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“Homeless non residenti respinti allo sportello di quartiere”

Operatori, assistenti sociali e associazioni del settore criticano duramente le dichiarazioni dell’assessore Lazzaroni sulla priorità per i residenti nell’accesso ai dormitori. Idea che non piace neanche alla Cgil.

12 Novembre 2009 - 00:13

“Se la situazione fosse come la descrive l’assessore, sarebbe quasi paradisiaca. Priorita’ agli homeless residenti, ma accoglienza anche per gli altri in tempi piu’ lunghi. Invece non e’ cosi’: in alcuni quartieri gli homeless non residenti vengono subito respinti allo sportello, senza neanche fissare un colloquio con l’assistente sociale”. E’ una situazione “preoccupante” quella che descrivono diversi operatori dei dormitori e centri diurni per senza fissa dimora dopo le dichiarazioni dell’assessore Luisa Lazzaroni.

Dure critiche sono scaturite oggi pomeriggio da un incontro fra una quindicina di assistenti sociali, volontari e operatori dei centri diurni e notturni, delle cooperative, delle associazioni per senzatetto e delle mense della citta’. L’obiettivo e’ quello di stabilire un percorso comune, “per colmare un vuoto istituzionale e politico” soprattutto dal punto di vista della partecipazione, “quasi inesistente per quanti riguarda i piani bassi delle cooperative e delle gerarchie, ovvero di noi operatori sociali”.

Emerge anche l’esigenza “di definire una voce collettiva che replichi alle inesattezze e distorsioni mediatiche”, come nel caso Lazzaroni. Caso che suscita “sconcerto e stupore” tra gli intervenuti, perche’ “tutti parlano ma nessuno conosce la realta’ dei fatti e un assessore si puo’ permettere di dire quello che vuole senza una valida replica”.

Intanto, le parole di Lazzaroni trovano critiche anche all’interno della sinistra istituzionale della città. Ieri Teresa Marzocchi del Pd, presidente della commissione Politiche sociali del Comune, ha definito “un errore” la scelta di privilegiare le persone senza fissa dimora con residenza a Bologna. Oggi si aggiunge la Cgil: “Assumere il criterio della residenzialita’ come discriminante per l’accesso a questo o a quel servizio e’ sovente per le politiche sociali un limite, nel caso dei senza fissa dimora e’ addirittura paradossale”.

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