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Modena / Milani è libero, SiCobas: “Il teorema contro di noi è crollato”

Il coordinatore nazionale, arrestato giovedì con l’accusa di estorsione, è stato scarcerato dopo l’udienza di convalida. Il sindacato: “Contro questo attacco risponderemo nelle aule giudiziarie, nei luoghi di lavoro e nelle piazze”.

28 Gennaio 2017 - 19:18

Al termine dell’udienza di convalida dell’arresto, che si è tenuta oggi a Modena, il coordinatore nazionale dei SiCobas, Aldo Milani, è stato scarcerato. “Crollato definitivamente il teorema di Questura e padroni contro il SiCobas”, esulta il sindacato di base. In un comunicato diffuso oggi, i SiCobas tornano ad evidenziare che l’uomo ripreso nel video della polizia mentre riceve una busta, seduto di fianco a Milani,  ieri è stato “presentato dalla stampa come SiCobas ma, lo ripetiamo e lo ribadiremo con forza in tutte le sedi competenti, non solo è del tutto estraneo all’organizzazione ma si è presentato al SiCobas in qualità di consulente del gruppo Levoni con lo scopo di avere un ruolo nella trattativa. Di quanto affermiamo abbiamo prove certe ed incontrovertibili, che al momento sono al vaglio delle autorità inquirenti e che appena possibile renderemo pubbliche! A ulteriore conferma di quanto scriviamo vi è lo stesso andamento dell’udienza” di oggi: mentre Milani “ha risposto in maniera chiara e circostanziata a ogni domanda del giudice e del pm”, l’altro uomo “si è avvalso della facoltà di non rispondere”.

Ancora dal comunicato: “Cosa chiedeva il SiCobas a quell’incontro? La discussione con Levoni, come anche in questo caso abbiamo ampiamente chiarito nel precedente comunicato, era il frutto di mesi di lotte dei lavoratori sfociate in 52 licenziamenti. Si parlava di soldi? Chiaramente si, come in ogni trattativa sindacale, che per definizione ha ad oggetto richieste e rivendicazioni di natura economica. E cosa chiedeva Aldo Milani per conto del SiCobas? Chiedeva, con la forza e la determinazione che caratterizzano il nostro sindacato, nient’altro che il rispetto delle leggi vigenti iateria di Ccnl. Nello specifico, dato che i 52 licenziati di Alcar Uno, all’atto di fare richiesta di accesso alla Naspi (assegno di disoccupazione erogato dall’Inps), avevano scoperto che le cooperativa Alcar Uno in appalto per Levoni non aveva versato i contributi Inps utili a maturare l’assegno di disoccupazione, Milani aveva chiesto che Levoni saldase quest’ammanco, ovviamente non certo consegnando del denaro liquido bensì versando le somme contributive mancanti attraverso le modalità previste dalla legge così come risultanti dai modelli F24”.

Aggiunge il sindacato: “Una volta chiarita la strumentalità dell’accusa di estorsione e l’estraneità di Milani alla consegna di denaro (quindi gli aspetti di natura strettamente giudiziaria) resta il nocciolo politico della questione, ossia l’accusa di minacciare la controparte con l’arma dello sciopero. Chi pensa di muoverci questa accusa sappia che come SiCobas non abbiamo alcun problema a rivendicare appieno questo metodo, che si è articolato in migliaia di lotte e vertenza che hanno consentito a decine di migliaia di lavoratori di passare dalla condizione di schiavi di cooperative e padroni senza scrupoli, a titolari di diritti e soprattutto di un salario non da fame!”. Contro questo attacco “risponderemo colpo su colpo non solo nelle aule giudiziarie, ma, come abbiamo sempre fatto, innanzitutto nei luoghi di lavoro e nelle piazze!”.