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Operatori Maggiore: “Ronde? Degrado civile”

Lettera firmata da 68 operatori dell’ospedale per prendere posizione contro le ronde anti-rom della Lega nord: “Fermare l’irresponsabilita’ di chi a scopo elettorale vorrebbe suscitare altre tensioni in chiave etnica”.

24 Febbraio 2013 - 16:09

“Fermarsi a riflettere e fermare l’irresponsabilita’ di chi vorrebbe suscitare altre tensioni in chiave etnica per cavalcarle durante questi ultimi giorni di campagna elettorale”. E’ l’appello contenuto in una lettera firmata nei giorni scorsi da 68 operatori dell’ospedale Maggiore di Bologna, che prendono posizione sulle ronde anti-rom promosse nei giorni scorsi dalla Lega nord. “Tra ronde e diritti”, e’ il titolo del documento: “Le ronde attivate in questi giorni al Maggiore non hanno ancora iniziato a suscitare disagio e di certo neppure quella ‘rivolta morale’ che forse un tempo avremmo giudicato necessaria”, si legge nella lettera.

“Vorremmo capire se davvero siamo lontani da quella sensazione di aver passato un limite”,  continua la lettera, “o se la capacita’ di adattamento di noi tutti, anche a questo esibito far leva sulla pancia del ‘popolo’ davanti a temi cosi’ complessi che ci circondano, qui come in mille altri luoghi di Bologna e dell’occidente, ci stia facendo scivolare verso l’indifferenza, senza riuscire a dibattere dei diritti di tutti”. Questo con il “paradosso” per cui “in un luogo che l’etimologia ci dice essere ‘ospitale’, diventi fuori posto parlare di solidarietà”.

Più avanti nella lettera: “Ma siamo sicuri che ‘il popolo’ siano quelli che si aggirano con l’idea di far pulizia con le aste delle bandiere e che davanti a una telecamera concedono: ‘sparare no ma almeno cacciarli via’?” Perche’, in una Bologna “una volta attenta alla solidarieta’, almeno sino agli exploit di chi, appena eletto, incomincio’ smontando i campi dal Lungoreno per poi cercare di pulirci dai lavavetri”, continuano gli operatori evocando l’ex sindaco Sergio Cofferati, “ci si affida nuovamente a chi sventola la legge facendola precedere in sequenza dalla furia mediatica e popolare?”. Chi si oppone “e’ davvero fuori dal popolo? Appartiene alla casta dei privilegiati- prosegue la lettera- che ignorano il disagio delle periferie?”

Per gli operatori dell’ospedale, “un conto e’ contrastare gli abusi dentro agli spazi del Maggiore, altra cosa e’ riproporre lo stereotipo della colpa collettiva degli emarginati, magari riferendosi ad un popolo, e giustificando tutto sulla base di una presunta indole genetica, etnica”.

E’ opportuno “ricordare allora, a noi tutti, che quel che resta inaccettabile e’ il degrado civile e che questo dell’uso delle ronde lo e’ al pari dell’altro, autorizzato o tollerato- si legge nella lettera- pur se ha (o avesse) l’alibi della volonta’ popolare”. Per gli operatori e’ di certo “dubbio che le ronde possano considerarsi uno strumento di democrazia popolare”, dunque “dobbiamo sperare in una reazione civile agli avvenimenti di questi giorni, prima che i guasti diventino irrimediabili”. Al Maggiore “abbiamo sentito poche voci: il silenzio conferma sin qui solo lo smarrimento di tanti davanti a problemi di tutti”, e’ la conclusione della lettera.