propria posizione di privilegio, rischiano di costruire movimenti esclusivi e di uccidere il potenziale rivoluzionario dell’avanzamento delle lotte Lgbtq.