Acabnews Bologna

“Nasce il Coordinamento migranti Emilia-Romagna”

Debutta la “prima organizzazione regionale e autonoma contro il razzismo istituzionale, il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e al reddito, le leggi europee e italiane sull’immigrazione e sull’asilo”.

20 Luglio 2015 - 17:31

“Nasce il Coordinamento migranti Emilia-Romagna”

Corteo migranti (foto di Giulio Cicanese, repertorio Zic.it)Sabato 13 giugno centinaia di migranti provenienti da diverse città e province dell’Emilia-Romagna hanno dato vita a una grande assemblea pubblica a Bologna, in Piazza dell’Unita. Nasce così il Coordinamento Migranti Emilia-Romagna, prima organizzazione regionale e autonoma dei e delle migranti che lottano contro il razzismo istituzionale, contro il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e al reddito, contro le leggi europee e italiane (Bossi-Fini) sull’immigrazione e sull’asilo. Leggi che – specie in questo periodo di crisi economica – limitano la liberta di movimento e impongono un regime del salario che vuole migranti come forza lavoro usa e getta per indebolire e impoverire tutto il lavoro. Per questo, in piazza erano presenti precari e operai che sanno che soltanto lottando insieme italiani e migranti è possibile vincere: la lotta dei migranti è la lotta di tutti, la loro libertà è libertà di tutti!

Il Coordinamento Migranti Emilia-Romagna è il frutto di incontri, discussioni, assemblee, mobilitazioni e presidi in molte provincie della regione: Bologna, Modena, Rimini, Forlì, Piacenza, Reggio Emilia. Abbiamo in questo modo abbattuto il muro di silenzio sulla condizione migrante, un muro che è stato imposto non solo nella nostra regione, ma anche a livello nazionale ed europeo, dal governo e anche da partiti cosiddetti di sinistra» e sindacati, persino quelli di base. D’ora in avanti, non accetteremo più che si parli di noi soltanto quando moriamo in mare o abbiamo bisogno di assistenza nelle stazioni e ai confini europei. La distinzione tra migranti economici e rifugiati (richiedenti asilo o con permesso umanitario) è soltanto un altro modo per dividerci e metterci l’uno contro l’altro: un modo di governare una crisi economica che la nostra pretesa di muoverci liberamente e vivere in Europa sta trasformando in una vera e propria crisi politica. Questa crisi è l’occasione per far sentire la nostra voce dentro e fuori il lavoro.

Se la crisi economica significa precarizzazione e impoverimento di tutto il lavoro, per noi migranti comporta anche il rischio di perdere il permesso di soggiorno, di diventare irregolari ed essere espulsi nonostante i nostri figli siano nati e cresciuti in questo paese senza avere la cittadinanza, nonostante le migliaia di euro versate in contribuiti che finanziano le pensioni italiane. Questa è la condizione migrante che è stata denunciata dai facchini che lavorano nel polo logistico di Piacenza o nei magazzini e nelle cooperative dei trasporti e della grande distribuzione a Bologna o Modena, dagli operai che lavorano nelle piccole e medie aziende del modenese, del bolognese, o del riminese, spesso assunti tramite agenzie interinali o con lavoro a chiamata; dagli ambulanti e dai lavoratori nella ristorazione e nel turismo a Rimini: dalle donne migranti nel settore ospedaliero, nelle pulizie e nel lavoro domestico di cura; da rifugiati, richiedenti asilo e profughi che non hanno deciso di fuggire dalle guerre in Siria e Medio oriente e dalle dittature dell’Eritrea e dell’Africa nera per vedere la loro liberta costretta nella gabbia di una accoglienza sulla quale imprenditori, cooperative e politici fanno profitti e illeciti. Questa è la condizione migrante contro la quale il Coordinamento sta organizzando un processo di mobilitazione e lotte.

Questa condizione è imposta dalle leggi europee e italiane sull’immigrazione e sul lavoro che sono applicate dalle Questure e Prefetture dell’Emilia-Romagna in modo discrezionale e restrittivo, come dimostrano gli articoli dei diversi coordinamenti migranti della regione che trovate su questo numero di Senza Chiedere il Permesso [foglio periodico del Coordinamento Migranti, ma alcuni articoli sono stati pubblicati anche da questo giornale NdR]. L’obiettivo degli Uffici immigrazione è liberarsi di quanti tra noi hanno perso il lavoro o non hanno un reddito sufficiente vista la povertà dei salari. Questa è l’accusa che abbiamo portato in piazza il 13 giugno, chiedendo al Presidente della regione che si faccia portavoce con il governo nazionale della rivendicazione di un permesso di soggiorno minimo di due anni, incondizionato, slegato dal lavoro e dal reddito, per superare le difficoltà della crisi economica. Abbiamo chiesto inoltre all’assessore regionale – dottoressa Gualmini – la convocazione di un tavolo regionale con i dirigenti di Questure e Prefetture e funzionari degli Uffici Immigrazione, affinché in tutta la regione sia uniformata la gestione delle pratiche di rinnovo del permesso in modo da evitare le male pratiche che rendono difficile la nostra permanenza. Nel primo incontro di venerdì 19 giugno, l’assessore si è presa l’impegno di convocare al più presto questo tavolo regionale. Dopo le mobilitazioni di questi mesi, da qui ripartiremo a settembre, sapendo però che non staremo ad aspettare la Regione e le Questure: riprenderemo il percorso di manifestazione e presidi davanti agli Uffici Immigrazione delle diverse provincie affermando la nostra libertà di lottare contro il razzismo istituzionale e il ricatto del permesso di soggiorno.

Cooordinamento Migranti