Acabnews Bologna

Oggi torna lo sciopero delle pappe

I genitori dell’Osservatorio mense: il Comune non ha mantenuto le promesse, sono mancati “investimenti su strutture e qualità” e le tariffe restano “tra le più alte d’Italia”. E si teme per il nuovo bando di gara.

21 Novembre 2014 - 09:12

Mensa scolastica (foto da flickr mikecogh)Pic-nic improvvisati, tra genitori e figli, per mangiare tutti insieme un panino e protestare contro Comune e Seribo. Dopo il primo round a maggio scorso, si rinnova la protesta contro il servizio di mensa scolastica. Inutili gli incontri e i tentativi di mediazione che tanto Palazzo d’Accursio quanto il consorzio tra Camst e Campanella hanno tentato negli ultimi giorni.

Scrivono in una nota i genitori riuniti nell’osservatorio mense scolastico. “Dai dati in possesso dei genitori, sono 5,6 milioni gli utili che i soci privati di Seribo hanno incassato oltre ogni ragionevole livello di settore in questi anni in cui Seribo ha gestito la refezione scolastica a Bologna. A fronte di questa cifra esorbitante, i genitori non hanno visto fare investimenti su strutture (nuovi centri pasti e ammodernamento macchinari) e qualità (biologico e menù migliori) pagando al tempo stesso tariffe tra le più alte d’Italia”.

“Le famiglie di Bologna sono in credito verso Seribo e hanno cinque milioni di motivi per aspettarsi un netto cambiamento nel servizio – prosegue la nota – che dovra essere ridefinito ora con il nuovo bando di gara”. Ma “non ci sono segni che questo netto cambiamento avvenga”, di qui la scelta di rinnovare la protesta.

“Alla base della decisione, le promesse non mantenute dall’amministrazione bolognese che si appresta a ridefinire il bando di gara per i prossimi 10 anni senza voler, nei fatti, condividere un percorso sul futuro della refezione scolastica bolognese con coloro che pagano il servizio e cioe i genitori dei bambini”. Le promesse di Merola? “Nessuna stata mantenuta compiutamente a tre mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico”. Eccone alcune: biologico al 70%? “Siamo al 50%. Nessuna riduzione è avvenuta degli utili di Seribo. Eliminazione della plastica? “Tuttora diverse scuole primarie” la usano e “nessuna scuola materna ha piatti di ceramica”. E ancora: niente trasparenza e tracciabilità degli alimenti, mancata sperimentazione della clausola di salvaguardia che permetta a una scuola di sperimentare altre forme di fornitura pasti, niente modifica del regolamento comunale delle commissioni mense per “attribuire maggiore potere di vigilanza e controllo ai genitori sul servizio di refezione scolastica”.

Alla protesta aderiscono i Cobas Scuola: “E’ insostenibile lo scandaloso sistema che porta utili milionari nella casse di Camst attraverso la società partecipata Seribo”, scrive il sindacato, secondo il quale si impone un bilancio “dell’onda lunga delle privatizzazioni attraverso le aziende partecipate dei servizi pubblici”, vantaggioso solo per lecooperative. I Cobas reclamano la gestione pubblica della refrazione, e con questa rivendicazione si uniscono allo sciopero del pasto  “per sostenere tutte le ragioni della mobilitazione e per denunciare l”intollerabile sordita” di chi governa la nostra città”.

Così come era avvenuto a maggio, si riporpone oggi il problema di molte scuole statali dell’infanzia, dove le famiglie vengono informate che ai bambini è vietato portare il panino da casa: i genitori che vogliano aderire alla protesta devono andare a riprendere il figlio entro le 13 e possono riportarlo alle 14.

Nelle settimane scorse un nuovo fronte si era aperto quando il Comune aveva deciso di sperimentare il “piatto unico”, ovvero una porzione scarsa di tagliatelle al ragù. “No comment”, commentava una madre su facebook: “Si devono solo vergognare a proporre un unico pasto così e farlo pagare uguale. Spero che qualcuno che conta e che ha figli faccia qualcosa- aggiunge- sono bambini di tre, quattro e cinque anni che stanno a scuola almeno otto ore”.