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“Non riarmate i killer”, da Bologna a Ferrara

Domani in corteo a fianco di familiari e amici di Federico Aldrovandi. Vag61: “Inaccettabile che chiunque possa essere di nuovo fermato dagli assassini in divisa”. Tpo, Làbas, studenti autorganizzati: “Sistema di potere omertoso nasconde e insabbia”.

14 Febbraio 2014 - 17:39

All’alba 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi, 18 anni, viene fermato da quattro poliziotti in via dell’Ippodromo, a Ferrara. Era stato a ballare a Bologna, era sceso da poco dalla macchina dei suoi amici.

Quasi tutti quelli che hanno visto o sentito hanno taciuto, non sappiamo cosa abbia detto o fatto Federico. Quel che sappiamo è che poco dopo era a terra, nel sangue, senza vita. E che i manganelli di quei poliziotti si sono spezzati.

Il 21 giugno 2012 i quattro agenti sono stati condannati in via
definitiva: “eccesso colposo in omicidio colposo”. Poco ci interessa che abbiano fatto pochi mesi di carcere, che oggi il loro debito con la giustizia sia già saldato. Quello che non è accettabile è che almeno tre di loro stanno tornando in servizio.

Che chiunque di noi, un giorno, potrebbe essere di nuovo fermato da questi assassini in divisa, di nuovo muniti di manganelli e pistole. Che altri potenziali assassini in divisa sappiano che se anche useranno le loro armi per uccidere, senza motivo, non per questo perderanno il lavoro, né le armi.

“Via la divisa!” è il grido con cui l’associazione che riunisce familiari e amici di Federico ha indetto per sabato 15 una manifestazione a Ferrara. Saremo al loro fianco e invitiamo tutte e tutti a partecipare.

Mai più morti di stato, non dimentichiamo Federico, Carlo Giuliani, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Marcello Lonzi, Francesco Mastrogiovanni, tefano Brunetti, Dino Budroni, Francesco Perna, Bohli Kaies, Luca Rosati…

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Sabato 15 febbraio saremo a Ferrara perché pensiamo sia una giornata importante da attraversare. Prima di tutto per il ricordo di Federico, violentato ancora una volta dal ritorno in servizio dei suoi assassini; per essere accanto alla sua famiglia costretta ad accettare che questi personaggi indossino nuovamente la divisa.

Saremo a Ferrara anche perché siamo stati protagonisti di una battaglia giudiziaria specifica (il cui primo grado si è concluso il 17 maggio scorso) contro un celerino del VII reparto mobile – Pasquale Buonofiglio – che ci ha portato sotto le aule del tribunale e in città a rivendicare con forza e pubblicamente che gli abusi delle forze dell’ordine non sono il prodotto di alcune mele marce, ma di un sistema di potere omertoso che nasconde e insabbia, tentando di proteggere i responsabili.

Saremo a Ferrara perché l’uccisione di Federico Aldrovandi è – insieme a molte altre – testimonianza di un concorso di colpe: gli esecutori subiscono pene irrisorie in confronto alle atrocità commesse e non vengono allontanati dal servizio, i responsabili della catena di comando che proteggono e tacciono non sono mai toccati o rimossi dagli incarichi.

Basta con le morti di Stato! Sabato 15 febbraio ci saremo perché crediamo che i numeri identificativi e l’introduzione del reato di tortura siano due passaggi fondamentali.

Cs Tpo, Làbas, studenti medi autorganizzati

 

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