Tra i fermati, poi rilasciata, la nostra collaboratrice che ci aveva inviato le corrispondenze degli scorsi giorni. Ripubblichiamo il report della giornata da Precaria
Il corteo che reclamava “System change, not climate change!” di ieri è andato. L’arresto di massa è stato incredibile, come si può vedere dai filmati e dalle foto che stanno girando in rete.
La polizia ha isolato un migliaio di persone dal corteo e le ha portate tutte nel nuovo carcere speciale preparato per il summit sul clima (non prima di averle lasciate 4-5 ore a congelare seduti a terra in strada. Di questi, solo 3 compariranno oggi davanti a un giudice per rispondere dei lanci di pietre e petardi che si erano verificati prima del megafermo, a dimostrazione del fatto che gli altri mille sono stati arrestati solo per fare terrorismo contro i manifestanti grazie alle nuove e terrificanti leggi speciali danesi.
La giornata era partita alla grande dalla piazza del parlamento, in testa al corteo i gruppi Tck tck tck, le associazioni ambientaliste, cordoni di giapponesi sorridenti e vestiti da orsi polari e pinguini a gogo, partiti e sindacati danesi e nordici. Il blocco CJA era forte, c’erano forse diverse migliaia di persone a seguire i cinque carri da cui hanno parlato attivisti europei e non.
Memorabile la chiusura del discorso di un rappresentante di Via Campesina: “Patria o muerte!” con conseguente ovazione della folla. Nel nostro spezzone si è vista anche Naomi Klein.
Alla partenza però un paio di centinaia di persone vestite di nero e con il volto coperto si erano inserite proprio nel mezzo dello spezzone CJA, e da lì hanno rotto finestre dell’antica borsa di Copenaghen e tentato un paio di azioni con petardi che sono state usate a pretesto per gli arresti effettuati più avanti e in un momento e uno spezzone assolutamente tranquilli.
Questo al di là delle valutazioni sull’indegna repressione è stato un segno di debolezza da parte di Climate Justice Action, che non è riuscita a fare in modo che il corteo andasse secondo i piani: del tutto pacifico e festoso. Ed è anche un brutto segnale per l’azione di massa del 16, quando CJA cercherà di bloccare i lavori del Bella Center con l’aiuto delle delegazioni più critiche che usciranno per partecipare a un’assemblea popolare sul clima fuori dal summit ufficiale.
Tuttavia un successo è stato la diffusione del motto “System change not climate change” a diverse parti del corteo, anche a quelle tradizionalmente moderate, segno che tutto il movimento per il clima è consapevole che misure cosmetiche non bastano e che bisogna mettere in discussione più in profondità il modo di produzione. E poi il corteo è stato energico, con un sacco di giovani e con messaggi chiari e determinati.
Stanotte un paio di centinaia di persone si sono riunite sotto al carcere speciale dove ancora erano detenuti i mille, e sono state disperse dalla polizia. Intanto, giusto per tenere vive le tradizioni locali, nel quartiere di Norrebro sono andate a fuoco diverse automobili e qualche minibarricata. Ma tutto era tranquillo e si è trattato solo di lavoro per i vigili del fuoco.
Oggi invece c’è l’azione “Hit the production” per bloccare il porto, indetta dal gruppo Never trust a COP. Non sono attese molte persone e anzi, molti sono scettici da tempo su questa giornata e se ne terranno ben lontani. Oggi ci sono anche i contadini di Via campesina che manifestano davanti all’associazione degli agricoltori e produttori di cibo (e di carne) per protestare contro l’agribusiness e contro l’esportazione in tutto il mondo di milioni di maiali da parte dell’industria della carne danese. ¡Que viva la soberania alimentaria!